Missioni Consolata - Giugno 2018

GIUGNO 2018 MC 13 cuni mesi dagli Xaveriani, per poi, grazie all’appoggio della comu- nità di Kapalanga, affittare un al- loggio nei pressi della parrocchia, dove abitano tuttora. Racconta ancora padre Fredy: «Grazie alle offerte locali riuscimmo a co- struire un salone, che funge oggi da chiesa parrocchiale tempora- nea, oppure da salone per le riu- nioni. Un altro problema pratico è stato il trasporto. Chiedevamo auto in prestito o andavamo con i mezzi pubblici e i mototaxi. Final- mente abbiamo acquistato un’auto e una moto». L’accoglienza è stata dunque molto calorosa e, ricorda padre Fredy, difficoltà logistiche a parte: «Era necessario investire tempo nella formazione della co- munità, non solo nelle infrastrut- ture, affinché assumesse una co- scienza di vera famiglia. I fedeli ci accolsero molto bene e si diedero subito molto da fare per aiutarci, non solo per l’integrazione. An- che per trovare soluzioni ai pro- blemi pratici». torno alle quali si riuniscono al- trettante comunità. I molti fedeli avevano grosse difficoltà a recarsi nella sede parrocchiale piuttosto distante e la presenza dei sacer- doti era temporanea». Ricorda padre Fredy: «Nei primi incontri con la comunità abbiamo sentito una sete profonda di pre- senza dei padri, e dell’ascolto della parola di Dio. Un senti- mento e una necessità di tutti. Siamo stati accolti con molto ca- lore». Le prime difficoltà sono state invece di tipo logistico. La parrocchia possedeva solo due terreni, su cui edificare la chiesa e la casa. «Essendo appena arrivati cominciavamo da zero: non ave- vamo casa, né mezzi di trasporto. Si è subito creata un’iniziativa di grande cooperazione missionaria, per cui gli altri paesi africani in cui i missionari della Consolata sono presenti, ma anche europei e su- damericani, in particolare il Bra- sile, hanno raccolto fondi per la nuova presenza in Angola». I tre missionari sono stati per al- MC A Secondo (e terzo) atto Dopo il primo anno si è iniziato a parlare di una seconda missione da aprire. Restava pendente la ri- chiesta di monsignor Tirso Blanco per Luacano. Ricorda padre Fredy: «Le opzioni sul tavolo erano due: Luacano in Luena, op- pure Caxito, capitale della provin- cia di Bengo. Una diocesi nuova come quella di Viana e non lon- tana. Si optò per quest’ultima. Questo perché, essendo una se- conda missione, era preferibile fosse vicina alla prima, per como- dità logistica. Per condividere le esperienze e rafforzare la pre- senza dell’Istituto in Luanda nella pastorale della periferia urbana, molto popolata e carente di sa- cerdoti». Non si poteva però restare sordi alla richiesta dell’Angola profonda, così «si decise che la terza apertura sarebbe stata in Luena, in tempi non troppo lun- ghi». Sono arrivati in Angola tre nuovi missionari molto giovani, tutti sotto i 35 anni: Luis Antonio de Brito, brasiliano, Heradius Ger- manus Mbeyela, tanzaniano e Marcos Mwasatila Mapinduzi Simbeye. E nel 2016 è iniziato il lavoro nella parrocchia di Funda, diocesi di Caxito. Questione di stile Adesso i tempi sono maturi anche per Luacano e, dopo diverse vi- site, i missionari si apprestano a iniziare questa nuova avventura, entro la fine dell’anno. Padre Diamantino: «Come mis- sionari è una grande sfida. Anche se abbiamo l’esperienza e siamo ad gentes, siamo da poco in que- sto paese e le nostre due pre- senze vicino a Luanda sono molto diverse. Si tratta di zone urbane o periurbane, con buona presenza cattolica. Il lavoro è più facile da organizzare, da portare avanti. Lì stiamo portando un po’ del no- stro stile. A Luacano, il contesto è molto diverso. I cattolici sono solo l’8-9% e il territorio è vasto e spopolato. Inoltre oggi l’Istituto non ha a disposizione gli stessi fondi che aveva in passato e tutto diventa più difficile. Tuttavia il gruppo di missionari che abbiamo

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