Missioni Consolata - Ottobre 2018

2. andare nelle periferie del mondo per incontrare gli «al- tri»; 3. incoraggiare la conoscenza della Bibbia e dei Vangeli; 4. promuovere le comunità di vita missionaria; 5. promuovere la comunione dei beni nella Chiesa e con i poveri; 6. promuovere la riconciliazione in tutti gli ambiti della vita; 7. promuovere la consapevolezza della missione profetica e libe- ratrice in tutte le sfere sociali; 8. l’evangelizzazione della fami- glia come chiave cristiana della trasformazione sociale e cultu- rale; 9. promuovere una Chiesa missio- naria più ministeriale e laicale; 10. promuovere e prendersi cura delle vocazioni alla vita sacer- dotale e religiosa e, infine, 11. celebrare la fede e la religiosità popolare in chiave missionaria. A chiusura, l’arcivescovo Gualberti ha pronunciato un’omelia in cui ha ringraziato tutti coloro che hanno reso possibile l’incontro. Successi- vamente ha sviluppato il tema «Scalare la montagna del Signore». Il monsignore ha parlato chiara- mente e ad alta voce dei problemi che affliggono il nostro mondo ( ri- quadro a pagina 27 ). Alla fine dell’Eucaristia, mons. BOLIVIA Gualberti ha imposto la croce mis- sionaria a quattro persone, tra cui una coppia che lavorerà a Cuba. È stato anche annunciato che Puerto Rico ospiterà, nel 2023, il prossimo Congresso missionario americano. Gli aspetti negativi e quelli positivi del Cam V Fin qui la cronaca. Anche questa volta - però - a parere dello scri- vente si è ripetuto il copione dei congressi precedenti: slogan assor- danti, simboli logori per la loro ri- petitività, celebrazioni eucaristiche da una parte rigide e «romane» e dall’altra cariche di simboli più folkloristici che liturgici, proces- sioni di doni che dovrebbero es- sere spiegati stante l’impossibilità di parlare da sé, i tentativi (per lo più infruttuosi) di sottolineare il tema della «missio ad gentes» per molti - tra cui molti pastori - pas- sata di moda. E la lista potrebbe continuare. Inoltre, anche se in questa occa- sione si è cercato d’introdurre in maniera più consistente il tema del ruolo delle donne nella Chiesa, a nessuna è stata affidata una le- zione magistrale. E sì che ci sono donne preparate a livello teologico e pastorale. Evidenziati questi punti negativi, va però detto che, fortunatamente, sono state di più le cose positive. La scelta della Bolivia come paese ospitante, nonostante tutte le sue difficoltà; la lunga preparazione; l’impegno delle Chiese locali nello scegliere e mandare persone che garantissero la continuità del cam- mino aperto dal Cam V; l’acco- glienza di parrocchie, cappellanie, rettorie e comunità religiose, tutti soggetti che si sono anche incari- cati di trovare le famiglie ospitanti. Proprio queste si sono trasformate in un’estensione dell’abitazione di ogni partecipante dove tutti si sen- tivano come a casa: tutti benve- nuti, anche oltre le possibilità. A causa della ristrettezza degli spazi disponibili molte famiglie hanno ceduto la migliore camera, il letto migliore e anche il migliore cibo. In molti hanno fatto in modo di es- sere (a volte a tarda notte) in aero- porto in attesa dei propri missio- nari. Bello, caldo ed efficiente è stato il servizio fornito da centinaia di vo- lontari (medici, paramedici, infer- mieri, polizia stradale, funzionari di migrazione...), per lo più giovani. Contagiosa la testimonianza dei missionari e missionarie laici, tra cui alcune intere famiglie con esperienze di missione fino a 30 anni in situazioni difficili e di po- vertà. Sono stati molti i partecipanti che, per raggiungere la destinazione, hanno dovuto fare giorni e giorni di strada e voli estenuanti a causa di itinerari con soste infinite. Per alcuni un volo che, in condizioni normali, poteva durare un mas- simo di 8 ore è durato fino a 24. Abbondano dunque le ragioni per affermare che valeva la pena di es- sere a Santa Cruz, in Bolivia, al Congresso missionario americano dove abbiamo trovato una buona parte di quella chiesa pasquale e missionaria che sta prendendo sul serio l’invito di Papa Francesco a uscire e andare nelle periferie esistenziali per comunicare la gioia del Vangelo. Jorge García Castillo (traduzione e adattamento di Paolo Moiola) Qui sotto : i sorrisi di queste partecipanti testimoniano il clima che si è respirato a Santa Cruz de la Sierra. L’ AUTORE Padre Jorge García Castillo, collaboratore di MC, lavora a Città del Messico dove dirige le riviste Esquila Mi- sional e Aguiluchos . © Jaime Patias #

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