Missioni Consolata - Ottobre 2018
che demagogiche come mandare in pensione statali con soli 15 anni di lavoro o dare invalidità a tanti che non ne avevano diritto)? Ma si è certi che bastava stampare altra lira per azzerare il debi- to? Il default dell’Italia sarebbe stato meglio? Il vero problema è la mancanza di una politica comune (fiscale, econo- mica, estera) e l’esisten- za di tanti egoismi locali e nazionali. Ripeto: il problema non è la man- canza di sovranità mone- taria. Quando si fa riferimento a Keynes, come esempio da seguire si dimentica che sono passati 90 anni, che il mondo è cambiato, le distanze si sono enor- memente accorciate; al- cuni stati (europei e non solo) hanno bilanci infe- riori a quelli di alcune multinazionali. Non si può tornare indie- tro ... «Piccolo è bello», slogan in voga negli anni ‘80-’90 ha dimostrato che è un’illusione chiu- dersi nel proprio piccolo, nazione o gruppo. Comunque, continuerò a leggere Missioni Conso- lata e quando leggerò gli articoli di Gesualdi scuo- terò sconsolato la testa. Antonio Borello 20/07/2018 Caro signor Antonio, quanto Francesco Gesual- di scrive con competenza e passione, non è Vangelo. È un contributo alla com- prensione di una realtà - come quella economica - estremamente complessa e sempre più fuori dal controllo non solo di noi gente comune, ma a volte anche dei governi. È vero che ci fa più piacere leggere cose che confer- mano quello che già pen- siamo, ma confrontarci con chi la pensa diversa- mente da noi ci arricchi- sce e ci può invogliare ad approfondire di più e co- noscere meglio. La logica di questa rivista non è quella dei social : ri- 6 MC OTTOBRE2018 Cari mission@ri scuotere il più alto nume- ro di «mi piace». Non cer- chiamo il consenso, ma crediamo nel cuore e nell’intelligenza dei nostri lettori di cui rispettiamo fino in fondo la libertà di pensiero e di opinione. SPEZZARE LA CATENA La rete che fa partire i migranti africani, cioè quelli che si fermano in Libia, ce l’hanno descrit- ta più volte: ci sono quelli che girano nei paesi per convincere le persone a partire e poi le vendono a una lunga catena di in- termediari in tutti i paesi attraversati. Vengono bloccate e torturate fin quando non arrivano altri soldi, e poi l’ultima san- guinosa estorsione av- viene in Libia, che maga- ri prende soldi italiani per rubarci su costruen- do lager, e altri ancora li estorce dai poveretti per lasciarli imbarcare. Non potrebbero giornali- sti coraggiosi, magari assumendo informazioni dai missionari, descrive- re bene questa catena (in cui, a occhio, c’entrano molti stati ex francesi e ora comunque collegati con la Francia che tanto strilla per non riceverli) e l’Italia occuparsi di diffondere queste infor- mazioni su tutte le reti possibili, in modo che ar- rivino nei paesi d’origine dei migranti? Claudio Bellavita 04/07/2018 Il problema è grande. Ci sono Ong, associazioni e chiese che si impegnano in questo campo. Pensi solo alla rete «Talitha Kum» creata da tante suore nel mondo che stanno lottando contro la tratta di persone. Oppure alle attività di cui abbiamo scritto a proposito del Ni- ger ( MC 3 e 4/2018 ) o del soccorso in mare ( dossier MC 1-2/2018 ). Quanto alle responsabilità, quella CAMMINO VERSO CZESTOCHOWA «Se vogliamo conoscere il cuore dei polacchi, oc- corre venire qui a Cze- stochowa al santuario della Madonna Nera. Bi- sogna ascoltare in que- sto luogo l’eco della vita dell’intero popolo vicino al cuore della sua Madre e Regina». Queste parole pronun- ciate da Giovanni Paolo II esprimono bene quel rapporto tra il santuario di Czestochowa e la vita di milioni di fedeli. La prospettiva migliore per capire tutto questo è di partecipare a uno dei nu- merosi pellegrinaggi che a piedi da ogni parte del paese d’estate si dirigo- no qui. Si contano ogni anno circa 250mila pel- legrini provenienti da tutte le 41 diocesi polacche. La tradizione dei pelle- grinaggi al santuario della Madonna Nera è antica. I primi gruppi do- cumentati risalgono al XVII sec. Nel settembre del 1626 un gruppo di 80 fedeli partì da Gliwice di- retto a Czestochowa per onorare un voto di rin- graziamento alla Madon- na per aver salvato la città dall’assedio dell’e- sercito danese. Il voto impegnava i cittadini a recarsi lì ogni anno per ringraziare e far memo- ria dell’evento. francese è fuori discus- sione, visto la politica co- lonialista passata e re- cente. Ma neanche noi ita- liani possiamo ritenerci del tutto innocenti: Libia, Eritrea, Somalia ed Etio- pia sono nostre ex colonie e il nostro colonialismo non è stato «più buono» di quello inglese, francese o tedesco. CROLLO DI UNA DIGA IN LAOS Spero che la tragedia del 24 luglio, quando il crollo di una colossale diga ha provocato la morte di ol- tre cento persone e la scomparsa di decine di villaggi nel Sud del Laos, convinca i governanti che il Mekong, più che un gi- gante pericoloso da im- brigliare con costosissi- me operazioni di inge- gneria idraulica, è un fiume che dovrebbe es- sere amato, capito e va- lorizzato per quello che è, ovvero un patrimonio di eccezionale valore bio- logico, naturalistico e paesaggistico. Spero che i professionisti dell’informazione faccia- no del loro meglio per ri- cordare a tutti che la tu- tela del Laos e della sua natura è di cruciale im- portanza per la conser- vazione degli equilibri e- cologici e climatici nella regione del Sudest Asia- tico e non solo. Ave Baldassarretti 12/08/2018 I disastri non risparmiano alcun angolo del mondo. Ma non dovremmo aver bisogno di terremoti, i- nondazioni, incendi, tsu- nami ed eruzioni per «cu- stodire il creato». Papa Francesco, nell’enciclica «Laudato si’», ci ha ricor- dato con forza e chiarezza la nostra responsabilità. Ma come è difficile per tutti cambiare e smettere di comportarci da «padro- ni» e diventare invece «custodi» e «giardinieri» del mondo.
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