Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2018
scienze del mondo, per aiutarci a non aver paura a scorgere l’amico Gesù sul cammino di ogni giorno, vissuto con semplicità e respon- sabilità. Conoscevi molto bene e a memo- ria la Parola di Dio, la Divina Com- media e altri scritti della lettera- tura italiana, ma conoscevi anche ogni tuo «pargolo» spirituale. Mi ricordo la relazione del primo anno di seminario, corrispon- dente alla mia prima media: «Rocco è un ragazzo buono». Queste sono le prime parole di Dio di fronte al suo creato, così me le hai scritte tu, lette dal par- roco, monsignor Giuseppe Zocco e da mio padre Riccardo, seguite da parole d’incoraggiamento da parte loro. Tu hai parlato con simboli, come i presepi, il primo che mi ricordo, nel 1973, costruito nel parlatorio del seminario di Ugento. Sulla porta avevi collocato dei compensati con al- cuni articoli di gior- nali appiccicati so- pra, chiaramente notizie scelte da tutto il mondo, poi davanti c’e- rano le immagini della natività, con delle catene intorno alla culla di Gesù. Chi ammirava la culla po- teva soprattutto leggere: «Si- gnore vieni a sciogliere le nostre catene». Come fanciullo, non mi interessavano più gli effetti delle lampade a mercurio poste sulle montagne e vallate, percorse dai pastori e le loro pecore, ma vo- levo sapere il significato di quelle parole vicino alla culla. Che dire dei canti liturgici? Non mi ricordo quale novena fosse quando ci hai portati tutti e trenta in una delle confraternite di Ugento. Ricordo però il conte- nuto della tua predica, la spiega- zione del canto cono- sciuto da tutti: «Esci dalla tua terra e va’». Ancora adesso mi rammento quello che hai detto e cresce d’in- tensità con la mia AGOSTO-SETTEMBRE 2018 MC 17 Scrivono molto su di te, ma mi chiedo con linguaggio salentino: «Sarà tutto oro quello che cola?». Certamente meriti anche di più, sono sicuro che, se la gente comune potesse scrivere qualcosa, scriverebbe la buona notizia che ancora traspare dalla tua indimenticabile vita. Tu, echeggiando gli insegnamenti del Concilio Vaticano II, ci inse- gnavi che per grazia del batte- simo non solo individualmente, ma anche comunitariamente, siamo incoraggiati dallo Spirito a crescere e camminare come «chiesa santa e gioiosa» che tra- suda l’amore di Dio in azione: co- munità profetica, sacerdotale e regale. Non mi sorprenderei se tu volessi continuare a tirare le orecchie a tanti di noi e a sussur- rare a papa Francesco il tuo di- spiacere di essere proclamato beato da solo. Sicuramente il tuo desiderio sarebbe che il ponte- fice proclamasse beata o santa la parrocchia «Natività beata Maria Vergine» di Tricase, o la «Chiesa locale di Molfetta», o il movi- mento «Pax Christi». Sì, avrebbe più senso e più incisività per il mondo in cui viviamo. Se un te- stimone come te provoca uno scossone di rinnovamento nello Spirito di Dio, certamente una parrocchia o diocesi santa, pro- vocherebbe un terremoto di gra- zia per scardinare fin dalle fon- damenta il regno diabolico che ci strangola. Esci dalla tua terra Sono contento di ricordarti, perché sei stato un uomo che ha dato senso e gusto alla propria vita e a quella di chi ha incontrato. Come le cacce al tesoro che orga- nizzavi per noi, per farci so- gnare, per ricercare su riviste e libri gli avvenimenti e le MC A • Contemplazione - azione | Formazione | Pace • A sinistra : il 20 aprile 2018 papa France- sco raccolto in preghiera davanti alla tomba di don Tonino Bello, ad Alessano. A destra : don Tonino Bello durante il con- vegno giovanile nella chiesa dell’Alla- mano a Torino, nel 1989. # © AfMC / Benedetto Bellesi
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