Missioni Consolata - Giugno 2018

GIUGNO2018 MC 53 MC A (segue a pagina 55) riserva è un gioiello di biodiversità. La gran parte dei turisti che la visi- tano - sono circa 12.000 all’anno, di cui la metà stranieri - non sa però che la riserva si fonda su una serie di ingiustizie. Essa infatti è si- tuata sul territorio ancestrale dei Kukama, ma questi - a parte alcune comunità che hanno resistito - non lo abitano più da quando ne fu- rono espulsi. «Hanno presentato la riserva mostrando gli animali, ma dimenticando gli uomini», com- menta Rusbell con una triste sin- tesi. All’ingiustizia perpetrata ai danni degli indigeni lo stato peruviano ha aggiunto anche la beffa di permet- tere l’estrazione petrolifera all’in- terno della riserva (dal lotto 8X, che dispone di vari pozzi). E, come ampiamente prevedibile, l’attività ha prodotto inquinamento. Come accaduto, fuori dalla riserva, con il lotto petrolifero 192 (gestito dalla canadese Frontera Energy , che ha sostituito l’argentina Pluspetrol Norte ) e con l’oleodotto Nor Pe- ruano di Petroperú . Nell’affrontare l’argomento Ru- sbell si scalda. Parla con passione. Nelle parole e nei gesti. «Tutto ciò che viene chiamato in- vestimento in terra indigena è im- pattante - spiega -. Imprese del le- gno, imprese turistiche, compa- gnie petrolifere. Queste ultime sono entrate da più di 40 anni e che hanno fatto? Dicevano che avrebbero portato sviluppo, ma non c’è stato. Anzi, cosa c’è ora nei luoghi dove esse hanno operato? Ecco, qui sta la disgrazia, la disgra- zia (lo ripete due volte, ndr ). Lo dico chiaramente, con rabbia e col- lera. Hanno lasciato terre e acque inquinate. Dove andrà la gente a seminare e a pescare?». I Kukama sono uno dei popoli indi- geni che mangia più pesce. L’inqui- namento delle acque dei fiumi è per loro un colpo mortale. «Ci sono - spiega l’ apu - molte per- sone con metalli pesanti nel san- gue che stanno morendo lenta- mente. Per non dire quelli infettati dal virus dell’epatite B. C’è qual- cuno del governo che prende posi- zione per noi? Siamo dei dimenti- cati». Rusbell ricorda che la stessa man- canza di consulta previa (consulta- zione preventiva) con le comunità indigene - prevista dall’articolo 6 della Convenzione 169 (e dalla legge peruviana n. 29785 del 2011) - stava per accadere per il mega- progetto cinoperuviano noto come Hidrovía Amazónica , che mira a realizzare una via navigabile di ol- tre 2.500 chilometri usando i corsi dei fiumi Marañón, Huallaga, Ucayali e Amazonas. Questa volta non è andata così: la consultazione è avvenuta. Tanto che, a luglio 2017, il governo peruviano ha an- nunciato di aver sottoscritto 70 ac- cordi con 14 popoli indigeni. Oc- correrà però aspettare per dare un giudizio definitivo perché le orga- nizzazioni indigene sono tante e spesso in contrasto tra loro. E poi non c’è soltanto questo. Come per altre tematiche, anche per la Hidrovía Amazónica non è soltanto una questione di impatto ambientale e pareri preventivi, ma anche di cosmovisione o, per dirla meglio, di cosmologia amazzonica. «Ridono di noi» Quando si entra nel campo della cosmologia amazzonica, non è fa- cile seguire i discorsi di Rusbell. Che abbia una mentalità laica o re- ligiosa, nell’ascoltatore non indi- geno prevalgono pensieri dettati dalla razionalità e dalla logica. Tut- tavia, la conoscenza della cosmovi- sione è indispensabile per avvici- narsi alla comprensione del mondo • Amazzonia | Popoli indigeni | Fiumi | Foreste • © H Silenus © H Silenus

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