Missioni Consolata - Ottobre 2018
Breve storia della ex Repubblica sovietica Due presidenti in 28 anni (per il bene del popolo) Già nell’epoca sovietica, il Turkmenistan era una delle repubbliche più arretrate. Il paese ha avuto finora due soli presidenti, entrambi caratterizzati da culto della personalità e poteri illimitati. Intanto, a dispetto della propaganda governativa, la popolazione vive in povertà. C ome entità statale e nei confini attuali il Turk- menistan è una creazione dell’Unione Sovie- tica. Il 27 ottobre 1924 dallo smembramento dell’ex governatorato zarista del Turkestan nacque la Repubblica socialista sovietica del Turkme- nistan, una delle più economicamente arretrate tra le quindici che componevano l’Urss. A sessantasette anni di distanza quello stesso giorno fu scelto per la proclamazione dell’indipendenza, un atto cui la diri- genza turkmena fu costretta dalla dissoluzione dell’U- nione Sovietica. Era il 1991. In Turkmenistan la transi- zione al nuovo quadro istituzionale avvenne senza in- taccare i rapporti di potere in essere: Saparmurad Niyazov , dal 1985 alla guida del Partito comunista turkmeno e della repubblica, divenne il presidente del nuovo stato indipendente; con un’operazione di fac- ciata il Pc turkmeno si trasformò nel Partito democra- tico del Turkmenistan. Per la forma di governo e la chiusura al mondo esterno il Turkmenistan ha conservato il carattere sovietico più di ogni altra repubblica dell’ex Urss, tanto da essere spesso paragonato alla Corea del Nord, solo che all’ideologia socialista si è sostituita l’esaltazione della «turkmenicità». Niyazov è rimasto presidente fino alla morte, avvenuta nel dicembre 2006, e ha esercitato un potere da monarca assoluto. Fin dall’inizio ha incoraggiato un culto della persona- lità che è divenuto col tempo sempre più smisurato. Lo stile di governo non è cambiato con il suo succes- sore Gurbanguly Berdymukhammedov , in carica dal 2007. Il presidente detiene un potere di fatto illi- mitato e controlla tutti i campi della vita nazionale: TURKMENISTAN politico, sociale, economico, culturale. Si occupa per- sonalmente di ogni questione, piccola o grande che sia. Come Niyazov, si atteggia a padre della nazione: un padre saggio e magnanimo, ma anche giusto e se- vero con chi sbaglia. Quegli si faceva chiamare con l’appellativo di Turkmenbashi , «Capo dei turkmeni», questi è invece Arkadag , «il Protettore». Tutto, natu- ralmente, è fatto per il bene del popolo, che i mezzi d’informazione ritraggono mentre si gode la vita nell’«Età dell’oro». Così la propaganda di regime chiama «il periodo di pace e benessere» assicurato ai turkmeni dai due presidenti. A suo tempo Niyazov giustificò la devozione assoluta che pretendeva dai suoi «sudditi» e l’esaltazione iperbolica della sua persona con la necessità di dare al popolo un’autorità in cui credere e un principio di unità nazionale. Il ferreo controllo esercitato dal pre- sidente e dalla sua cerchia su tutti gli aspetti della vita del paese ha, in effetti, impedito il nascere di spaccature lungo linee claniche, regionali, o etniche, come è avvenuto nelle altre repubbliche ex sovieti- che dell’Asia Centrale. Il prezzo per la popolazione però è molto alto. Abuso di potere e corruzione fanno parte della vita quotidiana dei turkmeni. Non c’è possibilità di opporsi alle decisioni e ai capricci delle autorità, non ci sono istanze indipendenti cui appellarsi: il volere del presidente e delle élite a lui le- gate è al di sopra di ogni legge. Grazie anche alla presenza pervasiva dei servizi di si- curezza e alla durezza delle repressioni in Turkmeni- stan non esiste un’opposizione; essa è rappresentata da piccoli gruppi che operano in esilio. 20 MC OTTOBRE 2018
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