Missioni Consolata - Giugno 2018

VENEZUELA 28 MC GIUGNO2018 le cose necessarie sono astrono- mici. Così un salario minimo non basta a vivere per una settimana. Il futuro continua ad essere molto incerto. Le conseguenze La situazione di crisi generale porta con sé alcune consequenze macroscopiche. La prima e la de- linquenza . Benché il governo insi- sta nel dire che l’indice di delin- quenza è diminuito, la realtà è un’altra. Tutti i giorni ci sono noti- zie di attacchi, furti e gente am- mazzata durante rapine. Si dice che almeno otto persone su dieci abbiano subito atti delittuosi. Altra conseguenza è l’aumento del contrabbando . La mancanza di prodotti essenziali, i prezzi ele- vati e la disoccupazione hanno fatto fiorire il contrabbando in quasi tutto il paese, soprattutto nelle città di frontiera o nelle zone ricche di risorse naturali (oro, diamanti o altri prodotti mi- nerari). Cibo e medicine sono i prodotti più ricercati. Terza conseguenza più evidente della crisi è la massiccia migra- zione dei venezuelani verso i paesi limitrofi. I principali punti di partenza verso l’esterno sono San Antonio de Táchira, Santa Elena de Uairén con destinazione Co- lombia, Brasile, Perù, Cile, Ecua- dor e Argentina. Via mare molti vanno a Trinidad e Tobago, Cu- raçao e Aruba. Ovviamente chi ha soldi emigra in aereo verso l’Eu- ropa e gli Stati Uniti. È una triste realtà. Si stima che ci siano più di 4 milioni di venezue- lani che hanno lasciato il paese negli ultimi due anni. La migrazione degli indigeni warao La popolazione indigena warao vive tradizionalmente nello stato del Delta Amacuro, nel Sud-Est del Venezuela, attraversato dal fiume Orinoco che sfocia nell’O- ceano Atlantico. La capitale è Tu- cupita. Essa, fino al 1964, era su un’isola. Con la chiusura di un braccio del fiume, il Caño Ma- namo , è ora su una penisola. Numericamente, i Warao sono il secondo più grande gruppo indi- geno dopo i Wayúu di Zulia, e sono gli abitanti originari di que- sta regione del paese. Nel 2011 - secondo il censimento - erano 45.000, concentrati nel loro terri- torio ancestrale nei comuni di An- tonio Días e Pedernales. Tradizionalmente, i Warao sono soprattutto pescatori e, in misura minore, cacciatori e raccoglitori di miele e frutti selvatici. Per il loro consumo di energia dipende- vano nel passato dai derivati della palma di moriche ( Mauritia flexuosa ) che ha un ciclo annuale. Per questo, dai tempi antichi, i Warao si spostavano tra le coste e l’interno delle isole per soddi- sfare le loro esigenze alimentari. Con l’introduzione della coltura della colocasia ( Colocasia anti- quorum , chiamata anche taro , «pianta erbacea con foglie di grandi dimensioni - anche 80 cm di lunghezza -, di forma ovale o tondeggiante e margini ondulati, sostenute da grossi gambi carnosi L’esodo dei Warao. Breve storia • 1880-1915: periodo di lavoro forzato o volontario nelle pianta- gioni di gomma (caucciù). • 1964: chiusura del Caño Manamo per dare accesso, via terra, alla città di Tucupita. Conseguenze: l’allagamento di vaste aree in riva al fiume e la salinizzazione dell’acqua (non più alimentata dal fiume ma dall’oceano). Effetti negativi su pesca e coltivazioni. • 1965-1979: intere famiglie si trasferiscono alla periferia di Tu- cupita; il governo costruisce la «casa degli indigeni» e pian piano l’insediamento provvisorio diventa una colonia semipermanente. • 1973: una leader warao, Maria Antonia, organizza gruppi di donne per andare a Caracas a chiedere aiuto al governo di Rafael Caldera. Non avendo risorse per il viaggio, cominciano a chiedere l’elemosina per la strada. Arrivate a Caracas, siccome il presidente non le riceve immediatamente, continuano a vivere mendicando. Il successo di questo modo di far soldi diventa un modello da seguire, e così, per i Warao, l’accattonaggio diventa un «lavoro». • 1992: epidemia di colera nel Delta inferiore, in territorio indi- geno, con conseguente nuovo esodo verso la città. • 2000: aumento del fenomeno migratorio, soprattutto per gli studi. Famiglie intere si spostano stabilendosi temporaneamente alla periferia della città, mantenendo lingua, usi e costumi. In- vece altri, soprattutto professionisti (insegnanti, infermieri, im- piegati governativi, commercianti), prendono fissa dimora nei quartieri bene e si mescolano con la popolazione creola (creoli = non indigeni) assumendone lingua e modi di vivere. • 2017: diventa consistente l’esodo dei Warao verso il Brasile.

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