Missioni Consolata - Giugno 2018

20 MC GIUGNO2018 poterselo permettere però, de- vono prenotarsi perché nel campo di Moria la voce si è sparsa e le donne continuano ad affluire numerose. Così capita, magari, che a Bashira ci si riesca a andare una volta al mese, o due se sei fortunata. Non è cattiva volontà, anzi: questa Ong è nata proprio per garantire una piccola oasi di normalità alle donne. Non è facile resistere, ma per ora l’hammam resta in piedi. Difficile garantire un posto a tutte, servirebbero più spazio e più bagni, ma il progetto Bashira a oggi è l’unica realtà che consente un po’ di intimità, uno spazio sicuro alle donne che vi- vono fra tende e container. Progetto di speranza Incontro i coniugi Kempson con il loro progetto « The Hope Project ». Sono marito, moglie e una figlia ventenne ritirati a Lesbo per vi- vere lontano da Londra, da una metropoli dura e difficile. Il primo sbarco se lo ricordano bene: hanno sentito urlare dalla spiag- gia davanti casa. Sono usciti e hanno fatto quello che chiunque dovrebbe fare. Hanno aiutato. Hanno preso per mano donne, vecchi, uomini, bambini e li hanno asciugati, rincuorati. « The Hope Project » nasce per far fronte alle esigenze più basilari dei profughi: abiti, scarpe, panno- lini per bimbi, assorbenti per le donne, sapone, shampoo. I co- niugi Kempson, grazie alle dona- zioni ricevute da privati, sono riu- sciti a creare dei magazzini non lontano da Moria. Ogni giorno di- stribuiscono gratuitamente beni di prima necessità. Il flusso di uo- mini, donne e bambini dai magaz- zini è incessante. Dalla Siria, bloccati a Lesbo La solidarietà, a Moria, arriva dalle piccole realtà. Il governo greco infatti, che ha preso ufficial- mente in mano la gestione del- l’ hotspot , pare non sia in grado di garantire una situazione almeno dignitosa a queste seimila per- sone che vivono in attesa di una risposta alla richiesta d’asilo. Certo non deve essere una que- stione di danaro: l’Unione euro- pea non ha mai smesso di sovven- zionare il governo greco. Il pro- blema, come sempre, è capire dove finiscono queste sovven- zioni. Perché se fossero corretta- mente utilizzate, non si avrebbe bisogno di Ong che garantiscano assistenza medica e psicologica a persone che, in alternativa, sareb- bero abbandonate. «Assad ci ammazzava con il gas, voi con il freddo». Mohamed, 36 anni. Siriano. A casa ha lasciato moglie e figlia. È fuggito da solo, pensando di trovare una casa e un luogo sicuro dove farsi raggiun- gere. Ma l’intervista per la richie- sta d’asilo gli è stata fissata per l’ottobre del 2019. Mohamed mi mostra le foto di quella che era la casa del fratello, completamente distrutta dai bombardamenti. Distrutte anche le vite della sua famiglia: il nipote, il fratello, la cognata sono morti così, fra le macerie di casa. «So che non si dice davanti a una donna, ma se sento un rumore forte di notte, mi faccio la pipì ad- dosso». Mi racconta anche che ogni notte piange nel sonno, ha incubi, e mentre me lo dice, non riesce a trattenere le lacrime. Mo- glie e figlia cerca di sentirle ogni giorno, sperando che la data del GRECIA

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