Missioni Consolata - Luglio 2018

LE 2 GAMBO: L’OSPEDALE IN ETIOPIA E LA BORGATA NELLE LANGHE « Ma tu sei mai andato a Gambo? » Incontro Enza Fruttero per la prima volta nel suo laboratorio, nel più grande ospedale di Torino. Ha un sorrisone stampato sulla faccia, proprio di chi sta per andare in pensione e di chi ti sta parlando di una delle grandi passioni della sua vita. Interessante - mi viene da pensare. È sempre coinvolgente ascoltare persone che ti raccontano la mis- sione in prima persona e lo fanno con la luce negli occhi, come se non avessero trovato senso a fare null’altro nella vita. Etiopia-italia di Ugo pozzoli MC A «M a tu sei mai an- dato a Gambo?», mi chiede, quasi per capire se vale la pena di par- lare con chi si trova davanti. In ef- fetti, sono stato a Gambo non molto tempo fa. Ricordo bene la missione, l’ospedale, fratel Fran- cisco Reyes, medico e missionario della Consolata allora incaricato della struttura, le suore, la fatto- ria, le scuole… e la grandissima sensazione di vuoto provata in quell’occasione. Un giorno intero, passato a vago- lare nell’ospedale deserto insieme a Francisco, mio cicerone, che mi dicenva: «Immagina questo re- parto stracolmo di gente, queste sale operatorie in continua atti- vità… in questo cortile la gente si accampa… tantissime persone». Quel giorno l’ospedale di Gambo era tutto vuoto. Pochi malati face- vano la fila al pronto soccorso, al- cuni degenti nei reparti, i lebbrosi visitati a casa loro. Era la festa del compleanno del Profeta e questo spiegava la vacanza dalle scuole, il personale quasi tutto a casa, l’o- spedale deserto. Del resto Gambo si trova in Oromia, una vasta re- gione dell’Etiopia a maggioranza musulmana. Ciò che non ho potuto vedere quel giorno mi è successivamente diventato familiare grazie ai rac- conti di Enza Fruttero, biologa, le ferie degli ultimi vent’anni «con- sumate» in Africa a organiz- zare un laboratorio ben diverso dal suo di Torino, quello di un piccolo dispensario sperduto nella foresta, al servizio dei lebbrosi, di- ventato poi un ospedale, punto di riferimento e segno di speranza per gran parte della popolazione circostante. Lì, il giorno del compleanno di Maometto del 2013, è iniziata la mia storia con Gambo, un luogo divenutomi poi familiare pur non avendoci più rimesso piede. I tanti amici e volontari, medici e tecnici specializzati che dedicano tempo, energia e sapere allo svi- luppo dell’ospedale, mi hanno

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