Missioni Consolata - Luglio 2018

42 MC LUGLIO2018 D Pochi passi più indietro, la madre la seguiva con sguardo distratto, concentrata sulle diverse col- ture della terra. Patate, erbe, verdure, fiori. Era capace di riconoscere tutte quelle piante at- traverso un’occhiata veloce delle foglie, a cui ogni tanto aggiungeva una carezza, strofinandole fra le dita in un gesto che le illuminava i pensieri. Pochi passi più avanti, un signore. In testa il 斗笠 , douli , il tipico cappello di paglia dei contadini, fra le mani più di settant’anni e un’ascia per tagliare la legna. Ayue si intenerì a quella vista. Notò le braccia ma- gre, ma forti dell’uomo, e il mezzo sorriso che aveva sulle labbra nel momento in cui si accorse delle due passanti. Lo vide fare un cenno di saluto e chinarsi di nuovo a lavoro. C’era un’incredibile forza in quei movimenti, una forza che aveva reso grande una cultura millena- ria - impossibile restare indifferenti. La giovane si sentiva come lacerata dal desiderio di avvicinarsi a quel popolo, ma, al contempo, ten- deva a rifiutarlo, a negarlo a se stessa perché troppo distante, diverso, in una lotta che l’avrebbe costretta a rinunciare a una delle sue sfaccetta- ture. Sarebbe stata una sconfitta, e lei non l’a- vrebbe permesso. In quel momento la madre la superò, mentre lei rallentò il passo per osservare ancora un poco il signore. Era colpita dalla precisione dei tagli, dalla co- stanza, dall’alzarsi e abbassarsi della lama che, in alcuni istanti, pareva catturare addirittura la luce del sole. C on questo ricordo in tasca, Ayue proseguì la camminata, tenendo d’occhio la schiena della madre. Le vennero in mente tutti i li- tigi che avevano avuto, tutte le parole che si erano dette senza forse volerlo. Per un attimo, le si strinse il cuore al pensiero di quella donna smarrita in una realtà che non rico- nosceva come la propria, con un pugno di spe- ranze e due bambini al seguito. Cina, Italia, Italia, Cina. Ti senti più italiana o più cinese? A quella domanda, Ayue non sapeva mai come ri- spondere. Per dire qualcosa di sincero, avrebbe dovuto sca- vare in profondità, sporcarsi le unghie con il fango delle apparenze, andare oltre la superficie. Forse, solo allora, avrebbe capito che la sua iden- tità non era fatta di percentuali e di esclusioni. Era qualcosa di più, qualcosa che viveva sotto pelle, che le scorreva nelle vene come sangue. Era il suo io più intimo, senza il quale lei non sa- rebbe stata la stessa. Madre e figlia stavano ancora camminando, ora fianco a fianco, quando ad un tratto il cielo si rab- buiò. Iniziò a piovere - dapprima piano, quasi timi- damente, poi sempre più forte, fino a sfociare in un vero e proprio acquazzone estivo, di quelli che ti colpiscono la pelle con violenza, che ti lasciano smarrito ma inebriato, che riecheggiano sulla pie- tra, liberandoti dai pensieri. Le due donne cominciarono a correre, ma non c’era modo di sfuggire al diluvio. Poi, così com’era arrivato, all’improvviso tutto finì, lasciando solo foglie bagnate e odore di pioggia. Ayue si fermò, il respiro affannato - si spostò i ca- pelli dal viso, assaporando il gusto dell’acquazzone sulle labbra. Guardò la madre, anche lei completa- mente fradicia, e non riuscì a trattenere un sorriso. Esausta, sollevò gli occhi al cielo, riprendendo fiato. E fu allora che se ne accorse: sopra le loro teste, le nuvole avevano lasciato spazio ad un arcobaleno dai colori così vividi da rapire anche lo sguardo della madre. Per quanto fossero diverse, c’erano ancora dei punti in comune. E c’era così tanta bellezza in questo. Luisa Zhou L uisa Zhou nasce a Torino l’11 gennaio 1995 da genitori originari di un piccolo villaggio nella regione di Zhejiang, nella Cina meridio- nale. Luisa cresce, scrive, sogna e la sua infanzia e l’adolescenza sono strettamente legate al ricordo di un ristorante. Frequenta il liceo classico masticando la lingua dell’epica e della tragedia per cinque anni, tuttavia sui suoi documenti appare la scritta «nazionalità cinese». A diciannove anni decide di partire per Hangzhou, dove trascorre un anno sabbatico alla ricerca delle proprie origini. Al suo rientro in Italia, continua quella che è l’ordinaria vita di una ragazza universitaria. Il suo racconto, (S)corri nelle mie vene. Sottopelle , ha vinto il Premio Speciale Slow Food-Terra Madre della XI edizione del Concorso letterario nazionale Lingua Madre.

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