Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2018

12 MC AGOSTO-SETTEMBRE 2018 base etnica. Ogni comunità si or- ganizza e si dissocia dai gruppi principali che sono i firmatari degli accordi. Esse temono, infatti, che se un giorno ci saranno i dividendi degli accordi, non tutte le comu- nità rimaste nei grossi gruppi sa- ranno soddisfatte». Molti attori sul terreno Oltre alla Minusma e all’esercito maliano - tornato nel Nord, dove controlla oggi le città, grazie al- l’intervento militare francese nel 2013 - la realtà degli attori sul terreno è complessa e variabile. Racconta Ousmane: «C’è il Coor- dinamento dei movimenti dell’A- zawad (Cma), il quale costituisce l’insieme dei grossi movimenti ar- mati indipendentisti che hanno proclamato l’indipendenza dell’A- zawad, poi ci sono diversi gruppi islamisti radicali, alcuni gestiti da maliani, altri da stranieri (in parti- colare algerini, ndr ). Oltre a que- sti ci sono tante piccole milizie lo- cali, comunitarie, che son state create e contribuiscono a rendere il clima pesante. Sono anche pre- senti bande di malviventi che operano e ostacolano il lavoro delle Ong, rubando le loro auto e compiendo assalti. Un insieme di attori armati che rende la situa- zione piuttosto complessa». La popolazione è la principale vit- tima di questa situazione di insicu- rezza e instabilità, nella quale gli assalti si susseguono quotidiana- mente. Continua Ousmane: «La popolazione del Nord Mali cerca di capire cosa stia succedendo, per- ché ci sono stati troppi cambia- menti in questi ultimi tempi. Siamo partiti nel 2012 con uno stato maliano centrale relativa- mente forte, per arrivare a una si- tuazione in cui il Nord è caduto nelle mani di diversi gruppi armati, uno stato autoproclamato dell’A- zawad, per poi passare a uno stato islamista, perché gli jihadisti hanno cacciato gli indipendentisti. Siamo quindi ritornati a uno stato maliano diverso da quello del 2012, appoggiato da forze stra- niere e delle Nazioni Unite». Oltre alla sicurezza sono i servizi a mancare: «La violenza è a tutti i livelli, anche nei piccoli villaggi, in zone dove lo stato non esiste più e i servizi sociali di base, come l’acqua, l’educazione, la salute, non sono garantiti. Per questo motivo c’è un grande numero di sfollati, sia verso paesi confinanti sia all’interno del Mali in dire- zione del centro e Sud del paese». I dati delle Nazioni Unite di aprile 2018 parlano di circa 60.000 persone sfollate all’in- terno e 137.000 rifugiate in Burkina Faso, Niger e Mauritania. Anche nel centro del Mali la si- tuazione è divenuta complessa. «Le condizioni nella zona cen- trale non sono diverse, è la stessa crisi del Nord che avanza nel centro, con gli stessi attori. Dato che non si trova soluzione alla base, la crisi si estende anche verso il Sud e ora tocca paesi li- mitrofi come il Sahel burkinabè (il Nord del Burkina Faso, ndr ), che è stato contagiato dalla crisi, e la frontiera con il Niger (Nord Est, ndr ). È tutta un’area geografica che vede la crisi estendersi». In particolare il centro del paese è diventato teatro di scontri tra diverse etnie (cfr. MC giugno Sopra : realizzazione di un pozzo artesiano con pompa manuale nella regione di Gao. Al centro : un pozzo realizzato dall’Lvia in zona desertica del Nord. A sinistra : un’équipe dell’Ong Lvia al lavoro per riparare un pozzo nel Nord del Mali. #

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