Missioni Consolata - Ottobre 2018

14 MC OTTOBRE 2018 stanno dando buoni risultati an- che grazie al contributo di alcuni partner come Vietnam, Laos, Co- lombia, Iraq e Afghanistan, paesi che vivono problemi simili ai no- stri. Fino a pochi anni fa in Cam- bogia le vittime delle mine e bombe inesplose erano circa 4mila l’anno mentre ora sono meno di mille». Il Cmac venne istituito nel 1992, quando nel paese era presente l’Autorità transitoria delle Nazioni Unite in Cambogia (Untac), al fine di assistere il ritorno sicuro di mi- gliaia di sfollati nelle loro terre d'origine. Nel 2000 questo centro per lo sminamento divenne un organismo statale autonomo. Ha al suo servizio 1.715 persone, 1.387 delle quali attive sul campo, e numerosi macchinari per il rilevamento e la distruzione delle mine e altri ordigni esplo- sivi. Il Cmac ha il suo quartier ge- nerale nella capitale Phnom Penh e basi operative sparse in tutte le province. Le mine dei Khmer Uno dei distretti dove il Cmac è più impegnato è quello di Banan, nella provincia nordoccidentale di Battambang, ad un’ottantina di chilometri dal confine con la Thai- landia. «Questo - racconta Chhou Mab, capo villaggio di Thnor, a Banan - era tutto territorio dei Khmer Rossi. Qui tra il 1985 e il 1986 allestirono dei campi rima- nendovi fino al 1990. Riempirono la zona di mine che causano an- cora oggi numerose vittime. Siamo felici che il Cmac stia ripu- lendo la zona, è un bene per tutti noi». Lay Ponloeuk, funzionario del Cmac, è a capo del progetto Imv3 (Assistenza integrata per le vit- time nella pulizia delle mine, Fase 3) in corso in quattro distretti della provincia di Battambang, tra cui quello di Banan. «Sono 485 - dice Lay - le persone attive per la realizzazione di questo pro- gramma, divise in trenta squadre che hanno a disposizione una trentina di strumenti, tra cui mac- chinari pesanti per la distruzione delle mine. L'obiettivo dell’Imv3 è quello di ripulire l’area dalle mine e renderla utilizzabile per l’agri- coltura e l’installazione di mo- derne infrastrutture». Il perimetro in cui operano Lay e i suoi uomini è interamente recin- tato con del nastro rosso. Dove sono state trovate delle mine è stato piantato un cartello con il classico disegno del teschio indi- cante il pericolo di morte. «Dob- biamo essere molto meticolosi - illustra Sous Pov, caposquadra dell’Unità 8 - così da essere sicuri al 100 per cento che l’area sia li- bera da mine. Il problema princi- pale che riscontriamo a livello na- zionale è che le mine sono spar- pagliate un po’ ovunque, senza una logica apparente». Le mine ritrovate in questa zona sono di fabbricazione cinese, sovietica, vietnamita e in misura minore ce- coslovacca. A beneficiare delle operazioni di ripulitura che rien- trano nel progetto Imv3 saranno quattro famiglie di contadini e al- levatori, che hanno i propri ter- reni nelle immediate vicinanze. Una di queste famiglie è quella di Loung Lon, del villaggio di Thnon. «Ero in giro per le campagne in cerca di qualcosa per la cena - ri- corda Loung - quando misi un piede su una mina di produzione cinese. Era il 1997. Ho perso una gamba e la parte inferiore dell'al- tra è stata squarciata. Sono stato ferito anche alla coscia da alcune schegge. C’è voluto un anno per rimuoverle tutte. Sono povero e pertanto le autorità ogni mese mi danno del riso, niente di più». Le vittime delle mine Anche la provincia Nord occiden- tale di Pailin, al confine con la CAMBOGIA

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