Missioni Consolata - Ottobre 2018

Qui : punte delle lunghe frecce degli Yanomami, già trattate con l’apposito veleno. | Sotto : donna al lavoro per la prepara- zione e cottura della manioca. D 46 MC OTTOBRE2018 D D Con molto impegno, pa- dre Giovanni scriveva nel quaderno la mia lingua. Io gli insegnai la mia lin- gua. Padre Giovanni di- ceva: “Insegnami la lin- gua yanomae ”, perciò io gli insegnai. Gli insegnai il nome degli animali: “Questo è un tapiro, que- sto è un pécari, questa è una scimmia ragno, que- sta è una scimmia urla- trice, questo è una scim- mia cebo, questa è una tartaruga di terra”, così gli dicevo. Così lui imparò a parlare molto bene». I primi contatti Interviste a Alexandre (nascita: 1961) e Xirixana (nascita: 1956) realizzate presso la comunità degli Hawarihixapopëu theri, il 18 gennaio 2015. «L’ indio [di etnia Ticuna, chiamato] Pe- ruano, accompagnava padre Calleri che distribuì alcuni oggetti [ami, for- bici, ecc.] agli Yanomami che con lui visitarono le loro comunità [si riferisce ai primi viaggi esplora- tivi per contattare i vari gruppi risalendo il fiume Catrimani; era normale lasciare allora dei piccoli regali come riconoscenza per l’accoglienza rice- vuta e per dimostrare la volontà di un incontro pacifico, ndr ]. Due Yanomami, lo zio di Juruna - questo [giovane] seduto lì - e il marito dell’anziana madre [Andina], trasportarono alcuni utensili e gli alimenti dei due: di padre Calleri e di Peruano. Inizialmente solo padre Calleri arrivò fino alla co- munità di Hawarihi [quella di Alexandre, localiz- zata lungo il fiume Lobo d’Almada, affluente di de- stra del fiume Catrimani] e raggiunse le altre co- munità degli anziani [ lett. «antenati», perché molti di loro sono già morti, ndr ]. In seguito, giun- sero altri [insieme al padre]. In seguito, chiamò altri [abitanti] di questa re- gione. In questo modo, vide le necessità degli an- ziani e conobbe la loro cultura: l’amaca di cotone [coltivato nella piantagione], la mandibola di pe- cari per lisciare l’arco. Padre Calleri osservò e provò [gli utensili degli Yanomami]: “Si fa così con questo?”. Ve- dendo l’utensile di denti di aguti [un roditore, ndr ] legato al braccio, domandò: “Come lo fate?”. Gli anziani Yanomami insegnarono a padre Calleri: “In questo modo fabbrichiamo la punta [di freccia chiamata] atarihi; invece così, dopo avere ritorto [le fibre vegetali], pre- pariamo la corda per l’arco”. In questo modo, Calleri vide con i suoi occhi le difficoltà de- gli anziani [che confezionavano i loro utensili]: le donne cuoce- vano la focaccia di manioca sulle pietre, grattugiavano i tu- beri di manioca [sfregandoli] sulla corteccia dell’albero ope- rema. Vide le donne che face- vano fatica: spremevano la polpa di manioca nei piccoli ce- sti ikatoma. Vedendo tali ne- cessità, padre Calleri li aiutò, li aiutò veramente. Dopo averli aiutati, li chiamò: “Venite qui”. Gli anziani Yanomami andarono ad aprire la pista di atterraggio. Padre Calleri orientò gli anziani Yanomami: il gruppo degli Opikitheri [di língua yaröame ], quelli della comunità di Tooropi, quelli del fiume Hwa- yau, quelli della comunità Kaxipii, altri Yanomami del fiume Catrimani, quelli [provenienti dalla] co- munità di Korihana. Tutti questi anziani Yano- mami, insieme aprirono la pista di atterraggio. In seguito, per il servizio prestato, padre Calleri © AfMC / Silvano Sabatini © AfMC / Silvano Sabatini

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