Missioni Consolata - Novembre 2018

I primi missionari della Consolata intravi- dero subito che il loro apostolato sarebbe rimasto penalizzato senza l’apporto delle suore. Il contatto con l’ambiente femminile e con i bambini, tutto l’apparato infermieri- stico e, parzialmente, anche quello scola- stico, la cura degli ambienti delle missioni, erano situazioni nelle quali le suore si sareb- bero mosse molto meglio. Padre Filippo Perlo, procuratore del primo gruppo, appena quattro mesi dopo l’arrivo in Kenya, inviò un messaggio allo zio, il cano- nico Giacomo Camisassa, da trasmettere all’Allamano: «Per ora dica al Sig. Rettore che se vuole mandare 100-200 missionari, non vi è che l’imbarazzo della scelta del posto. Ad ogni passo si presentano splendide popola- zioni. Se vi sono pochi preti mandi suore. Convertiremo il Kenya con le suore». Sia l’Allamano che il Camisassa, conoscendo l’esperienza di altri istituti missionari, erano più che convinti della necessità di personale femminile in missione. Così, ben presto, l’Al- lamano si accordò con il canonico Giuseppe Ferrero, padre della Piccola Casa della Divina Provvidenza, il Cottolengo, ed ottenne che al- cune suore Vincenzine partissero per colla- borare con i suoi missionari in Kenya. Le missionarie Vincenzine del Cottolengo Le suore del Cottolengo rimasero in Kenya dal 1903 al 1925, e subito pagarono un alto prezzo in vite umane. La loro santa avventura missionaria si aprì con la morte di sr. Editta e di sr. Giordana già nel 1903, e si concluse con la morte di sr. Maria Carola nel 1925, mentre stava rientrando a Torino in nave. Per lei il mare divenne il suo sepolcro. In occasione della beatificazione del Cotto- lengo, nel 1917, prima che tutte le missiona- rie Vincenzine lasciassero il Kenya, l’Alla- mano espresse pubblicamente la ricono- scenza sua e dei missionari scrivendo: «Mira- bile fu la fortezza con cui queste cooperatrici dei miei missionari li coadiuvarono nelle diffi- coltà degli inizi straordinariamente ardui e duri. Alcune di esse ne meritarono già il pre- SUORE PER LA MISSIONE mio, volate in Cielo; ma altre ne presero il posto; e anche oggidì, in numero di 36, com- patte e sempre molto agguerrite contro il clima, istruite da lunga pratica, compiono un’opera apostolica di cui la loro modestia vieta di dire il valore e il merito, precedendo, come anziane, le già numerose missionarie della Consolata, divenute loro compagne di apostolato». Le missionarie della Consolata Quando i responsabili del Cottolengo non fu- rono più in grado di rispondere alle esigenze delle missioni che chiedevano suore sempre più numerose, l’Allamano si vide costretto a prendere in esame l’eventualità di iniziare un istituto femminile per conto suo. A spingerlo in questa direzione erano pure le insistenze dei missionari. Per iniziare l’istituto delle missionarie, l’Alla- mano seguì il suo metodo di discernimento che usava per ogni attività importante e con- sisteva in questo trinomio: pregare, consi- gliarsi e ubbidire. Certo pregò molto. Non disse mai quanto, ma in occasione della memoria liturgica del beato Cottolengo si lasciò sfuggire questa confidenza con le suore: «Oggi è la festa del beato Cottolengo. Prima d’incominciare il vo- stro istituto io sono andato a pregare sulla cammino di santità 46 MC NOVEMBRE2018 Il beato Allamano e le prime novizie missionarie della Consolata. #

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