Missioni Consolata - Giugno 2018
L’Odissea di Lula Lula, il primo presidente di sinistra (e democratico) del gigante sudamericano, confermato per un secondo mandato, è oggi agli arresti. Contro di lui intrighi legati al petrolio, alla Confindustria brasiliana e ai vicini Usa. Lui aveva tentato di rompere la logica di dominazione e aveva varato il piano «Fame zero». Persone che conosco Personaggi e luoghi con gli occhi di Gianni Minà Q uale sarà la conclusione della vicenda umana e politica di Luiz Inácio da Silva detto Lula, due volte presidente del Brasile (dal 2003 al 2010), a gennaio 2018 condannato senza prove a 12 anni di prigione ( vedi articolo pag. 22 ) per un presunto affaire con Petrobras, la compagnia petrolifera di stato? Non si può negare che questo intrigo abbia tutte le fattezze del golpe. Una trama orchestrata da pezzi della Confindustria brasiliana, con la collaborazione delle famigerate multina- zionali nordamericane e con l’appoggio vitale di Rede Globo , il più poderoso network radiotelevisivo del conti- nente. Questi potentati economici sempre al limite dell’onestà non avevano gradito il fatto che l’ex presidente brasiliano, dopo che la Petrobras aveva scoperto e messo le mani nella propria costa atlantica, sul più grande giacimento sottomarino del mondo, il Pre-Salt, avesse rifiutato di con- dividere la scoperta con gli Stati Uniti. Uno spettacolo già visto e messo in atto molte volte specie dal governo di Washington che, quando si tratta di petrolio, mette in can- tiere guerre insulse e feroci come quella attuale in Siria, che va avanti, tra stragi, equivoci e menzogne, da più di 7 anni ( vedi articolo pag. 58 ). Lula ha provato a rompere questa logica ed è stato punito. D’ altronde quel mondo che si autodefinisce civile e democratico, il mondo del Fondo monetario in- ternazionale e della Banca mondiale, aveva un conto da saldare con lui e Dilma Rousseff, che gli era suc- ceduta nella presidenza. Lula era stato il primo presidente progressista eletto, e an- che confermato, dopo gli anni lugubri della dittatura mili- tare, in quello che, con 207 milioni di abitanti, è lo stato più popoloso dell’America Latina. Agli occhi del governo di Washington, Lula era stato il complice dell’ex presidente venezuelano Hugo Chávez nel ricambio progressista che il continente a Sud del Texas aveva avuto negli ultimi vent’anni. Anni in cui alcune na- zioni si erano consociate in scelte libertarie arrivando a fondare, sull’esempio della Comunità europea, perfino una banca e una televisione continentale, la Telesur , per controbattere l’informazione scorretta della Cnn e di altri network privati normalmente proprietà di caciques abi- tuati a dire sempre sì agli yankee. H o conosciuto Lula, prima che diventasse presidente, grazie ad Antonio Vermigli, un generoso ex postino di Quarrata (Pistoia) che tiene in mano la Rete Radié Resch (una rete della sinistra cattolica). Lula veniva in Italia invitato dai vari sindacati e avevo im- parato ad apprezzarlo proprio per essere riuscito nel mira- colo di fondare il Pt ( Partido dos Trabalhadores, partito dei lavoratori) che, insieme ai cattolici progressisti e al movi- mento dei Sem Terra (senza terra, ndr ), lo avrebbe portato al governo del paese, smentendo chi aveva tentato di so- stenere «che i comunisti stavano per prendere il potere in Brasile». Questo perché il Pt era diventato l’esempio del più efficiente movimento progressista in quella che all’e- © Paolo Moiola Pagina seguente : alla festa dell’Unità di Modena, del 1994; da sini- stra: lo scrittore guatemalteco Dante Liano, il teologo brasiliano Frei Betto, il saggista uruguayano Eduardo Galeano, Lula, futuro presi- dente brasiliano, la premio Nobel per la pace Rigoberta Menchú Tum e Gianni Minà. Qui sotto: Lula e Frei Betto nella nostra redazione nel settembre 1999. #
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