Missioni Consolata - Giugno 2018

D 44 MC GIUGNO2018 D cogliere la sfida che l’Asia ci lancia per (ri)sco- prire tutta la fecondità della dimensione contem- plativa della missione. Sembra, infatti, che nei nostri ambienti si faccia ancora fatica a comprendere che facciamo mis- sione nell’atto stesso del nostro darci a Dio nella preghiera. Nonostante l’esempio di alcuni grandi missionari degli ultimi decenni: Charles de Fou- cauld, i monaci martiri dell’Algeria, madre Teresa di Calcutta, per non parlare del nostro Fondatore. Mons. Menamparampil lo dice così: «La necessità di penetrare il mondo interiore di una società e di capire il suo funzionamento e la conformazione dei suoi ritmi emozionali è estremamente impor- tante quando si tratta di condividere la propria fede. Più la si condivide in maniera casuale, più essa rimane superficiale. L’aspetto della profon- dità è importante come la qualità dell’intimità. Gli Asiatici stimano la profondità al di là di quale sia la fede a cui uno appartiene. Essa indica anche l’intimità che la persona ha con il suo “sé” reale. Nella spiritualità indiana, la ricerca del “sé” è uno degli obiettivi più alti. Se il comunicatore è vicino al suo “sé superficiale”, anche il contenuto e lo stile della sua comunicazione lo rifletteranno. Ma se egli è spesso con il suo “sé più profondo”, quando comunica un messaggio attrae l’atten- zione» 4 . Oggi, anche grazie all’esperienza della missione in Asia, siamo più consapevoli che la preghiera è essa stessa via di evangelizzazione. S iamo nel mese del quale cele- briamo la Consolata. In tutto il mondo, decine di comunità la ri- cordano e festeggiano. Cosa succe- derebbe se sostituissimo la parola «Vangelo» con il nome di Maria nell’espressione di mons. Menampa- rampil, «Sussurrare la Consolata al cuore dell’Asia»? Sarebbe forse suggestivo, ci dice pa- dre Giorgio Marengo, autore di que- sto dossier, ma si arriverebbe allo stesso punto. Perché sussurrare la Consolata all’orecchio di qualcuno vorrebbe comunque dire indicare Maria che, a sua volta, indica suo Fi- glio. «Penso che “sussurrare la Conso- lata” si possa dire nel senso di aiu- tare le persone a riferirsi a lei in una maniera esperienziale, confidenziale. Cosa che tra l’altro in qualche modo gli asiatici già fanno. Se noi sussurriamo Gesù, dentro quel sussurro c’è anche lei. Ogni volta che invitiamo qualcuno ad aprirsi al Signore, in questa dinamica c’è la presenza di Maria. Viceversa, più si sta con lei, più si va verso Gesù». Nel processo di sussurrare il Van- gelo, la Madonna è quella dalla quale i missionari imparano, perché la vici- nanza, la discrezione, l’ascolto, la profondità sono tutte caratteristiche di Maria che, con la sua presenza discreta che non attira a sé ma a suo figlio, indica lo stile giusto. «Sussurriamo suo figlio e allo stesso tempo imi- tiamo lei, che è schiva ma anche presente». Oltre alla figura di Maria Conso- lata, anche il tema della consola- zione è in sintonia con lo stile del sussurro. «L’aspetto della Consola- zione credo che sia una delle no- stre caratteristiche che meglio si sposa con l’Asia, con alcune delle componenti della sua spiritualità. Ad esempio uno dei pilastri forti della spiritualità buddhista è la compassione», ci conferma padre Ugo Pozzoli, fino a un anno fa membro del consiglio Generale dell’Imc con l’incarico speciale di seguire l’Europa e l’Asia. «Per dire consolazione in mongolo - ag- giunge padre Giorgio - ci sono al- meno tre espressioni: la prima si riferisce all’azione di calmare un dolore fisico. Si trova ad esempio nei bugiardini delle medicine: sol- lievo da una pena. Poi c’è una se- conda espressione che ha un signi- ficato più ampio, simile a quello che intendiamo noi per consolare. Infine la terza espressione può es- sere tradotta letteralmente con “aggiustare il cuore”, nel senso di riparare, sistemare, come fa un meccanico con un motore. Effetti- vamente Maria aggiusta il nostro cuore, lo sintonizza con il cuore di Dio. Lo purifica, lo cura». Sussurrare il Vangelo con la Consolata, quindi, sa- pendo che il contenuto del sussurro rimane Gesù. Luca Lorusso SUSSURRARE LA CONSOLATA

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