Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2018
COLOMBIA fondatore delle Farc, le Forze ar- mate rivoluzionarie di Colombia. «La cosa curiosa è che non solo eravamo della stessa cittadina ma compivamo gli anni nello stesso giorno, il 13 maggio. Molti anni dopo queste coincidenze mi da- ranno l’opportunità di stringere un’amicizia - se così possiamo chiamarla - con il gran capo delle Farc». A parte il luogo e il giorno di nascita, le strade intraprese dai due compaesani sono molto di- verse: Leonel - di 19 anni più gio- vane - studia per diventare sacer- dote, Manuel imbocca la strada della lotta armata. I due si trove- ranno per la prima volta faccia a faccia in circostanze particolari. Diventato missionario, nel 1977 padre Leonel parte per il Kenya, dove rimarrà per 11 anni. Qui ha modo di toccare con mano le con- seguenze dei conflitti in Sudan, Etiopia, Mozambico, Rwanda, Eri- trea, Somalia, Sudafrica. Tornato in patria, nel 1989 va in Caquetá e Putumayo (Amazzonia colom- biana), dove la guerra civile tra l’e- sercito (e milizie paramilitari) e le Farc è quotidianità. Forte della sua conoscenza del compaesano Marulanda e degli al- tri leader del movimento guerri- gliero, il missionario affianca mons. Luis Augusto Castro, media- tore ufficiale per il governo dell’al- lora presidente Andrés Pastrana, nei negoziati con le Farc. Nel frat- tempo, è anche assessore del Co- mitato generale e della sicurezza del municipio di San Vicente del Caguán, centro della cosiddetta zona di distensione durante i tre anni di negoziati (dal 1998 al 2001). All’epoca l’accordo non verrà raggiunto. Dopo un decennio in Amazzonia, padre Leonel decide di prendersi tre anni sabbatici per approfondire il tema del conflitto nelle Univer- sità di Cambridge e Harvard. È nel famoso ateneo statunitense che elabora una proposta metodolo- gica per insegnare il perdono e la riconciliazione in ambiti di guerra. Rientrato in Colombia, per concre- tizzare la propria idea, nel 2003 crea la Fundación para la reconci- liación , istituzione di cui è tuttora presidente. Avendo come obiet- tivo ultimo la soluzione dei conflitti e la conquista di una pace dura- tura, in 15 anni di vita la Fonda- zione elabora modelli pedagogici e di alfabetizzazione emozionale e crea centri e scuole di perdono e riconciliazione (queste ultime note con l’acronimo di EsPeRe ). Per il suo operato l’istituzione guidata da padre Leonel ottiene vari rico- noscimenti, nazionali e internazio- nali, tra cui il Premio Unesco di educazione alla pace (2006). «Oggi siamo presenti in 21 paesi del mondo», precisa con compren- sibile orgoglio. Gli accordi migliori del mondo Padre Leonel, partiamo dagli accordi di pace tra governo e Farc sottoscritti nel novembre del 2016. Lei come li giudica? «Voglio essere il più neutrale pos- sibile, ma i negoziati colombiani hanno prodotto i migliori accordi di pace mai sottoscritti nel mondo, almeno fino a questo momento. Non lo sostengo io ma esperti ed accademici. Adesso è il tempo della loro applicazione». Su quali elementi si basa questo giudizio largamente positivo? «Sul fatto che i negoziati hanno af- frontato sei questioni chiave dive- nute altrettanti pilastri degli ac- cordi finali. I sei pilastri sono i seguenti: riforma rurale e terra, inserimento e partecipazione politica degli ex combattenti, fine del conflitto, droga e coltivazioni di coca, que- stione delle vittime e verifica degli accordi». Rispetto al primo, quello della terra, si ritiene che esso sia stato elemento scatenante del conflitto. «In Colombia la distribuzione delle terre è sempre stata molto dise- guale. Si calcola che sia uno dei paesi più diseguali in tema di pro- prietà terriera. La pace passa senz’altro per una riforma agraria che ha avuto molti tentativi di so- luzione politica ma che mai sono stati portati a termine. Non so se raggiungeremo l’obiettivo in que- (segue a pagina 55) Sotto : padre Leonel Narváez Gómez a Bo- gotà nella sede della «Fundación para la reconciliación», di cui è fondatore e presi- dente. # © Fundación para la Reconciliación
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