Missioni Consolata - Ottobre 2018

Da sinistra : padre Calleri durante uno dei primi incontri al Catri- mani. | In riva al fiume Catrimani mentre si fanno lavori per la pre- parazione della pista di atterraggio vicino alla missione. | Il cartello con il nome della missione dipinto da padre Calleri, tutt’ora conser- vato alla missione. D 42 MC OTTOBRE2018 D D bagaglio missionario c’era la concezione di una missione tradizionale ben strutturata, che ben presto accantona per ridurre all’indispensabile le costruzioni. Mette in piedi una capanna che gli possa servire da casa e alcuni magazzini. Avvicina la gente e da loro cerca di imparare la lingua: per lui è una priorità. Cura le persone con le poche medicine che ha a disposizione. Non regala niente, anche perché la gente già conosce il baratto. Offre oggetti indispensabili in cambio di ore di lavoro («mamo» sono dei cartoncini che usa come «mo- neta di scambio» in base alle ore di lavoro fatte). Disbosca, costruisce una pista per piccoli aerei per facilitare i contatti con la sede centrale senza dover sobbarcarsi i viaggi in fiume, dissoda ter- reno per piccole coltivazioni. La gente impara a conoscerlo e collabora volen- tieri con questo straniero gentile, rispettoso e tanto laborioso. L’inizio di questa missione è inco- © AfMC / Silvano Sabatini raggiante. Padre Calleri non è ancora del tutto consapevole di quanti interessi esistano dietro a questa foresta lussureggiante e impenetrabile. Sa che il governo centrale del Brasile vorrebbe co- struire una strada che va verso il Nord del paese e che dovrebbe passare proprio in mezzo ai luoghi dove abitano gli indigeni. Ma non sa che tutto que- sto è però solo la punta di un iceberg. Il missionario si converte Padre Sabatini intanto gli consiglia di seguire un corso di antropologia a Belém, dove insegna un missionario, buon conoscitore della realtà indi- gena. Padre Giovanni abbandona così il Catrimani e gli indios fra i quali, come confessa lui stesso, aveva cominciato a costruire il suo «nido» e si reca a Porto Alegre, nel Sud del Brasile, per se- guire un corso di studi antropologici e allo stesso tempo offrire il suo aiuto di ministero in una par- rocchia della città. È proprio questa interruzione del lavoro a Catrimani che gli permette di rive- dere quanto finora realizzato e tracciare un piano per il futuro. Ecco alcune linee-guida da lui maturate: • Le popolazioni indigene non devono essere «colonizzate o civilizzate» per poterle evangeliz- zare. Il missionario deve innanzitutto avvici- narsi a loro con grande stima e attenzione. Deve andare a scuola da loro per apprenderne la lin- gua, la cultura e le credenze. • L’approccio missionario ha bisogno di una radicale conversione. Gli indios non devono ab- bandonare la lingua e cultura per diventare «cristiani». Il missionario deve rispettarli, soli- darizzare con loro, e non «imporre» i valori cri- stiani per farli giungere presto al battesimo. Questa fase di pre-evangelizzazione può avere una durata molto estesa. Il missionario non deve accelerare questo cammino di cono- scenza, ma sottomettersi al loro ritmo di apprendimento e di crescita.

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