Missioni Consolata - Novembre 2018

ITALIA 30 MC NOVEMBRE2018 ai popoli un buon risultato, è spesso un’illusione, perché la realtà dimostra che «la vittoria non conduce mai alla pace» (Rai- mon Panikkar). La vittoria italiana nel 1918 fu la «madre del fasci- smo», come vantava lo stesso re- gime. La vittoria su Hitler nel 1945 tolse tardivamente un male gravissimo, ma generò altri grandi mali come la Guerra Fredda, enormi diseguaglianze umane, e la minaccia atomica sul- l’umanità. Semi di pace Che cosa intendiamo allora di- cendo «cento anni di pace»? Vo- gliamo mostrare che «in mezzo alla morte persiste la vita, in mezzo alla menzogna persiste la verità, in mezzo alle tenebre per- siste la luce» (M. K. Gandhi). In mezzo all’inferno della guerra persistono sorgenti genuine di pace giusta. È sbagliato disperare e lasciare che la violenza sia vista come regina della storia. La migliore delle paci è quella che si verifica non prima o dopo la guerra, ma invece della guerra. È la pace che si attua preventiva- mente con il gestire i conflitti senza violenza. Un’altra pace è quella desiderata come un sollievo, nonostante i suoi limiti, dopo una guerra. Altrettanto coraggiosa e ammire- vole è l’azione di pace fatta du- rante la guerra, che pone le basi alternative e sostanziali per il su- peramento della logica distruttiva della guerra stessa. Nel travagliato cammino umano ci sono semi di pace che atten- dono di essere visti, coltivati, cu- rati. Non trionfano, ma promet- tono, perciò ci impegnano. Cerchiamo queste azioni promet- tenti nel mezzo delle diverse vio- lenze del Novecento. E le ricono- sciamo in ogni atto che limita la violenza e riduce le sofferenze, ma specialmente le vediamo nelle lotte nonviolente. Queste ultime sono «lotte» perché non sopportano le ingiustizie e vo- gliono attivamente liberarne le comunità umane, e sono «non- violente» perché scelgono di non usare la violenza omicida e di- struttiva, ma le forze umane del coraggio, dell’empatia, dell’unità, della resistenza, della disobbe- dienza civile, dell’organizzazione politica alternativa. Pagina precedente : la famosa scultura di Fredrik Reutersward a Malmö, Svezia. Una sua versione è posta davanti al Palazzo di Vetro di New York, sede dell’Onu. In queste pagine : immagini di alcuni dei molti personaggi, movimenti ed eventi che hanno segnato la storia della lotta nonviolenta degli ultimi 100 anni. Qui a sinistra : uno striscione con l’imma- gine del Mahatma Gandhi e una frase a lui attribuita: «Prima ti ignorano, poi ti deri- dono, poi ti combattono. Poi vinci». Sotto : Alexander Langer, pacifista, ambien- talista, politico italiano. A destra : l’immagine guida della mostra «100 anni di pace». # Coerenza tra mezzi e fini Caratteristica fondamentale della nonviolenza è l’omogeneità tra mezzi e fini, secondo l’insegna- mento e le esperienze di Gandhi: «I mezzi possono essere parago- nati al seme, e il fine all’albero; tra i mezzi e il fine vi è lo stesso inviolabile rapporto che esiste tra il seme e l’albero». La cittadinanza nonviolenta ha come principio fondamentale la «non collaborazione al male», che esige il coraggio della disob- bedienza civile all’ordine ingiusto: una disobbedienza leale, dichia- rata, solidale che è la prima arma nonviolenta. Infatti nessun po- tere politico, economico o mili- tare può imporsi se il popolo non collabora. Questi principi sono fondamen- Thomas Hawk/Flickr.com © Archivio Centro studi Sereno Regis

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