Missioni Consolata - Luglio 2018
qui è descritto come un innamorato irrequieto e impaziente. Nessuno si sarebbe mai azzardato ad affermare una cosa simile se non fosse stato ispi- rato dallo Spirito Santo. Il profeta Osea descrive tutto ciò in termini unici e assoluti: Dio insegue la sposa che si è prostituita finché non l’abbia strappata ai suoi commerci e condotta amorevolmente nel deserto (= lonta- nanza, solitudine, esclusività, protezione, intimità) per poterla contemplare: «Perciò, ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò sul suo cuore» (Os 2,16). Pregare è lasciarsi condurre ( cum-dúcere ) e ascol- tare col cuore Dio che parla. Dopo che abbiamo preso atto che è Dio a parlare, il vero Orante, pos- siamo parlare anche noi, ma forse sceglieremmo di stare in profondo silenzio perché «lui sa di cosa ab- biamo bisogno», lo sa meglio e prima di noi. Preghiamo con il Vangelo « 25 Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vo- stro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? 26 Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né am- massano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? 27 E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? 28 E perché vi affannate per il vestito? Os- servate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. 29 Eppure io vi dico che neanche Salo- mone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 30 Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? 31 Non affannatevi dunque di- cendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? 32 Di tutte queste cose si preoccu- pano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. 33 Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in ag- giunta» (Mt 6,25-33 ). Di solito si dice che questo sia il testo evangelico fondativo del concetto di «Provvidenza». In modo particolare monaci/monache e religiosi/religiose vincolati dal «voto di povertà», attraverso cui di- chiarano di volere somigliare agli uccelli del cielo e ai gigli del campo, fidandosi e affidandosi alla pa- ternità di Dio che nutre, veste e si prende cura. Questo teoricamente: infatti, fa bella mostra negli scritti, nelle regole, nelle costituzioni, ma la realtà è molto diversa, come la storia e l’esperienza inse- gnano. Il «mondo religioso» attraverso il voto di povertà non corre alcun rischio perché è garantito di tutto. La Provvidenza diventa una Previdenza, mentre nel mondo reale, chi vive e mantiene una famiglia con un solo stipendio, spesso è costretto a fare sacrifici considerevoli. Esercizio con Mt 6,25-33. Leggiamo una volta il testo per capire il senso gene- rale. Dopo alcuni minuti, rileggiamo di nuovo molto più len-ta-men-te. Poi cominciamo a rileggere an- cora, centellinando parola per parola, lasciando a ciascuno il tempo di risuonare dentro di noi e di de- positarsi nel pozzo profondo del nostro cuore. 1. Perciò vi dico. Non si tratta di un consiglio o di un invito. È «parola» solenne, un comandamento del Si- gnore. È lui il garante, il fondamento definitivo: «perciò». Quale risonanza ha «questa Parola» nel mio cuore? Sono consapevole che il Signore sta par- lando esclusivamente a me e solo a me? Sono pronto per essere arato, dissodato, seminato per accogliere quanto il Signore dirà a me e a me sol- tanto? Tu parli, Signore, fino a farti tu stesso Parola/ Lò- gos (cfr. Gv 1,14) per essere mangiato come il ro- tolo del profeta Ezechiele: «Mangia ciò che ti sta davanti, mangia questo rotolo, poi va’ e parla alla casa d’Israele... Nutri il tuo ventre e riempi le tue vi- scere con questo rotolo che ti porgo… fu per la mia bocca dolce come il miele» (Ez 3,1-3). La Parola si mangia per nutrirsi e prima di proclamarla. Nell’Eu- caristia io mangio con le orecchie la Parola procla- Insegnaci a pregare
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