Missioni Consolata - Luglio 2018
LUGLIO2018 MC 55 Qual è la situazione attuale nei paesi amazzonici? «In tutti i nove paesi abbiamo situazioni problematiche. Il B RASILE - sia con Temer che con Dilma - certamente ha fatto passi indietro rispetto al passato. Per esempio, rispetto alla demarcazione delle terre indigene. Il mo- dello neoliberale e accaparratore sta dominando le deci- sioni politiche brasiliane. Anche in B OLIVIA , dove si par- lava dei diritti della madre terra, si è fatta marcia indie- tro come nel caso del Tipnis. Qui si è tolta la intangibi- lità e una strada taglierà in due la riserva. Pare per favo- rire gli interessi dei produttori di coca con i quali il go- verno ha una relazione molto diretta. Infatti, il tracciato della strada non favorisce le comunità, ma segue pro- prio il percorso della coca. Anche in E CUADOR abbiamo fatto tanti bei discorsi, ma oggi - con il paese dipendente dal petrolio - si sta par- lando sempre e soltanto di permettere l’esplorazione pe- trolifera in zone intangibili, naturali, ancestrali. Quando è uscito il primo barile di petrolio dal parco Yasuní hanno festeggiato. Dicono che ci siano standard elevatis- simi per la sicurezza, ma sappiamo tutti che non esiste un impatto ambientale nullo. Nel P ERÚ ci sono continue perdite di petrolio nei terri- tori delle comunità indigene. I popoli Awajún e Wampis sono stati criminalizzati per avere richiesto la consulta- zione preventiva, anche se essa è un diritto riconosciuto come costituzionale. E poi c’è la terribile situazione di Madre de Dios (vedere MC, giugno 2012) . In C OLOMBIA , come in Perú e in Brasile, c’è molta atti- vità mineraria illegale che usa metalli pesanti che conta- minano i fiumi. Già ci sono casi di popolazioni indigene malate a causa del pesce contaminato da mercurio. La condizione di postconflitto ha inoltre determinato dina- miche nuove e una situazione paradossale. Riserve natu- rali che ricadevano nei territori in mano alla guerriglia erano rimaste integre, ora sono esplorate e date in con- cessione anche per finanziare il processo di pace e dare alternative agli ex guerriglieri. In V ENEZUELA , c’è la questione legata al cosiddetto arco minero del fiume Orinoco (negli stati Bolivar, Amazonas e Delta Amacuro, ndr ). Qui c’è il più grande progetto di estrazione mineraria del paese, proprio in un luogo di alta biodiversità e di presenza indigena. L’impatto sarà molto grave, come dimostrano varie ricerche. Infine, an- che nei paesi amazzonici più piccoli - G UYANA , S URI - NAME e G UYANA FRANCESE - ci sono gravi problemi a causa delle miniere. Insomma, il modello estrattivista si sta approfondendo praticamente ovunque». I governi dei paesi amazzonici sostengono che non ci sia un’alternativa all’estrattivismo. «Ma neppure si sforzano di trovare strade alternative. Questo modello ha generato un grande debito con le po- polazioni originarie e soprattutto il costo della distru- zione dell’Amazzonia è assai maggiore dei benefici e mette a rischio il futuro delle prossime generazioni». Cos’è la «Red eclesial panamazónica » ? «La Repam è uno sforzo di articolazione di distinte istanze della Chiesa cattolica nel gran territorio amaz- zonico. Anche se è stata fondata soltanto tre anni fa, essa è il risultato di decenni, per non dire secoli, di presenza sul territorio. Una presenza che ha avuto matrici positive ma anche negative. Come dice papa Francesco, dobbiamo iniziare chiedendo perdono per gli errori storici, i peccati e i crimini commessi nel processo di colonizzazione. Oggi però esiste anche una Chiesa profetica con uomini che hanno dato la propria vita per l’Amazzonia. Approfittando della sua presenza capillare su tutto il territorio, la Repam si è posta al servizio della realtà amazzonica e dei suoi problemi». In quanto «rete», quali modalità di comunica- zione privilegiate? «Come Repam abbiamo relazioni con varie istituzioni del territorio, tra cui anche quelle che si occupano di comunicazione. O meglio di comunicazione per la tra- sformazione. Come l’ Asociación Latinoamericana de Educación Radiofónica (Aler) o Radialistas Apasiona- das y Apasionados ». Con Radialistas (vedere MC, aprile 2016) avete col- laborato per un lavoro sulla Laudato Si’. «Vero. Con José Ignacio López Vigil e i suoi collabora- tori abbiamo pensato come far arrivare la Laudato Si’ , una delle encicliche più potenti in tema ambientale, al cuore della gente e delle comunità. L’enciclica è scritta in un linguaggio diverso, ma rimane anche un’impronta teologica, scientifica e politica. Il nostro obiettivo era di abbassare il tono per renderla com- prensibile alle persone semplici. Per questo abbiamo creato una serie radiofonica di 20 puntate in cui San Francesco d’Assisi ritorna sulla terra e scopre i disa- stri prodotti dall’uomo. Sfruttando la sua abilità nel parlare con tutti, lo facciamo dialogare con il fratello petrolio, con la sorella soia transgenica, con il fratello mais e via dicendo, percorrendo tutta l’America La- tina per far intendere l’impatto del cambio climatico e la gravità della situazione». Mauricio, come avete accolto l’annuncio del Si- nodo panamazzonico dell’ottobre 2019? «Come una grande opportunità. Il nostro slogan è “ amazonizar el mundo ” (amazzonizzare il mondo). Che significa rendere cosciente il mondo intero dell’im- portanza vitale di questo territorio unico. Bellissimo, fragile e profondamente minacciato». PaoloMoiola MC A
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