Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2018

60 MC AGOSTO-SETTEMBRE2018 Solano, colombiano) ho vissuto per qualche anno. Una volta sono andato a trovarlo quando il nostro centro di dialogo interreli- gioso era ancora a Okkiltong, e con lui c’era un monaco buddista nostro amico. E lui mi ha detto: «Dai, andiamo al karaoke». E così ci siamo andati, io in clergy- man e il monaco col suo abito grigio. E la gente guardava stu- pita lo spettacolo di un prete cat- tolico e di un monaco buddista che cantavano insieme in co- reano. Quante discussioni teolo- giche ho avuto con padre Luiz Emer, ma stranamente sulle cose pratiche eravamo sempre d’accordo. Padre Paco (Francisco López, spagnolo) veniva invece da un al- tro pianeta. Ci siamo aiutati molto e anche voluti molto bene. Ma una volta mi sono ar- rabbiato davvero con lui. Era di nuovo in ritardo per un incontro che dovevamo fare insieme. Non erano due volte, non dieci, ma sempre, e ogni volta erano al- meno 30 minuti. Quanti rosari mi ha fatto dire quell’uomo. Così quel giorno non sono andato al- l’incontro e ho tagliato ogni co- municazione con lui. «Non ne posso più», mi sono detto, ma pregando in cappella dopo cena, ho letto queste parole: «Non la- sciate che nessuna radice cattiva cresca in mezzo a voi» (Eb 12,15). Mi sono reso conto che quelle parole erano proprio per me, così quella notte l’ho chia- mato al telefono, vivevamo in due comunità diverse, l’ho sve- gliato e ci siamo riconciliati. Un aspetto simpatico della no- stra comunità sono le vacanze estive che quasi tutti gli anni fac- ciamo insieme. Per me le più memorabili sono state le prime, pochi giorni dopo essere arrivato in Corea. Andammo al Soraksan National Park. Io mi aspettavo qualcosa come le Alpi, dove tu cammini fino ai 3.000 metri e poi sei solo a contemplare la natura. Ma no. Prima di salire in monta- gna abbiamo fatto la coda per comprare il biglietto, poi la salita e poi gente dappertutto, un bar, venditori di magliette e cibi vari. Addirittura, sulla cima dell’Ul- sanbawi (una punta rocciosa alta circa 800 metri) un signore ven- deva medaglie ricordo per chi era riuscito a fare tutti gli 888 scalini fino in cima. Ma la cosa più simpatica è stata che, il giorno prima di partire, siccome andavamo in montagna, padre Paco aveva raccomandato a pa- dre Antonio (Domenech del Rio, spagnolo) e a me, appena arri- vati, di portarci vestiti pesanti. Così noi due abbiamo riempito gli zaini con maglioni e giacconi come se dovessimo scalare l’Hi- malaya. Ma quello era il Sorak- san a fine settembre e faceva un caldo boia. Un altro anno siamo andati sulle montagne del Jirisan (nel Sud della Corea tra i 1.600 e 1.900 metri di altezza). Avevamo comprato una succosa anguria da 9 kg e qualcuno aveva sugge- rito di andare a mangiarla in cima a qualche montagnola. In- dovinate chi è stato il fortunato prescelto dalla sorte per portare l’anguria fino su? Arrivati in cima, però, nessuno aveva voglia di anguria, ed è toccato ancora a me riportarla giù. Anche le ultime vacanze insieme sono state speciali. Avevamo preparato giochi, birra e stuzzi- chini per animare la prima sera, ma senza neanche accorgercene abbiamo cominciato a parlare tra noi spontaneamente e libera- mente come vecchi amici che si ritrovano dopo anni, ed è stato COREA DEL SUD

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