Missioni Consolata - Luglio 2018

12 MC LUGLIO2018 il regolamento di Dublino, i mi- granti possono richiedere asilo politico solo nel paese di arrivo, che, in caso di approvazione della domanda, diventa l’unico stato dell’Unione in cui possono lavo- rare regolarmente, mentre negli altri paesi possono viaggiare come turisti. Abdel lo sa e pensa che sia meglio lavorare in nero piuttosto che non lavorare affatto e quindi ac- cetta il rischio. In fondo, lui pos- siede un permesso di soggiorno e, nel peggiore dei casi, dovrà ac- cettare l’idea di rimanere in Italia. Le vittime di Dublino Diversa è la situazione di Abu, 18 anni, originario del Ghana. In mano non ha documenti. Arrivato a Lampedusa nel 2017 ha fatto ri- chiesta di asilo, poi è scappato dal centro di accoglienza, stufo di aspettare il giorno di esame della sua pratica, che dopo mesi di at- tesa, ancora non era arrivato. Ora è vicino al confine francese e sta pensando se attraversarlo. A farlo ragionare sui pro e contro della sua scelta ci pensano i referenti della Recosol. «Noi informiamo le persone dei loro diritti in Italia - spiegano Ro- land e Moussa -. In particolare, ri- cordiamo ai richiedenti asilo poli- tico che se migrano in Francia e non si presentano in questura per la valutazione del proprio caso, perdono il diritto di avere un per- messo valido in Italia e non po- tranno fare un’altra richiesta d’a- silo in Francia, rischiando di vi- vere da sans papiers ». La norma che impone di fare domanda d’a- silo nel primo paese d’accesso, prevista dal regolamento di Du- blino, è responsabile dei tentativi di fuga dai centri di accoglienza di chi, sbarcato in Italia, Grecia e Spagna, ambisce a richiedere asilo politico in Francia o in altri paesi del Nord Europa, non sa- pendo che di fatto non potranno fare nuovamente domanda. In questi mesi, il parlamento euro- peo sta lavorando a una riforma di Dublino, che prevede la sosti- tuzione del criterio del primo paese d’accesso con un meccani- smo di ricollocamento delle per- sone negli altri stati europei, se- condo un sistema di quote e di legami tra migrante e paese di destinazione. Tuttavia la riforma è in discussione e il risultato si vede alla frontiera italo-francese dove donne, bambini e uomini cercano di superare il confine il- legalmente, convinti che un altro modo non ci sia. E in effetti, non c’è. Senza permesso di soggiorno non è possibile muoversi in Eu- ropa, neppure facendo riferi- mento a un eventuale passa- porto rilasciato nel paese d’ori- gine. Così ha pensato anche Abu, che alla fine ha deciso di affron- tare la frontiera. Abu non ha il passaporto del Ghana, ma anche se lo avesse ottenuto, avrebbe dovuto chiedere un visto turi- stico alla Francia che glielo avrebbe negato per mancanza dei requisiti economici, la stessa mancanza che lo ha spinto a la- sciare il proprio paese. Il «potere» del passaporto Il « Passport Index 2018 », la classi- fica annuale dei passaporti se- condo il potere di circolazione senza richiesta di visto, stilata dall’impresa Arton Capital, ri- porta che il passaporto ghanese permette di viaggiare solo in 61 stati senza richiesta di visto, nes- suno dei quali è in Europa. In- vece, il passaporto italiano apre le frontiere di 161 paesi. Questo determina che nascere in Italia o in Ghana divide automatica- mente le persone in serie A e se- rie B. E chi ha un passaporto di serie B, come Abu, non gode della libertà di movimento, per cui ri- sulta obbligato ad affidarsi a reti di traffico illegale e a un viaggio insicuro. ITALIA Sopra : la sala d’attesa della stazione di Bardonecchia. Alcuni migranti studiano il percorso per entrare in Francia. Al centro : un ragazzo, accanto a un binario alla stazione di Bardonecchia, in attesa di prendere un treno che lo porti in Francia. A destra : il bus francese che da Oulx porta a Claviere. I migranti vi salgono per poi pas- sare il confine del Monginevro a piedi. Sotto : centro di accoglienza a Bardonecchia. #

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=