Missioni Consolata - Giugno 2018

GRECIA 16 MC GIUGNO2018 adeguati, acqua calda, abiti, ge- neri di prima necessità. Le donne indossano pannolini per non es- sere costrette a recarsi alle latrine dove manca la luce e dove spesso, purtroppo, si verificano aggres- sioni sessuali. Mancano inoltre alloggi adeguati, migliaia di persone vivono accam- pate in piccole tende nel campo o subito all’esterno, nell’uliveto de- nominato Olive Grove che è di- ventato, a tutti gli effetti, un’e- stensione del campo profughi. Sulla nuda terra vengono piantate tende instabili e traballanti, ina- datte alla pioggia, al vento e al clima rigido dell’inverno. Nel 2016 sono morte cinque persone per via del freddo. L’elettricità viene fornita con cavi da interno, che passano sul terreno mettendo così a rischio l’incolumità delle persone. Camminando nell’ac- campamento non è raro vedere i bambini (che qui sono quasi il 40% dei migranti) giocare con tutto ciò che trovano a terra, ve- tro, cocci, spazzatura e, appunto, cavi elettrici. Per scaldarsi si brucia quello che si trova, plastica compresa. E ancora, non esiste un servizio medico adeguato, né un supporto psicologico, e neppure mediatori culturali a sufficienza. La tigre Tamil Ed è proprio per questo motivo che Parathi, la prima persona di cui ho raccolto la testimonianza, è bloccato sull’isola da 23 mesi. Per mancanza di persone che possano occuparsi di raccogliere la sua storia, di comunicare la sua ri- chiesta d’asilo al governo greco. Parathi viene dallo Sri Lanka, è una «tigre Tamil», ovvero un uomo che ha combattuto per 13 anni per la liberazione della pro- pria terra. Fuggito perché perse- guitato, si trova bloccato a Moria senza un interprete. Parathi, chiamato da tutti «Maradona» (per la sua abilità nel gioco del calcio, una delle poche attività ludiche previste per dare soste- gno ai migranti), non parla infatti un buon inglese. Avrebbe biso- gno di un traduttore tamil ma a Moria non se ne vedono. L’unico in grado di tradurre la testimo- nianza è un Tamil residente nel Nord Europa. L’Easo (Ufficio Eu- ropeo di Sostegno per la richiesta d’asilo) deve avere evidente- mente dei problemi nel reperirlo, in quanto in 23 mesi Parathi è riuscito a parlarci una sola volta e la sua domanda d’asilo è stata poi rigettata: si ritiene infatti, a livello internazionale, che in Sri Lanka non esistano più discrimi- nazioni razziali o conflitti interni. Ma basta fare una semplice ri- cerca per capire che ciò non cor- risponde a verità: il Nord Est dello Sri Lanka è ancora militariz- zato e come da dichiarazione del- l’arcivescovo di Mannar, monsi- gnor Emmanuel Fernando, dal 2009 mancano 146.679 persone all’appello. Scomparsi, uccisi forse, in quello che è un vero e proprio genocidio di cui non si parla. Pagina precedente : «Benvenuti in pri- gione», è la scritta che campeggia all’in- gresso del campo di Moria. A fianco : all’interno del grande tendone nell’Olive Grove, la privacy è garantita solo da coperte tra un letto e l’altro. Sotto : Parathi mostra le foto delle sue due figlie sul cellulare. In basso a destra : resti di giubbotti salva- genti ricordano lo sbarco di centinaia di profughi sulle coste di Lesbo. #

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