Missioni Consolata - Ottobre 2018
OTTOBRE2018 MC 39 D giovani - anima un ventaglio di proposte e di atti- vità: dalle gite in bici in gruppo, al lancio - fallito - di una mongolfiera alta come il campanile, e tanto altro. Non tardano a venire espresse su di lui al- cune riserve, specie dal parroco. Così nel maggio ‘58 il vicecurato scavezzacollo è trasferito nella remota Val Bormida. C’è sconcerto e dispiacere in paese, specie tra i giovani. Ma a Calizzano con don Suffia il rapporto è più fiducioso e costruttivo. «Ci impressionava per la grande devozione», ricorda un ragazzo d’allora, «anteponeva Dio a tutto e cer- cava di portare noi scalpitanti a fare lo stesso». Quindi, la partita di calcio si fa solo dopo vespri e benedizione. Le partite più memorabili da lui ideate sono quelle tra i «rossi» dello stato e i «neri» della chiesa (3-2; 3-3) seguite da accese ti- foserie. Intanto cresce in lui l’aspirazione a una vita di- versa, in terra di missione. E cresce pure l’impa- zienza per l’assenso del vescovo che ancora non arriva. Tramite la sorella, don Giovanni contatta il Pime, Pontificio istituto missioni estere di Milano, e si reca da loro per un corso di esercizi spirituali. Ma da Mondovì arrivano ancora freni, sicché Gio- vanni sollecita suor Teresina: «Mettiti un po’ a pregare per me». Difficile però smuovere quei dubbi. La scusa è: scarsezza del clero. Scarsezza? Col seminario pieno? La sorella gli suggerisce di pregare e riflettere molto per conoscere bene la volontà di Dio. Pazienza ancora per un anno al- meno. A fine 1959 è mandato come vicecurato a Farigliano, a due passi dalla sua Carrù e alle porte della Langa. Quel parroco lo accoglie bene e dà spazio alla sua estrosa intraprendenza. Don Gio- vanni si butta dunque più che mai ad animare il paese e i dintorni. Suscita adesioni e simpatie nei giovani che lo seguono in iniziative di vario ri- chiamo. Così nasce nel gennaio ‘61 «A.gi.r.e.» (As- sociazione giovanile ricreare educando) che orga- nizza spettacoli teatrali con la filodrammatica « Cit Farian Show », partite di calcio, concorsi ip- pici (con l’olimpionico Piero D’Inzeo), gare di moto, incontri di pugilato. Successi esaltanti e qualche inatteso e costoso flop. Mentre don Gio- vanni si appresta a inaugurare il nuovo stadio «In- demini» da lui tenacemente voluto e sostenuto, un incidente con la sua auto - nel quale muore un uomo - gli crea turbamenti. Dalla clausura intanto la sorella si preoccupa per lui, sollecita più volte in alto loco quell’assenso che tarda troppo. «Se ha veramente la vocazione missionaria, perché non lasciargliela assecondare presto?». Il sogno della Missione Finalmente nell’autunno 1962 giunge il via libera per un anno di preparazione presso il Pime. A Fa- rigliano è amarezza generale quando lui stesso ne dà l’annuncio. «Ma quando Dio chiama...», dice. E il parroco, in appoggio: «Il suo ardente cuore non conosce limiti nel darsi agli altri. Troverà la forza di una totale offerta di sé per la salvezza di tanti». Parole profetiche. Il 28 settembre una folla lo ac- compagna fino a Villa Grugana, a Calco presso Lecco. Ma il postulandato (periodo di prova prima del noviziato) al Pime dura pochi mesi. Il direttore sospetta infatti che don Giovanni abbia ancora pendenze a Farigliano con la gestione di A.gi.r.e di cui è presidente, nonostante la regola precisi di tagliare con ogni impegno precedente. Con dispia- cere gli consiglia di ritirarsi e il 14 dicembre lo di- mette. Che fa don Giovanni? Su consiglio della sorella va a bussare alle Missioni della Consolata, da lui ben conosciute anche perché radicate da tempo nella Certosa di Pesio, nella stessa diocesi di Mondovì. Mons. Briacca, il suo vescovo, al quale vengono ri- chieste informazioni canoniche sul suo conto, la- scia, in una lettera del 12 gennaio 1963, la seguente autorevole testimonianza: «Attestiamo che don Calleri, di questa diocesi, ha sempre tenuto una condotta sacerdotale buona sotto ogni riguardo, dimostrando doti particolari di zelo, di volontà ge- nerosa, e carattere sereno e disinteressato. Lo crediamo bene intenzionato verso la vita missio- naria, sulla quale ha insistito con frequenza. Cre- diamo possibile con la guida di provetti missio- nari, ottenere da lui una maggior fermezza di vo- lontà nelle singole iniziative, ed un più equilibrato giudizio della giusta misura nelle attività este- riori, la qual cosa dovrà prefiggersi nel periodo di postulandato e di noviziato. Saremo lieti della sua buona riuscita». A padre Delio Lucca, superiore regionale dei mis- sionari della Consolata che chiede informazioni confidenziali, il direttore del Pime di Milano ri- D A sinistra : Calizzano 1958, le squadre partecipanti alla partita «Stato contro Chiesa» organizzata da don Calleri (in prima fila a sinistra in ginocchio). Da una parte i «neri» della Chiesa, dall’altra i «rossi» dello Stato. | Sopra : don Giovanni Calleri (terzo in piedi da sinistra) con i sacerdoti del seminario e mons. Briacca, vecovo di Mondovì. D © da Famiglia Calleri
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