Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2018
AGOSTO-SETTEMBRE2018 MC 29 MC A N el Vangelo proclamato Gesù diceva ai suoi di- scepoli: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non è alla maniera del mondo che ve la do. Che il vostro cuore non sia sconvolto né spaventato». Ecco un’altra frase profetica che descrive la situazione che viviamo. Tutti noi siamo sconvolti. Tutti noi siamo spa- ventati. Il nostro vivere insieme, la nostra coesione so- ciale, la nostra unità nazionale è stata violata e ri- messa in questione dai nemici della pace. L’ora è grave, perché la crisi è profonda e multidimen- sionale, con aspetti nascosti, di chi tira i fili, nell’ombra, e chi non ha alcuna considerazione per l’uomo. I ne- mici della pace hanno il loro piano; è per questo che dobbiamo essere vigilanti per non cedere ad alcuna manipolazione. Dobbiamo prendere le distanze e gio- care il nostro ruolo di sentinelle, di vedette, di chi guarda lontano e agisce con prudenza e virtù. Il discorso di papa Francesco durante la sua visita a Bangui, può aiutarci a capire la nostra crisi. Il papa af- ferma che la violenza è un’azione del diavolo; le per- sone cadono sotto il potere del male: «Tutte le nostre comunità soffrono indistintamente dell’ingiustizia e dell’odio cieco che il diavolo libera», diceva il santo Pa- dre. Per conseguenza, noi siamo impegnati in una bat- taglia spirituale […]. Il diavolo si scatena contro di noi, perché siamo la capitale spirituale del mondo. La prima Porta santa del giubileo della misericordia, la terra benedetta da Dio. Noi andiamo a combattere e vincere con le armi della fede. Per questo facciamo no- stre le raccomandazioni di san Paolo […]. A coloro che ci governano noi esprimiamo la no- stra riconoscenza per gli sforzi fatti nella for- mazione dei nostri militari. D’altronde noi vi lanciamo questo appello: prendete in maniera risoluta e determinata la vostra responsabilità. Il popolo soffre e chiede protezione. Domani ri- schia di essere tardi. Il nemico che abbiamo di fronte non ha pietà per nessuno. È pronto a colpire ad ogni occasione. Il ri- tardo nell’intervento ha lasciato il campo libero al ne- mico. Noi contiamo i nostri morti e i nostri feriti. Vi chiedo di rivedere il vostro sistema di difesa e la vostra strategia per un’azione coordinata ed efficace delle no- stre forze di difesa nazionale. Alla comunità internazionale, e in particolare alla Mi- nusca (Missione delle Nazioni Unite per la stabilizza- zione della Repubblica Centrafricana, ndr ): noi vi rin- graziamo per la vostra presenza al capezzale della na- zione centrafricana, e l’appoggio al processo di pace in corso. Ciò nonostante vogliamo attirare la vostra at- tenzione sulla lentezza degli interventi e la mancanza di professionalità di certi contingenti. Noi sappiamo che voi avete efficaci mezzi di comunicazione. Quando sentite il nostro Sos, per favore, venite presto per pro- teggerci e salvarci. E siamo convinti che Dio ci darà la forza di fare sempre meglio. Noi vi reiteriamo il desi- derio della popolazione di vedere una buona coordina- zione tra la Minusca e le forze di difesa nazionale. As- sumetevi la vostra responsabilità, in nome di Dio. C ari fratelli e sorelle, certo abbiamo perso dei cari membri della nostra famiglia, ma teniamo le te- stimonianze viventi del loro passaggio in mezzo a noi. […] Figlio mio Baba, ci mancherai. Ho di te il ricordo di un pastore instancabile che amava il suo ministero. Un prete umile. Non una sola volta ti ho visto in collera. Tu accettavi volentieri gli scherzi dei tuoi confratelli. Il tuo amore per il sango (la lingua africana più diffusa, ndr ) ci appassionava. Tu eri un prete coraggioso. Amavi l’Eucarestia e la celebravi ogni giorno. In carica nella Commissione diocesana giustizia e pace, operavi per il dialogo interreligioso e per la pace. Hai fatto la scelta di abitare in una casa molto vicina alla tua par- rocchia, anche se questa abitazione era vicina a Km5. Sì, figlio, tu hai vissuto quello che predicavi. Il Signore ti ha dato la grazia. Hai trovato la morte du- rante la celebrazione dell’Eucarestia che amavi. Il Van- gelo proclamato quel giorno parlava della pace per la quale tu operavi. Fedele servitore, entra nella gioia del tuo maestro. […] Non dimenticarti della tua famiglia. Due giorni prima di morire, a un funerale, all’omelia di- cevi di non aver paura della morte, ma di considerarla come un’amica, perché ci permette di vedere Dio. […] Liberamente tradotto daMarco Bello © Philip Kleinfeld/ R N © Crispen Dembasa-Kette/ R N
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=