Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2018

e ci si potrebbe occupare degli al- tri problemi, che sono nell’insieme una conseguenza di questa guerra. Il presidente che arriverà dovrà prendere di petto l’applicazione di questi accordi, per farci andare avanti nella via della prosperità e della pace». Ma i jihadisti, in particolare quelli stranieri, non hanno partecipato agli accordi. Con loro non si può negoziare? «I jihadisti non hanno nulla da negoziare. Lo hanno detto quando hanno conquistato il Nord, che non erano venuti per negoziare uno stato o una solu- zione politica, erano venuti per instaurare uno stato islamico in Mali. Per cui occorre che il go- verno maliano trovi una soluzione politica alla situazione dei Tuareg nel Nord del Mali e a questo punto, tutti noi maliani, ci pos- siamo mettere insieme per com- battere gli islamisti. Io penso che non resisterebbero a un Mali unito, ma nelle condizioni attuali sono loro che approfittano e creano ogni giorno il caos sulla nostra terra». Ci sono islamisti stranieri ma an- che maliani che si sono radicaliz- zati. In particolare il capo più im- portante del momento è il tuareg Iyad ag Ghali. Già leader delle grandi ribellioni tuareg dal 1991 in avanti, si è poi islamizzato, ha fon- dato il gruppo Ansar Dine , tra i fondatori di Al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi), e nel 2017 ha riu- nito in un fronte comune diverse formazioni nel Gruppo di sostegno all’Islam e ai musulmani (Jnim). «Io penso che rispetto agli islami- sti maliani si possa trovare una soluzione. Secondo me, la mag- gior parte di loro si sono radicaliz- zati perché hanno visto questo passaggio come un modo per continuare la lotta politica per l’indipendenza del Nord. Se in- vece sentissero che c’è una reale volontà per una soluzione politica con i gruppi armati tuareg o di al- tre comunità del Nord, sarebbe possibile negoziare con loro. Per gli altri islamisti che non sono ma- liani, l’unica soluzione è combat- terli. Con o senza l’appoggio delle forze straniere. Non abbiamo ne- cessariamente bisogno di eserciti stranieri, ma è invece obbligato- rio ritrovare quello che ci unisce come maliani, come nazione, e a quel punto possiamo vincere la guerra contro gli islamisti, contro il sottosviluppo, e ben altre sfide». Marco Bello N OTA 1. L’accordo prevede, tra l’altro, la smobilitazione dei combattenti; la creazione di pattuglie miste governo - ex ribelli; l’installazione di autorità ad interim nelle città del Nord con la par- tecipazione degli ex ribelli, e la Confe- renza d’intesa nazionale, per una defi- nizione politica dell’Azawad. tenti jihadisti del Burkina Faso, An- sarul Islam (cfr. MC giugno ‘17), nato nella confinante provincia del Sahel burkinabè. Crisi senza soluzione? In una situazione così ingarbu- gliata è difficile vedere una via d’uscita. Chiediamo a Ousmane, uomo del Nord, che vive in capi- tale e che ha una visione d’in- sieme, di dirci quale sarebbe, se- condo lui, una pista per la solu- zione. «Secondo me è difficile prevedere. L’insicurezza ha gravi ripercussioni sulla situazione umanitaria e su quella politica. Tutto è molto complesso. La prima cosa da fare è applicare l’accordo di pace di Algeri, per co- minciare a trovare una soluzione politica alla ribellione tuareg nel Nord del Mali. In questo modo si farebbe un grande passo in avanti A RCHIVIO MC • Marco Bello, Di male in peggio , giugno 2017. • Marco Bello, C’erano una volta due Mali , novembre 2012. • Marco Alban e Marco Bello, Il grande vuoto , dicembre 2010. • Marco Bello, Sabbie mobili nel Nord Mali , settembre 2006. MC A AGOSTO-SETTEMBRE 2018 MC 15 PER INFO SUI PROGETTI LVIA • lvia@lvia.it . • www.lvia.it • tel. 0171-69.69.75 • Via mons. Peano 8/b, 12100 Cuneo, Italia.

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