Missioni Consolata - Luglio 2018
LUGLIO2018 MC 17 «Ci basiamo sempre su strutture locali, su persone che si dimo- strino strumenti di promozione umana e comunitaria, in modo da coinvolgere la popolazione sem- pre da protagonista e non solo come beneficiaria». Il Gomni ha alcuni principi molto chiari, come il fatto che con le sue attività non vuole «creare un cir- colo vizioso di dipendenza da assi- stenza, ma piuttosto intrapren- dere iniziative e attività concrete per uno sviluppo autogestito in loco». Ovvero, aiuto sì, ma condi- visione e protagonismo attivo della gente coinvolta, che sia co- munità, affinché «con il tempo as- suma pieno coordinamento dei progetti, nella promozione del bene comune». Concetti molto avanzati per la fine degli anni ‘80. Importanti, nella fase iniziale, sono i consigli di padre Franco Cel- lana. «Lo conobbi in Tanzania nel MC A 1989, poi lo ritrovai a Torino nel ‘91». Nei primi anni ’90 padre Franco è responsabile dell’anima- zione missionaria in Casa Madre. La grande esperienza di Africa, come missionario, aiuta il gruppo nei primi fondamentali orienta- menti. «Ci confrontammo sul fatto che lavorare con i missionari va bene, ma quando il missionario parte, la missione tende a deca- dere. Fondamentale è dunque far crescere la gente, che è anche la cosa più difficile che ci sia». Puntare sempre allo sviluppo della persona, attraverso la formazione, e poi il lavoro, quindi la cono- scenza di un mestiere: «Orientare ogni attività verso la crescita in di- gnità della persona, nella convin- zione che ciascuno può realizzarsi pienamente». È padre Franco a presentare al gruppo l’allora vescovo di Njombe, monsignor Raymond Mwanyka, incontro fondamentale. I progetti diventano delle vere e proprie collaborazioni sul lungo periodo, relazione, amicizia, scam- bio. Numerose sono le attività con la diocesi di Njombe, Sud Ovest del paese, a partire dal 1992. Una collaborazione che continua an- cora oggi. Diventano decine i viaggi di Pino e degli altri soci per portare avanti lo scambio, creare fratellanza, ma anche realizzare progetti concreti: ospedali, im- pianti fotovoltaici, acquedotti, di- ghe e impianti idraulici, centri di formazione, falegnamerie, ma an- che formazione di giovani promet- tenti ai mestieri, ecc. Un altro degli approcci del Gomni è infatti quello di formare, per creare lavoro, micro impresa si dice oggi nel gergo della coopera- zione, in modo da permettere alle persone di avere un reddito e po- ter vivere con dignità nella propria terra. Una visione all’avanguardia, se si pensa che il sistema della cooperazione internazionale allo sviluppo arriverà a questi concetti solo diversi anni dopo. Un riferimento solido Pino è fiero di aver portato sua fi- glia, la prima volta all’età di 7 anni, in Tanzania, e poi di averla ripor- tata tante volte, così che lei «è cresciuta un po’ in Africa, e riesce a trasmettere certi valori ai suoi fi- gli, ora che è diventata mamma». Oggi il gruppo Gomni ha circa 80 aderenti di cui 7 o 8 pienamente operativi. Tutti volontari che si pa- gano ogni viaggio e ogni attività. Oltre alla base di Torino hanno delle «antenne» a Milano, Roma, Treviso. Il gruppo è cresciuto intorno all’I- stituto Missioni Consolata. A To- rino le guide spirituali del gruppo sono state missionarie e missio- nari della Consolata e l’Istituto è • Solidarietà | Missione | Formazione | Autonomia • Sopra : materiali per il progetto del Centro agricolo - artigianale Irene Stefani a Mkiu. Qui : il logo del Gomni. A destra : un’aula realizzata in un pas- sato progetto del Gomni. #
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