Missioni Consolata - Luglio 2018

Berlusconi, allora presidente del Consiglio, si vide recapitare una lettera a firma di Mario Draghi e Jean-Claude Trichet ( riquadro ), in cui si segnalava che dopo aver di- scusso la situazione dei titoli di stato italiani, il Consiglio direttivo della Banca centrale europea aveva giudicato necessario solleci- tare le autorità italiane a «un’a- zione pressante per ristabilire la fiducia degli investitori». E, per non rimanere nel generico, la let- tera elencava dettagliatamente le riforme che dovevano essere in- traprese dal governo italiano, compresa l’abolizione delle Pro- vince, passando per la piena libe- ralizzazione dei servizi pubblici, la riforma delle pensioni, la revi- sione della legge sui licenziamenti e molto altro ancora. Berlusconi non riuscì a realizzare le riforme auspicate e il 12 no- vembre del 2011 fu sollecitato a dimettersi per lasciare la poltrona a Mario Monti. Un cambio di guardia voluto dall’Europa che molti non hanno esitato a definire un colpo di stato. indebitamento cronico. Con un debito strutturalmente al di sopra del 100% del Pil, gli occhi dei mer- cati erano puntati sull’Italia per cogliere il benché minimo segnale di peggioramento da sfruttare per organizzare un attacco specula- tivo contro di essa e magari anche contro l’euro (come avvenuto an- che a maggio-giugno 2018, ndr ). L’Unione europea sudava freddo e avrebbe tanto desiderato poter entrare a gamba tesa nella poli- tica interna italiana per imporle l’adozione di misure d’austerità che avrebbero rassicurato i mer- cati e quindi ridotto i rischi di ri- torsioni da parte del mondo della finanza. Ma a differenza della Grecia, l’Italia non aveva chiesto prestiti all’Europa, per cui man- cava l’appiglio su cui esercitare il ricatto. Alla fine l’Unione europea trovò il modo di fare passare dalla finestra ciò che non riusciva a fare entrare dalla porta e lo fece ap- pellandosi all’intervento di due strutture tecniche: la Banca d’Ita- lia e la Banca centrale europea. Fu così che il 4 agosto 2011, Silvio E la chiamano economia 64 MC LUGLIO 2018 Le «riforme» della Troika È successo alla Grecia esattamente come successe, negli anni Ottanta del secolo scorso, nei confronti dei paesi del Sud del mondo, quando il Fondo monetario internazionale si dichiarò disponibile a venire in loro soccorso purché accettassero di in- trodurre una serie di riforme che avevano come obiettivo la trasfor- mazione delle loro economie in si- stemi neoliberisti. E con la scusa di aiutarla a ritrovare la propria so- stenibilità economica e a ripren- dere la strada della crescita, anche la Grecia venne obbligata ad adot- tare una serie di misure, «riforme» come dice la Troika, cheavevano come obiettivo la riduzione del peso dello stato e la crescita del potere del mercato e, per con- verso, la riduzione della sicurezza sociale, dei salari e dei diritti dei la- voratori. Con conseguenze disa- strose su tutti i piani. Dal 2008 al 2015 in Grecia la spesa sanitaria pro capite fu tagliata di un terzo tanto che oggi un quarto dei greci si ritrova senza copertura sanitaria. Negli ospedali mancano lenzuola, garze e medicinali. Le infezioni ospedaliere sono sempre più fre- quenti, gli interventi non riusciti si moltiplicano, i medici migliori fug- gono all’estero. Salari e pensioni hanno subito tagli dal 30 al 50% mentre la disoccupazione è salita al 25% con i giovani colpiti in ma- niera particolare. La povertà estrema è passata dal 9% nel 2011 al 15% nel 2015 e, se includiamo anchei greci in povertà relativa, scopriamo che la percentuale com- plessiva dei poveri al 2015 si col- loca al 23% della popolazione. Dal 2009 al 2016 il numero dei senza tetto è quadruplicato a causa del- l’abolizione del sostegno all’allog- gio. Mezzo milione di greci, su un totale di 10 milioni, vivono grazie ai pasti messi a disposizione dalle organizzazioni umanitarie. Una vera tragedia umana che molti non hanno retto facendo raddoppiare il numero dei suicidi passati da 373 nel 2009, a 616 nel 2015. Il turno dell’Italia Anche l’Italia venne inclusa fra i Piigs. Non tanto per un peggiora- mento repentino del suo debito pubblico, quanto per il suo stato di M ITTENTE I NCIPIT M ISURE ESSENZIALI • Mario Draghi (governatore Banca d’Italia) e Jean-Claude Trichet (presidente Bce). • Caro Primoministro [Silvio Berlusconi] Il Consiglio direttivo della Banca centrale eu- ropea il 4 agosto ha discusso la situazione nei mercati dei titoli di stato italiani. Il Consiglio direttivo ritiene che sia necessaria un’azione pressante da parte delle autorità italiane per ristabilire la fiducia degli investitori. • privatizzazioni su larga scala; • riformare ulteriormente il sistema di contrat- tazione salariale collettiva; • accurata revisione delle norme che regolano l’assunzione e il licenziamento dei dipendenti; • intervenire ulteriormente nel sistema pensio- nistico; • riduzione significativa dei costi del pubblico impiego, rafforzando le regole per il turnover e, se necessario, riducendo gli stipendi; • una riforma costituzionale che renda più stringenti le regole di bilancio; • forte impegno ad abolire o a fondere strati am- ministrativi intermedi (come le Province). 5 AGOSTO 2011 Lettera all’Italia

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