Missioni Consolata - Luglio 2018

MC R Qui sotto : le lacrime di Rebecca. | Pagina seguente : una donna cristiana irakena. # sporge denuncia alla polizia lo- cale, l’aggressore sostiene che la ragazza si è convertita sponta- neamente e accusa a sua volta la famiglia di cercare di costringerla a riabbracciare il Cristianesimo. La vittima viene dunque invitata a testimoniare, ma sarà costretta a giurare di essersi convertita vo- lontariamente. E come se non ba- stasse, non è raro che la famiglia della ragazza sia a sua volta mi- nacciata - specie se vi sono altre figlie femmine - e costretta a cambiare città. Uno degli ultimi casi riguarda Eli- sha Iqbal, appena 12 anni, violen- tata e costretta a convertirsi all’I- slam. Elisha è stata sequestrata a Pindorian, Islamabad, da un uomo nel febbraio 2018, ma quando suo padre Iqbal e sua ma- dre sono andati a denunciare il fatto, anziché cercare la ragazza, i poliziotti li hanno arrestati per aver formulato false accuse. Un altro caso drammatico che ri- guarda un tentativo di conver- sione forzata in Pakistan è quello di Asma Yaqoob, la venticin- quenne cristiana di Sialkot, bru- ciata viva lo scorso aprile dal suo fidanzato perché si era rifiutata di convertirsi all’Islam. sato ripetutamente di lei. Da una di queste violenze è nato in se- guito un bambino, a cui è stato dato un nome islamico che lei, una volta libera, ha cambiato in Cristopher, portatore di Cristo. Quando l’esercito nigeriano ha raggiunto l’area in cui era tenuta prigioniera, Rebecca ha approfit- tato della distrazione dei suoi car- cerieri per fuggire assieme ai suoi figli. Ora si è ricongiunta con suo marito, con il quale vive assieme al loro Zachary e al piccolo Chri- stopher. L’Egitto di al-Sisi Non troppo diversa la situazione in Egitto, dove sono frequenti i rapimenti e le conversioni forzate di donne cristiane. Tali episodi non rappresentano una novità nel paese, nel quale si riportano casi fin dai tempi della presidenza di Sadat (1970-1981), ma a par- tire dalle rivolte di Piazza Tahir ha raggiunto livelli preoccupanti. Ra- pimenti e conversioni forzate non mancano neanche oggi, con l’at- tuale presidenza del generale al- Sisi, nonostante le promesse go- vernative al riguardo. Un ex rapi- tore, intervistato dal World Watch Monitor nel 2017, ha in- fatti rivelato che esiste una rete di salafiti dediti a rapire le ra- gazze cristiane per convertirle all’Islam. I soldi per finanziare tale network provengono in larga parte dall’Arabia Saudita. Il caso di Boko Haram In Nigeria, la setta islamista Boko Haram ( cfr. MC ottobre 2016) ha dichiarato apertamente di consi- derare il rapimento e la conver- sione forzata delle donne cri- stiane come parte di un piano per terrorizzare i cristiani e obbligarli a lasciare il Nord della Nigeria. Una pratica balzata agli occhi del mondo con il rapimento di 276 studentesse avvenuto a Chibok, nello stato di Borno, nella notte tra il 14 e il 15 aprile del 2014. Tante ragazze - l’ultimo caso è del febbraio 2018 - hanno raccontato di essere state rapite e condotte in case di imam e emiri per essere violentate e convertite con la forza. Tra loro Rebecca Bitrus, 28 anni, recentemente arrivata in Italia ospite di Aiuto alla Chiesa che Soffre . Era il 21 agosto 2014 quando membri di Boko Haram hanno invaso il suo villaggio nello stato di Borno, al confine tra Ciad e Niger. Rebecca, incinta del ter- zogenito, fuggiva assieme a suo marito Bitrus e ai loro figli Za- chary e Jonathan, all’epoca di tre e un anno. Con i bambini però non riuscivano ad andare abba- stanza veloci e, siccome Rebecca sapeva che se i Boko Haram li avessero raggiunti avrebbero uc- ciso suo marito, ha detto a Bitrus di andare avanti senza di loro. Non ci è voluto molto prima che i terroristi raggiungessero la donna e i suoi due bambini. Catturati, li hanno condotti in un loro accam- pamento assieme ad altri prigio- nieri. È iniziato così un lungo in- cubo durato due anni, durante il quale Rebecca ha perduto il bimbo che portava nel grembo e il più piccolo degli altri due. «Ri- cordo ancora le grida delle ra- gazze violentate davanti ai miei occhi». I jihadisti hanno intimato più volte a Rebecca di convertirsi all’Islam, ma lei ha sempre rifiu- tato. Così, per punirla, hanno preso il piccolo Jonathan lancian- dolo nel fiume e lasciandolo an- negare. Rebecca però non si è piegata e i suoi carcerieri l’hanno rinchiusa in una cella senza acqua e cibo per giorni. Quando hanno riaperto la cella, convinti di tro- varla morta, hanno scoperto in- vece che era ancora viva. L’hanno poi venduta come schiava a un membro della setta che ha abu- © ACS

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