Missioni Consolata - Novembre 2018

UNA CONTROSTORIA DEL NOVECENTO IN OTTICA NONVIOLENTA La pace costruita Si può parlare del secolo racchiuso tra il 1918 e il 2018 come di un secolo di pace? A Torino, un gruppo di studiosi crede di sì: mettendo insieme diverse esperienze di pace e giustizia dei decenni passati in tutto il mondo, ha dato corpo a una vera e propria controstoria. Non sono solo le guerre e il sangue sparso a indirizzare la storia dell’umanità, ma anche, e soprattutto, le azioni di pace, gli atti e le lotte nonviolente, di cui il Novecento è costellato. ITALIA di ANGELA DOGLIOTTI e altri MC A ria, di un’altra difesa, di una resi- stenza non militare che ha mo- strato qua e là la sua efficacia nel corso dei secoli, allora il moderno discorso sulla difesa non potrà che essere radicalmente trasfor- mato», scrive il ricercatore fran- cese Jacques Semelin, e ciò sinte- tizza bene le motivazioni alla base del progetto di ricerca che da al- cuni anni viene portato avanti da un gruppo di lavoro del Centro studi Sereno Regis : far emergere la storia nascosta dei tentativi di costruzione della pace nel secolo appena trascorso, provare a rico- struire qualche tassello significa- tivo dei «Cento anni di pace», come abbiamo intitolato il pro- getto, dalla prima guerra mon- diale a oggi, per aprire speranze di futuro. «L a nostra memoria è selettiva. Si perde nel tempo resti- tuendoci del pas- sato solo ciò che rafforza i nostri schemi mentali e le nostre con- vinzioni. Il problema della difesa si fonda in gran parte sull’espe- rienza che ci proviene dal pas- sato. Se la nostra memoria collet- tiva non conserva che i fatti vio- lenti, è evidente che le soluzioni che troveremo per l’oggi al pro- blema della guerra non potranno che essere soluzioni militari. Al contrario, se recuperiamo dal passato le tracce di un’altra sto- Un secolo di pace? Ma il Novecento non è stato il se- colo più violento della storia umana? Come possiamo dire che è stato un secolo di pace? Ovviamente, non intendiamo solo le pause tra guerra e guerra, im- pregnate dei disastrosi effetti della guerra precedente e dei germi infetti della successiva. Non intendiamo le «paci» che i vincitori impongono ai vinti, per- ché esse non sono paci, ma il ri- sultato della guerra: l’imposizione con la violenza della propria vo- lontà al più debole. La «pace d’imperio» (Raimond Aron, Nor- berto Bobbio) non è la pace che soddisfa il diritto umano univer- sale alla vita giusta e libera. Quando questa sembra Maria Eklind/Flickr.com

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