Missioni Consolata - Luglio 2018
semplicemente, nello sforzo umile ma potente e continuamente rinnovato di imitare il Cristo». Come si caratterizza la tua permanenza in Africa? Nel 1970 mi faccio trasferire nella scuola governativa di Wajir, nel Nord Est del Kenya, dove padre Salva- tore Baldazzi, sempre missionario della Consolata e romagnolo come me, ha appena aperto una Girls’ Town . Lì mi raggiunge la mia amica Maria Teresa Bat- tistini e poi altre compagne. Insieme diamo vita a una piccola comunità di laiche missionarie. Ci dedichiamo in particolare ai nomadi - prevalentemente somali - del deserto, dei quali ammiro la fede semplice e l’ab- bandono totale in Dio. La vostra presenza in quell’ambiente non è cer- tamente priva di rischi. Siamo ostacolate in diversi modi. Ci prendono a sas- sate e una notte i ladri non solo ci derubano ma an- che ci malmenano pesantemente. Non molliamo però. Con gli aiuti che riceviamo da Forlì, fondiamo un centro di riabilitazione per disabili - non esisteva niente del genere in quel vasto territorio - e inizio Annalena Tonelli nasce a Forlì il 2 aprile 1943, terza di cinque figli. Sin dall’infanzia si sente chiamata a donarsi per gli altri, come racconta nel dicembre 2001, durante un convegno al quale è stata invitata, svolto presso l’Aula Nervi in Vaticano: «Scelsi che ero una bam- bina di essere per gli altri, i poveri, i sofferenti, gli abbandonati, i non amati, e così sono stata e confido di continuare fino alla fine della mia vita. Volevo seguire solo Gesù Cristo, null’altro mi interessava così fortemente: Lui e i poveri attraverso Lui». Dopo aver frequentato il liceo classico e un anno di stage a Boston in America, si iscrive alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Bologna. Si forma nell’Azione Cattolica forli- vese, nella sua parrocchia e nella Fuci (Fede- razione Universitaria Cattolica Italiana), della cui sezione femminile locale diviene presi- dente. Nel tempo libero dagli studi, organizza convegni e incontri. Grande trascinatrice, porta le amiche al brefotrofio, trasformandole in mamme di tanti bambini. Nel 1963 contri- buisce in modo determinante a far nascere a Forlì il «Comitato contro la fame nel mondo». Dopo la laurea, conseguita nel 1969, desidera partire per l’India, che ha imparato a cono- scere attraverso la lettura dei libri di Gandhi. I familiari non vogliono che parta né per l’In- dia né per altri paesi, ma lei coglie la prima oc- casione possibile e, dietro consiglio di un’a- mica, parte per Nairobi, capitale del Kenya. Proprio in terra d’Africa comincia così la sua straordinaria avventura come missionaria laica, da cui scaturisce il nostro colloquio. Annalena come è stato il tuo primo impatto con la realtà africana? Padre Giovanni De Marchi, missionario della Conso- lata nella diocesi di Nyeri, mi accoglie a Nairobi e con lui vado come insegnante di inglese nella Chinga Boys , una scuola secondaria fondata nel 1964 vicino a Othaya nella missione di Karema. Lì comincio a farmi le ossa, a conoscere l’ambiente e ad allargare il mio interesse verso il Nord desertico del Kenya. Più passano i mesi, più mi convinco che il mio futuro è in Africa. A un amico sacerdote scrivo: «Sono certa che alla fine scoprirò che anche la vita qui è grazia, perché tutto è grazia, se io dovunque mi trovo, vivo 36. Annalena Tonelli 4 chiacchiere con « i Perdenti» di Mario Bandera 70 MC LUGLIO2018 CC Annalena Tonelli in Boston 1961
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