Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2018
AGOSTO-SETTEMBRE 2018 MC 23 esse una massa indistinta, era in stato di putrefazione». Il mattino dopo Grégoire torna al villaggio insieme a un’infermiera, con un paio di cesoie per liberare il ra- gazzo. «Quando l’abbiamo por- tato in ospedale, Kouakou non fi- chici in condizioni gravi, ma mai mi sarei aspettato una scena si- mile. Kouakou era incatenato a terra nella postura di Gesù in croce, gambe e braccia legate da un filo di ferro. Il ferro era pene- trato nelle carni e formava con MC A niva di ringraziare e ripeteva: “Non capisco perché la mia fami- glia mi ha fatto questo, io non sono cattivo”». Pochi giorni dopo, a soli 21 anni, Kouakou muore di setticemia. «Non abbiamo potuto salvarlo, ma è morto con dignità, come un essere umano». Spiriti maligni, catene immonde Da quel momento Grégoire inizia a girare nei villaggi armato di ce- soie, seghe e martelli. In 25 anni libererà un migliaio di malati psi- chici incatenati o con gli arti bloc- cati da ceppi di legno. «Il caso li- mite è stato quello di Janine, una donna tenuta 36 anni con il brac- cio incastrato in un tronco, vicino a un immondezzaio. Abbiamo po- tuto ridarle la libertà e curarla, ma è rimasta storta, non è più riuscita a raddrizzarsi». Come può un familiare ridurre così i propri cari? «Non bisogna giudicare», dice Grégoire, «le famiglie agi- scono così per ignoranza e paura: non sanno cosa fare, temono che il malato faccia del male a qual- cuno, che sia posseduto dagli spi- riti maligni e possa contaminare gli altri. Ma se vi offrite di libe- rarlo e portarlo in un centro di cura, sono riconoscenti». Ben più scandalosi per Grégoire sono i trattamenti dei malati nei «campi di preghiera». Gestiti da sedicenti guaritori e profeti - ani- misti, cristiani o islamici - che S econdo l’Oms, in Africa la malattia mentale colpisce l’11% della popo- lazione (il 18% in Unione europea), i disturbi più diffusi sono depres- sione, schizofrenia, forme ansiose gravi. Rispetto all’Europa risul- tano meno frequenti, anche se in aumento, i problemi legati all’uso di alcol e droghe, mentre le più colpite dal disagio psichico sono le donne. In buona parte del continente, il numero degli psichiatri appare insufficiente: in Togo, ad esempio, dove le malattie neuropsichiatriche rappresentano il 6,6% delle patologie totali, ci sono solo 3 psichiatri su una popolazione di circa 6 milioni di abitanti. Vista la carenza di medici (anche delle altre spe- cializzazioni), è normale in Africa che gli infermieri si occupino di visitare, fare diagnosi, prescrivere farmaci ecc. I l fatto che la sanità, sia pubblica che privata, sia a pagamento, con tariffe spesso inaccessibili per la popolazione, favorisce il ricorso a guaritori tra- dizionali o santoni. I malati psichici, gli epilettici, i tossicodipendenti e gli alcolisti cronici - ritenuti pericolosi e «contaminanti» - difficilmente vengono affidati a ospedali o dispensari, se non in stadi avanzati della malattia, ormai cronici o addirittura terminali. Più spesso le famiglie li affidano ai «campi di preghiera», dove i malcapitati, considerati impuri e posseduti dagli spiriti maligni (o dal demonio, nella versione di alcune chiese cristiane) sono sotto- posti a riti purificatori che prevedono percosse, digiuni, insulti, facendo sof- frire il corpo per convincere lo spirito cattivo ad abbandonarlo. Queste re- clusioni, che riguardano anche ragazzini di 14-15 anni, durano spesso tutta la vita. Stefania Garini Psichiatria africana
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