Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2018

ANCORA DOMANDE SULLA MESSA Nel racconto dell’istitu- zione è più corretto dire «per voi e per tutti in re- missione dei peccati» o «per molti». Se la diretti- va di Benedetto XVI porta la data del 3 maggio 2012, perché l’Italia non si adegua? Perché si dice «Signore non son degno di parte- cipare alla tua mensa, ma dì soltanto...» e non piuttosto «non son degno che tu entri nella mia ca- sa» (intesa come ani- ma)? Tempo addietro ho a- scoltato una conferenza sul «Padre nostro» nella quale si sosteneva che sarebbe ora di cambiare il testo e dire «non ci ab- bandonare nella tenta- zione» piuttosto che «non ci indurre in tenta- zione». In fin dei conti sarebbe la versione che leggo nel vangelo, o for- se, mi hanno cambiato anche quello? Emanuela 12/04/2018 Gesù sapeva il greco, tan- to da essere in grado di scambiare anche delle battute, ma normalmente parlava in aramaico. Per questo fin dall’inizio del cristianesimo c’è stato il problema della traduzio- ne fedele delle sue parole, visto che il Vangelo è stato presto annunciato a gente che non parlava aramaico ma greco. Traccia di que- sto è il fatto che gli evan- gelisti a volte riportano delle parole direttamente in aramaico. Vedi ad e- sempio il «Talita kum» del Vangelo di Marco. Ora, quando si traduce ci si im- batte in sfumature di si- gnificato in certe espres- sioni che sono veramente difficili da rendere e allo- ra si scelgono le parole o le circonlocuzioni più vici- ne e fedeli, anche se non letterali. 6 MC AGOSTO-SETTEMBRE2018 Cari mission@ri Molti - tutti Quando è stata fatta la prima traduzione della messa in italiano, si è vo- luto sì mantenere la fe- deltà letterale al testo la- tino che era patrimonio secolare della tradizione cristiana, ma nello stesso tempo si è cercato di in- trodurre tutti gli adatta- menti necessari a rendere la traduzione più fedele non alla lettera ma al si- gnificato profondo, senza ambiguità, per rendere il testo comprensibile al di- scepolo di oggi. Per que- sto la Conferenza episco- pale italiana, e molte altre nel mondo, hanno accet- tato senza esitazione la traduzione «versato per voi e per tutti» che rende bene il significato più vero delle parole riportate da Luca e Paolo («per voi») e da Matteo e Marco (per / in favore di / per amore di «molti» / delle «moltitu- dini»). Infatti, secondo i biblisti e i linguisti il «pro multis» del latino non si- gnifica esclusione di alcu- ni, ma inclusione di tutti e tradurrebbe il termine greco «polloi» che a sua volta traduce la parola se- mitica «rabbiym», che in- dica «una grande moltitu- dine» e implica anche la nozione «tutti». È la tra- duzione che cerca di ren- dere nel modo migliore il senso originale delle pa- role di Gesù, che in ogni caso, non presupponeva- no alcuna contrapposizio- ne tra «molti» e «tutti». Sull’argomento è interve- nuto papa Benedetto XVI con una lettera del 14 a- prile 2012 al presidente della Conferenza episco- pale tedesca. Il testo della lettera è complesso e non è certo questo il luogo per farne una presentazione. Rivela comunque come negli anni del dopo Conci- lio c’è stato un grosso di- battito sui temi della tra- duzione e della interpre- tazione, provocato dall’esistenza, accanto a quelle eccellenti, di tradu- zioni sciatte o che hanno addirittura banalizzato i mune allora in tutta l’area attorno al Mediterraneo. Il verbo greco eis-e- nenk ē s , tradotto in latino è in-ducas , in italiano in- durre . Tale espressione, letteralmente corretta, ha però perso il senso per- missivo (lasciare/permet- tere) dell’espressione a- ramaica di Gesù. Dio per- mette le prove, ma non è lui a tentare. Per questo la nuova traduzione uffi- ciale della Conferenza E- piscopale Italiana del 2008 ha reso la richiesta con «non abbandonarci alla tentazione». Così scriveva Paolo Fari- nella: «Alla» o «nella» tentazione? In greco c’è la preposizione «eis» che non indica solo direzione (verso la - alla) ma con- penetrazione/con-tocca- mento (dentro - nella) che esige un contatto. Forse non esiste una traduzione corretta in assoluto: non abbandonarci «alla tenta- zione» può significare o- gni volta che si presenta la tentazione; «nella ten- tazione» può indicare una forma permanente di ten- tazione (vedi l’esigenza di «pregare per non cadere in tentazione» - Mt 26.41). Che si usi una traduzione o l’altra, il significato po- trebbe essere parafrasato con «non abbandonarci “mai” perché viviamo in testi sacri. Questo ha dato motivo alla linea più seve- ra della fedeltà letterale di prevalere su quella più interpretativa. Per que- sto, scrive il papa: «In questo contesto, è stato deciso dalla Santa Sede che, nella nuova traduzio- ne del Messale, l’espres- sione “pro multis” debba essere tradotta come tale, senza essere già interpre- tata. Al posto della versio- ne interpretativa “per tut- ti” deve andare la sempli- ce traduzione “per molti”», anche se il papa è «consapevole che [tale traduzione] rappresenta una sfida enorme per tutti coloro che hanno il com- pito di esporre la Parola di Dio nella Chiesa». «Per questo motivo - continua papa Benedetto -, nel mo- mento in cui, in base alla differenza tra traduzione e interpretazione, si scel- se la traduzione “molti”, si decise, al tempo stesso, che questa traduzione do- vesse essere preceduta, nelle singole aree lingui- stiche, da una catechesi accurata, per mezzo della quale i Vescovi avrebbero dovuto far comprendere concretamente ai loro sa- cerdoti e, attraverso di lo- ro, a tutti i fedeli, di che cosa si trattasse. Il far precedere la catechesi è la condizione essenziale per l’entrata in vigore del- la nuova traduzione». Tale catechesi da una parte deve far capire come la morte di Gesù sia davvero per tutta l’umanità, e dall’altra come nella cele- brazione eucaristica tale dono sia affidato ad una comunità concreta («voi», «molti»), che ha poi il do- vere/missione di esserne testimone verso tutti. «Non c’indurre» o «non ci abbandonare»? Non è cambiato il Vange- lo, ma solo la traduzione. Gesù con molta probabi- lità in aramaico ha detto «non lasciarci/farci entra- re in tentazione». Gli e- vangelisti hanno poi scrit- to in greco, la lingua co-

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