Missioni Consolata - Ottobre 2018

Darya lungo il tragitto dovrebbero raccogliere da canali secondari l’acqua d’irrigazione in eccesso e scaricarla nella depressione di Ka- rashor. Si sostiene che in questo modo si otterranno diversi risul- tati: si impedirà che l’acqua rista- gni in loco, o ritorni al fiume con la sua concentrazione di sali, pesticidi e fertilizzanti, e si creerà un bacino artificiale che avrà un effetto posi- tivo sull’ecosistema. E, poi, i turk- meni avranno il loro lago dell’Età dell’Oro. Età dell’Oro è quella in cui il Turkmenistan vive dall’indipen- denza (1991) grazie ai suoi due presidenti. La costruzione del lago ha preso il via nel 2000 con il primo presidente ed è proseguita con il suo successore. Nel 2009, nell’inaugurare uno dei canali, il presidente Berdymukha- medov, come Platonov molti de- cenni prima, ha prospettato visioni di deserti fioriti. Tuttavia, se mai si riuscirà in un lontano futuro a con- vogliarvi tanta acqua da riempire la depressione di Karashor, si pre- vede che il lago sarà una brodaglia di sali e fertilizzanti. Considerate l’evaporazione e le perdite per in- filtrazione nel terreno lungo il tra- gitto, l’ipotesi del lago rimane, co- munque, molto remota. Meno re- mota appare, invece, l’ipotesi di un altro disastro ecologico. Maria Chiara Parenzo qualche chilometro dalla capitale in direzione del deserto per capire quanto illusoria sia quell’abbon- danza. Progetti faraonici La prima domenica di aprile in Turkmenistan si celebra la festa dell’acqua all’insegna dello slogan: una goccia d’acqua è un chicco d’oro. L’immagine è bella, ma per il momento del tutto priva di so- stanza. Il Turkmenistan è tra i paesi in cui il consumo idrico pro capite è più elevato. Ciò dipende soprat- tutto dall’enorme quantità di ac- qua che si perde nell’irrigazione e durante il trasporto. Per ottimiz- zare l’uso di questa risorsa biso- gnerebbe avviare un paziente e si- stematico lavoro di ristruttura- zione dei sistemi di irrigazione, di trasporto e conservazione dell’ac- qua. Invece di impegnarsi in un’a- zione a lungo termine e di scarsa visibilità, i presidenti hanno prefe- rito scegliere una soluzione di grande effetto ma di dubbio esito: un lago nel cuore del deserto da riempire con acqua proveniente da tutte le zone irrigue del paese. È stato, in sostanza, progettato un gigantesco sistema di drenaggio, con due canali collettori principali, uno di 432 chilometri a Nord, l’al- tro di 720 chilometri a Sud, che partendo dal bacino dell’Amu A RCHIVIO MC Ultimo reportage di Maria Chiara Parenzo: • Iran, Teheran, di lotta e di go- verno , aprile 2018. N OTE ( 1 ) «Qanat» è parola araba e signi- fica canale. «Kahriz» è parola per- siana composta da «kah», paglia, e «riz», gettare. Si usava la paglia per controllare il movimento dell’acqua nel canale sotterraneo. ( 2 ) Parole persiane: ab/ob significa «acqua», anbar «deposito», sard «freddo». ( 3 ) Vedi R. A. Lewis, Early irrigation in West Turkestan , «Annals of the Association of American Geo- graphers», 1965, vol. 56, n. 3, San Diego, California. ( 4 ) A. Platonov, Gorjachaja Arktika , 1934. ( 5 ) Turkmenistan: Issues and Ap- proaches to Combat Desertifica- tion , June, 2003, p. vii (pdf reperi- bile in rete). Qui sotto : la moschea Turkmenbashi Ruhy, costruita dal defunto presidente Niyazov a pochi chilometri dalla capitale. È stata al centro di varie controversie islamiche. © Dan Lundberg # TURKMENISTAN

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