Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2018
32 MC AGOSTO-SETTEMBRE2018 Nella Bibbia greca della LXX si trova 2 volte (cfr. Gb 16,2; Zc 1,13). Di norma traduce l’ebraico « Qahàl-adu- nanza /assemblea». Il lemma è prevalente di Gv, il quale gli attribuisce un’importanza particolare che tocca a noi capire. Nel sistema giudiziario semitico, il «consolatore» è una figura giuridica e richiama quella dell’AT del « go’el - vendicatore/riscattatore/redentore». Quando un ac- cusato veniva deferito in giudizio davanti agli anziani radunati alla porta della città, se uno dei giudici, sti- mato e autorevole, si alzava e andava a collocarsi «ac- canto» all’imputato, senza nemmeno proferire una sola parola, quell’uomo era salvo sulla garanzia dell’o- norabilità di colui che «ri-»vendicava la sua innocenza sul suo onore e la sua credibilità. La figura del «parà- clito» è dunque una figura stimata per la sua dirittura e autorevolezza che tutti gli riconoscono: un uomo il cui giudizio è inappellabile e in questo senso ha una va- lenza giuridica particolare. In questo contesto il «con- solatore/redentore» è anche «avvocato» perché prende le difese di qualcuno e testimonia in suo fa- vore. In 1Gv 2,1 «paràclito» è un attributo di Gesù, qualificato come giusto: «Se qualcuno ha peccato, ab- biamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giu- sto». Tutte le altre quattro occorrenze sono riferite allo Spirito Santo come è detto espressamente al v. 26. Perché? Nella risposta a questa domanda risiede la comprensione della festa della Pentecoste cristiana. L’affinità semantica tra «ek-klesìa» e «parà-clito» non è solo linguistica, ma anche funzionale, indica una reci- procità che bisogna mettere in luce. «Ek-klēsía» e «Parà-klētos», dunque, hanno la stessa radice e questo dovrebbe aprirci un oriz- zonte nuovo non solo sulla natura della Chiesa, ma anche sulla preghiera. L’ ekklēsía , infatti, non è una struttura, ma è [l’assemblea] radunata/ convo- cata/riunita da Dio, il cui fondamento e origine è il Paràklētos , il Consolatore, il Convocatore. Se la Chiesa è per sua natura «chiamata e convocata», la preghiera è l’atto, la realizzazione di questa convo- cazione o chiamata, cioè la risposta alla proposta di Dio d’incontrarsi, anzi di «vedersi» per realizzare il sogno/desiderio dei Greci espresso a Filippo: «Vo- gliamo vedere Gesù» (Gv 12,21). Non si tratta di un desiderio per una visione estetica, come se si fosse in un museo, ma di una visione che è trasfusione di sguardi, di linfa, di confidenze, di parole, di senti- menti, di vita. Ogni volta che ciascuno di noi «prega», risponde a un impulso, una chiamata del Paràclito che, in lui/lei, anche se da solo o sola, convoca l’Assemblea santa per dare a Dio l’opportunità di riposarsi nel «settimo giorno» (cfr. Gen 2,2-3) della preghiera, contemplando il volto e ascoltando i sentimenti dell’amore effuso sul mondo. L’orante è la senti- nella sugli spalti del mondo, mentre questo è di- stratto e dispersivo, incurante e blasfemo, pieno di sé e attento solo a sé per vigilare, vegliare, impe- trare misericordia, offrendo se stessi come «sacrifi- cio di lode» (cfr. Sal 116/115,17; Eb 13,15). Se ve- dessimo la preghiera come la nostra disponibilità di «dare riposo» a Dio, ogni nostra prospettiva cam- bierebbe. Essere chiamati e rispondere Proviamo ad esercitarci a pregare con un testo clas- sico: la stupenda pagina della vocazione di Samuele (cfr. 1Sam 3,4-11) che ha la dinamica puntuale di un percorso personale finalizzato alla comunità. Il testo ancora oggi costituisce una delle pagine più sublimi di tutta la Scrittura per descrivere che uno è chia- mato non per se stesso, ma per esercitare una fun- zione profetica nella comunità. Nel racconto s’intrec- ciano diverse dinamiche che meritano di essere sot- tolineate. «Il Signore chiamò: “Samuele!” ed egli rispose: “Ec- comi”, 5 poi corse da Eli e gli disse: “Mi hai chiamato, ec- comi!”. Egli rispose: “Non ti ho chiamato, torna a dor- mire!”. Tornò e si mise a dormire. 6 Ma il Signore chiamò di nuovo: “Samuele!”; Samuele si alzò e corse da Eli dicendo: “Mi hai chiamato, eccomi!”. Ma quello rispose di nuovo: “Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!”. 7 In realtà Samuele fino ad allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora ri- velata la parola del Signore. 8 Il Signore tornò a chia- mare: “Samuele!” per la terza volta; questi si alzò nuo- vamente e corse da Eli dicendo: “Mi hai chiamato, ec- comi!”. Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovane. 9 Eli disse a Samuele: “Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”. Samuele andò a dormire al suo posto. 10 Venne il Signore, stette accanto a lui e lo chiamò Insegnaci a pregare © AfMC / Benedetto Bellesi
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