Missioni Consolata - Luglio 2018

giunge un’altra: «Pregando, non sprecate parole come i pa- gani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, per- ché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima an- cora che gliele chiediate» (6:7- 8). Solo Gesù è il modello della nostra fede e non i pagani che credevano che l’esaudimento delle loro preghiere fosse pro- porzionato alla quantità delle parole usate. Già la letteratura sapienziale aveva ammonito a non usare troppe parole: «Non essere precipitoso con la bocca e il tuo cuore non si affretti a pro- ferire parole davanti a Dio, per- ché Dio è in cielo e tu sei sulla terra; perciò siano poche le tue parole» (Qoh 5:1). Dobbiamo tener presente che la preghiera non è una formula magica usata per piegare a nostro fa- vore la volontà di Dio, ma è in- vece il tentativo di entrare in in- tima comunione con lui per ca- pire quale sia la sua volontà e ottenere la forza e la determi- nazione di eseguirla. Va tenuto conto che Gesù qui non vuole stigmatizzate una preghiera prolungata vuole solamente condannare l’uso sterile e vuoto di parole, che non siano ispirate dal un profondo spirito di fede e docilità quasi che Dio avesse bisogno di essere rag- guagliato circa il tumulto dei nostri pensieri e angosce che tormentano il nostro spirito. Di certo egli già conosce le fibre più intime della nostra vita. Dio si coglie nel silenzio contem- plato. Dio non ama il rumore delle parole, ma la gentile brezza del mattino, il silenzio del cuore (cf. 1Re 19:11-12). Dobbiamo entrare nel silenzio del nostro cuore e mormorare le parole che lo Spirito Santo ci sussurra. Pregare per coloro che ci perseguitano Nel discorso della montagna Gesù esorta ad amare i nemici. La nuova legge che egli sta inaugurando sul monte richiede che i cristiani d’ora in poi siano contraddistinti da questo diffi- cile impegno. Infatti egli af- ferma: «Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: “amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perse- guitano”» (5:43-44). Il cristiano non solo è chiamato ad amare i suoi nemici ma an- che a pregare per loro. Gesù dà anche il motivo teologico per una simile esortazione: per- ché il Padre celeste non fa di- stinzione tra il buono e il cat- tivo, tra il giusto e l’ingiusto. La preghiera del cristiano rimane inesorabilmente sterile se non segue l’esempio di Gesù, che sulla croce dice: «Padre per- dona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34). Anche le parole di Paolo sono illuminanti a questo riguardo: «Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, men- tre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. A mag- gior ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se in- fatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Fi- glio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo sal- vati mediante la sua vita» (Rom 5,8-10). Il termine «nemici» va inteso in senso lato. Nemici sono tutti coloro che rompono l’armonia della nostra esi- stenza, tutti coloro che nutrono sentimenti di gelosia nei nostri confronti. In ultima analisi la preghiera in- dividuale è sempre un’espres- sione di fede e di obbediente sottomissione alla volontà del Padre. La preghiera personale è l’elemento fondamentale perché si possa avere una pre- ghiera comunitaria. CONCLUSIONE La preghiera missionaria nel Vangelo di Matteo ha una colo- ritura cristologica. Cristo è senza dubbio l’unico interprete del Padre. I missionari impare- ranno gradualmente, attraverso un’assidua meditazione della parola di Cristo, a conformarsi a lui allo scopo di pensare e agire come lui. Essi impare- ranno che i contorni del volto del Padre sono adombrati dalle parole che Cristo ha pronun- ciato nel suo ministero pub- blico. I missionari devono radu- nare le comunità che sono nate dal loro lavoro apostolico e in- segnare a cogliere in se stesse la potenza energizzante del Ri- sorto e a sentire la gioia di es- sere rigenerati nuovamente e rallegrarsi di essere diventati fi- gli di Dio. I missionari saranno capaci di generare nuove comunità di fede e aiutarle a crescere solo se essi stessi previamente sono stati capaci di ritirarsi nelle loro «camere private», e lì sono stati capaci di percepire la presenza del Cristo risorto. Una osmosi spirituale con la ricchezza di Cristo renderà capaci tali mis- sionari a trasmettere alle comu- nità cristiane la grandezza della misericordia del Padre. Antonio Magnante ( continua ) AMICO.RIVISTAMISSIONICONSOLATA.IT don Tommaso / Flickr.com

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