Missioni Consolata - Novembre 2018
NOVEMBRE 2018 MC 43 lidità finanziaria. La ricetta si chiama crescita e si basa sul princi- pio che, se la ricchezza si fa più grande, diventa più facile pagare i debiti con ampia soddisfazione per tutti, sia dei creditori che dei debitori. Applicata ai debiti so- vrani, la tesi è che, se cresce la ric- chezza prodotta nella nazione , cresce anche il gettito fiscale e quindi la capacità di spesa dei go- verni che, al tempo stesso, avranno abbastanza risorse per garantire servizi ai cittadini e ono- rare i propri debiti. In effetti, que- sta è la sola ricetta che in Europa si va facendo strada in alternativa al- l’austerità: la propugnava il go- verno Pd di Renzi e la propugna il governo giallo verde di Di Maio e Salvini. Potrà funzionare? La favola della crescita In teoria sì, in pratica presenta molte perplessità. Per cominciare c’è un problema di misura: quanta crescita servirebbe per tirarci fuori dal pantano senza sacrifici? Proviamo a fare due conti. Solo di interessi ci servono una settantina di miliardi l’anno; ma se ci aggiun- giamo anche il traguardo di sba- razzarci in venti anni di metà del debito accumulato, che ormai ha oltrepassato i 2.300 miliardi, do- vremmo mettere in conto altri 57 miliardi l’anno. Ad oggi farebbero 125 miliardi. Se è vero che andreb- bero a scalare via via che passano gli anni, non sbaglieremmo di molto se dicessimo che per i pros- simi 10 anni lo stato dovrebbe avere un aumento di gettito di un centinaio di miliardi all’anno. Con- siderato che oggi la pressione fi- scale è al 40% , per ottenere un si- mile risultato, il primo anno do- vremmo avere un aumento di Pil di 250 miliardi. Tradotto in termini percentuali farebbe una crescita del 15%, che è il doppio della cre- scita media ottenuta dalla Cina nell’ultimo quinquennio. Quella italiana è un’economia matura e, per bene che vada, non può atten- dersi una crescita del Pil oltre il 2%, 34 miliardi l’anno, un ammon- tare che - secondo la pressione odierna - potrebbe produrre un gettito aggiuntivo di 13 miliardi: appena l’11% di ciò che servi- rebbe. Insomma, i numeri ci di- cono che quella della crescita è una bella favola che serve a poco per tirarci fuori dai problemi. Ciò nonostante è usata come pretesto per imporci una serie di altre riforme che peggiorano le nostre condizioni di lavoro e attentano al bene comune. Il punto è che la crescita a cui tutti pensano è MC R • Debito pubblico | Stato | Ricchezza | Cittadini • quella trainata dalle imprese pri- vate, che oggi però sono libere di andare a produrre dove vogliono. Il che ha messo tutte le nazioni del mondo in gara fra loro per- creare le condizioni più allettanti per gli investimenti. E poiché le imprese prestano attenzione prio- ritaria al costo del lavoro e alle Un mondo di debiti (2017) • Stati Uniti: in termini nominali, gli Stati Uniti guidano di gran lunga la classifica del debito mondiale, raggiungendo il 31,8% del totale; il maggiore creditore degli Usa è la Cina; • Giappone: il paese asiatico è al secondo posto come entità debitoria; tuttavia, pur avendo un rapporto debito/Pil del 239%, il suo debito è per il 90% nelle mani di soggetti nazionali; • Libano: a sorpresa, il piccolo Libano è al terzo posto nel rapporto debito/Pil (149%); • Grecia: pur uscita dalla fase più critica (agosto 2018), la Grecia rimane con un rapporto debito/Pil del 180%; • Italia: detiene quasi il 4% del debito mondiale; il rapporto debito/Pil è del 132%; circa un terzo del debito italiano - a giugno 2018 era di 2.323 miliardi di euro - è in mano straniera. Dati: stime del Fondo monetario internazionale (2017) Grafico: www.visualcapitalist.com A cura di: Paolo Moiola (2018) © www visualcapitalist com
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