Missioni Consolata - Luglio 2018

seguire il ToBike ed infine il tram. Oppure solo la bici o alle volte solo il bus. Ma questa dimesti- chezza arriva solo dopo anni di pratica e di per- correnza delle vie della città, perché qua le strade non sono semplici numeri, qua le strade sono vere e proprie biografie ed è più che ovvio che non sia facile orientarsi fra tutti questi nomi. Appena ar- rivata in città, ho abitato fra le strade degli artisti; una condizione meravigliosa che sembrava im- pormi tacitamente il mandato di vivere artistica- mente. Non so se ci sono effettivamente riuscita, ma quando ogni giorno da via Antonio Canova im- boccavo via Benvenuto Cellini, fino alla fermata del bus, a me sembrava sempre di camminare in un museo. Bogotá invece, con il suo passato coloniale, ha una rete stradale che segue i lineamenti del cardo e del decumano: la toponomastica della griglia che ne risulta non utilizza nomi di municipi e perso- naggi storici, bensì è composta da numeri, ordi- nali e cardinali. Oggi vengono chiamate carreras e calles : le prime sono le strade che vanno dal Nord al Sud e le calles sono quelle perpendicolari alle carreras . La numerazione delle calles nasce da Plaza Bolivar, piazza principale della città, e au- menta fino al numero duecento verso il Nord e al- trettanto verso il Sud. Le carreras invece crescono di cifra da Est verso Ovest, partendo dalla catena di montagne che costeggia imponente e rigogliosa la città da Nord a Sud, definendo il suo limite na- turale. Con questa configurazione urbanistica non c’è bisogno di interiorizzare i nomi e le vocazioni di vie e quartieri per potersi muovere, ma esiste sempre la possibilità di ubicarsi all’interno della griglia. Dall’incrocio della calle diciotto con la car- rera quarta per dirigersi all’angolo della calle quattordici con la carrera seconda, basta spo- starsi quattro isolati verso Sud e due verso Est. Sommare e sottrarre è l’unico modo per arrivare. tensità. Ai 239m s.l.m. di Torino invece, le ser- rande iniziano ad alzarsi, le panetterie ad aprire e la moka a diffondere il suo profumo di mattina ita- liana: caffè es-pres-so. Un rito osservato, com- preso e imparato solo con il passare dei mesi dal mio arrivo in Italia e con tanta fatica. «Ma come preparate il caffè in Colombia? Ma senza la moka? E allora come?» «D’accordo ti spiego io: l’acqua va fino alla valvola, o se vuoi un po’ più in alto se la moka lo permette. Il caffè lo devi mettere con questo cucchiaio asciutto, metti la mano così in- torno e fai questo movimento. Il migliore caffè è questo, prendi solo questo marchio, non gli altri! Stretta bene la moka la metti sul fuoco basso e fai uscire il caffè piano, fino al fischio. Ecco, la moka si usa così». All’inizio mi sembrava impossibile e oggi mi sem- bra impossibile non farlo. La moka ormai significa mattina, senza di lei non ci si sveglia. Ed insieme al caffè in tazza piccola a colazione ci sono biscotti dolci, oppure brioche dolci, magari alla marmel- lata. Ogni tanto baro e il mio caffè diventa un americano, lungo e in tazza grande, e puntual- mente incontro lo stupore degli italiani a cui rac- conto che a 2.640m s.l.m. per colazione si mangia solo cibo salato: i soliti café con leche o chocolate , huevos revueltos , arepas con queso y pan . Il caffè americano è ammesso quando ho voglia di ini- ziare la giornata più alla colombiana. | JET LAG, 7h | 01:00 UTC -5; 08:00 UTC +2 A 239m s.l.m. le arterie della città pulsano. Tram, bus, metro, bicicletta, auto, bike sharing, car sha- ring, passi veloci… ogni flusso si intreccia e cia- scuno disegna il proprio tracciato strategico. La prima tratta in bicicletta, la seconda parte sul tram arancione che porta alla coincidenza che fi- nalmente arriverà a destinazione. Ma in alcuni casi si può pure cambiare l’ordine, prima il bus, a © AfMC / mpegnarsi Serve / Bogotà - Colombia

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=