Missioni Consolata - Ottobre 2018

Aweil Wau Yambio Rumbek Kwajok Bentiu Abey Malakal Alto Nilo Jonglei Unità Warrap Bhar el Ghazal Nord Bhar el Ghazal Ovest Equatoria Ovest Laghi Equatoria Centrale Equatoria Est Bor Torit Juba SUDAN ETIOPIA KENYA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO REPUBBLICA CENTRAFICANA Capitale della contea Capitale di stato Confine non determinato Regione di Abyei Confini internazionali Confini di stato Confini Contee * i confini tra la Repubblica del Sudan e il Sud Sudan non sono ancora bene definiti ** i confini dell'area di Abyei non sono ancora stati definiti con precisione • Accordi di pace | Guerra civile | Massacri | Diritti umani • OTTOBRE2018 MC 59 che pure non è un santo, si chiede come farà mai a governare con questi cinque vice presidenti», confida un osservatore. Si dovrebbe formare un governo di pre transizione che durerebbe in carica alcuni mesi, con lo scopo di creare un parlamento e un nuovo governo di transizione della durata di tre anni, nei quali i seggi e gli incarichi sarebbero contin- gentati per etnia. Si tratta di fatto di un accordo di condivisione del potere, che però non prevede meccanismi o programmi, ma solo divisione di posti. I nodi sul tappeto Uno dei principali punti contro- versi dell’accodo è quello della si- curezza, da garantire per tutti. In- timamente legato alla creazione di un esercito unico, come vorrebbe il governo. Oggi ci sono una molti- tudine di eserciti e di gruppi ar- mati, ognuno legato a una fazione o meglio a un leader. Lo stesso Spla (esercito governativo) è diviso al suo interno. Ma come integrare tutte queste milizie? Sarebbero tanti i militari da mandare a casa, in particolare ufficiali e generali. Ogni gruppo si garantisce la sicu- rezza con il suo esercito. Ad esem- pio, Machar che da anni vive in esilio, per tornare a Juba in sicu- rezza dovrebbe portarsi il suo esercito, come già successo nel 2016, creando tensioni con l’eser- cito governativo. L’altro punto è la suddivisione ter- ritoriale, che l’attuale governo vuole portare a 32 stati. Dai 10 stati suddivisi in 86 contee del 2011, si è passati nel 2015 a 28 stati teorici. L’operazione sembra fatta più che per organizzare lo stato, per garantire ulteriori posti di potere da suddividere tra le fa- zioni. Il problema è che il paese ri- schia di diventare ancora più ingo- vernabile. «Ci sono situazioni molto diverse. È un paese al quale non riesci a dare un’identità». Ci racconta una cooperante che è in Sud Sudan da tre anni e ha avuto modo di viag- giare in diverse zone. «Nel Nord gli stati Unity, Jonglei, Upper Nile, sono popolati da tribù nomadi, dedite alla pastorizia. Ci sono i problemi di furti di be- stiame e delle inondazioni. Sono le zone più arretrate. Rispetto a Greater Equatoria (nel Sud, dove c’è la capitale Juba) c’è un abisso. Quest’ultimo è uno stato a sé. C’è molta instabilità, gruppi armati che non si sa a che fazione appar- tengono, tante imboscate sulle strade. Nonostante questo la gente sta tornando dall’Uganda, dove nel 2017 sono fuggiti a mi- lioni. È gente che sta cercando di stabilizzare la propria vita. Negli stati Norhtern e Western Bhar el Ghazal, Warap, Lakes, ci sono altre popolazioni, contadini. A Wau la gente esce dal campo di sfollati e va a coltivare, si fa i mattoni per ri- costruire la casa. Poi la notte rien- tra a dormire nel campo. Si vedono almeno tre paesi diversi con mentalità e approcci alla vita propri». Pressioni internazionali Gli osservatori sono concordi nel giudicare che le pressioni interna- zionali, in particolare dei paesi dell’Igad ( Autorità intergoverna- tiva per lo sviluppo , organizza- zione dei paesi del Corno d’A- frica), sono state fondamentali per ottenere la firma di tutti i bel- ligeranti. E il Sudan è stato in prima linea. «Il Sudan, come an- che il Sud Sudan, versa in una grave crisi economica. Se i pozzi di petrolio del Sud riprendono a pompare, il greggio ha come unica via l’oleodotto che lo porta a Port Sudan, sul Mar Rosso, nel Nord, e Khartum riceve per ogni barile un grossa quota di profitti», dice l’osservatore. In effetti, il giorno stesso della firma, al Bashir ha annunciato la ripresa dell’estrazione di greggio e, puntuale, il 26 agosto un test è stato fatto nello stato di Unity, alla presenza di due delegazioni di MC A I L LIBRO D ANIELE M OSCHETTI è missionario comboniano e ha lavorato 7 anni nel paese. Ha pubblicato Sud Su- dan con Dissensi edizioni (2017, €14), che fornisce una visione lu- cida della situazione nel marto- riato paese. È l’unico libro in lin- gua italiana sul tema. www.dissensi.it © OCHA/ UN

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