Missioni Consolata - Ottobre 2018
40 MC OTTOBRE2018 D D sponde illustrando le difficoltà avute con lui con- cernenti l’associazione A.gi.r.e, e così conclude: «Voglio sperare che quanto è successo possa ser- vire a don Calleri per il futuro. Mi è sembrato un buon giovane, molto dinamico, ma bisognoso di in- canalare le sue energie nell’obbedienza. Se sotto la loro guida diventerà un buon missionario, gioirò e ringrazierò il Signore». Don Giovanni giunge così all’Istituto Missioni Consolata con la sua grande carica di vitalità e si sottomette volenterosamente alle sue regole. I su- periori, apprezzando le eccezionali qualità orga- nizzative del postulante, il suo grande spirito di dedizione e la non comune capacità comunicativa, lo aiutano a moderare gli ardori del suo carattere tanto fattivo ed esuberante. Missionario della Consolata Non risulta facile neppure il nuovo inserimento come postulante tra Rovereto e Rosignano; il per- corso è ancora accidentato (e ci si mette di mezzo pure un’assurda lettera diffamatoria e l’eccessivo «scandalo» per la riproposizione a Merano - come già a Calizzano - di un incontro di calcio «Chiesa- Stato», col clero in campo coi calzoncini corti). Comunque, Giovanni trovò maggior compren- sione e incoraggiamento: da Farigliano, da Mon- dovì e dalla maggior parte dei maestri della Con- solata. Giovanni comincia col mettere in ordine l’archivio a Rovereto, poi prende a organizzare mostre e giornate missionarie a Cortina, Merano, coinvol- gendo anche villeggianti. Proprio non riesce a star fermo; le regole gli vanno strette, e fa corrugare qualche fronte. Qualche padre si lamenta, anche se - senza ammetterlo - ammira e invidia tanta vita- lità, e quelle spiccate doti di persuasione. L’ammissione al noviziato non è però «pacifica». Una relazione di padre Andrea Salvini riassume bene le qualità e i limiti di don Giovanni e deter- mina la sua accettazione: «Lati negativi: don Cal- leri è portato all’indipendenza nell’assolvere gli in- carichi ricevuti: non per ambizione ma per una certa frenesia nell’azione che lo spinge facilmente a strafare. Ha una salute di ferro e perciò non bada al riposo; passa i limiti soliti della resistenza propria e altrui. Chi lavora con lui presto si sfianca. Lati positivi: ha una pietà solida e co- stante, ha un vero entusiasmo per le missioni e lo comunica agli altri suscitando collaboratori e of- ferte nelle giornate missionarie. Ha un dono quasi eccezionale di persuasione con poche parole dette nelle prediche. Si accaparra l’aiuto disinteressato di volenterosi. Concepisce l’obbedienza in modo un po’ … spartano. Non rifiuta nessun comando e ubbidisce senza discussioni; però per agire fa no- tare che vorrebbe una certa libertà. Se lo si tiene imbrigliato con le redini tese in giusta misura si potrà avere da lui un rendimento ottimo; se non lo si controlla potrà avere sbandamenti per troppo zelo. Io spero che avremo in lui un bravo padre della Consolata». Don Calleri passa alla casa del noviziato a Bediz- zole, dove trascorre ancora due mesi di postulan- dato prima di iniziare il noviziato. Padre Giovanni Morando, maestro dei novizi, lo accompagna nell’anno del noviziato e al termine dell’anno scrive: «È di pietà sincera, di costumi irreprensi- bili, socievole nella convivenza, di obbedienza a volte un po’ ragionata. Ha dato segni decisamente buoni della sua vocazione ecclesiastico-missiona- ria e di grandi possibilità nel lavoro apostolico. La sua estrosa genialità organizzativa e la sua salute forte lo spingono a gettarsi senza limite. Ma oc- corre che chi lo dirigerà comprenda le sue capa- cità e doti, e sia deciso nell’esigere da lui il ri- spetto dei limiti stabiliti. Per altro, sotto quest’ul- timo aspetto, l’impegno non gli è mancato». Padre Giovanni Calleri viene ammesso alla professione religiosa, pronuncia i voti il 12 gennaio 1965 e viene destinato alla prelazia di Roraima, Brasile. © da Famiglia Calleri © Archivio fotografico storico MC
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