Missioni Consolata - Maggio 2018

del 1968 anche nei seminari. Per me si trattava di passare dalla teoria alla pratica, dalla poesia (la Roma del Concilio) alla prosa (il periodo di contestazioni postconciliari), dal sogno (andare in un villaggio africano) alla realtà (giovani semi- naristi in Italia), dallo studio all’insegnamento. Non è stato facile ma è stato arricchente. Ho scoperto che anche nel seminario potevo essere missionario, che l’impegno di studio e di inse- gnamento mi apriva spazi di incontro con gruppi, parrocchie, possibilità di accompagna- mento spirituale di persone le più diverse: semi- naristi, persone consacrate, laici, famiglie». E l’Africa che sognavi da ragazzo? «Poi è arrivato il tempo anche per l’Africa. Desti- nazione Kenya (1976-1988): dodici anni pieni di scoperte. Ho iniziato come insegnante di Bibbia in tre seminari a Nairobi. La chiesa in Kenya era in espansione per numero di battesimi e anche di vocazioni sacerdotali e religiose. Ho vissuto questa realtà dapprima dall’osservatorio del se- minario della Consolata e insegnando anche nel seminario nazionale St. Thomas Aquinas. In se- guito, come superiore regionale (1982-87), sono stato a più diretto contatto col lavoro dei miei confratelli. In quegli anni si è aperta la nostra presenza in Uganda (1985), si è iniziata la nostra rivista missionaria The Seed , e si è pianificato e costruito, assieme ad altre congregazioni, il cen- tro di teologia per i religiosi: Theological Center for Religious (Tcr). Lo avevamo pianificato per 250 posti (e ci sembrava grande). Inaugurato nel 1987, adesso si chiama Tangaza e ospita 1.500 studenti. Naturalmente la crescita del numero dei cristiani e dei seminaristi era un segno consolante, ma anche fonte di preoccupazione e impegno per il grande lavoro di accompagnamento da fare». È stato in Kenya che hai scoperto il movi- mento di Incontro Matrimoniale? «È stata una sorpresa epocale per me! Nell’otto- bre del 1978 sono stato invitato a Nairobi a par- tecipare a un weekend del Marriage Encounter (Incontro Matrimoniale), organizzato per coppie di sposi, preti e consacrati. Una tre giorni mera- vigliosa nella quale tre coppie e un prete da- vano testimonianze sulla vita quotidiana in fami- glia o in comunità, e nella quale gli sposi e i preti partecipanti avevano tempo di riflettere e dialogare. La cosa più bella che ho scoperto in quel fine settimana è stata la sinergia tra sposi e consacrati, la forza del lavoro in squadra. Il prete dà autorevolezza alle coppie e l’esperienza delle coppie dà autenticità alle parole del prete. Questa esperienza ha aperto per me “un’auto- strada” missionaria che ha poi riempito il seguito della mia vita: il lavoro (ma è lavoro o ricarica?) con le famiglie, prima in Kenya, poi in Usa, Congo, Sud Africa e Italia. Dopo quel weekend ho accettato l’invito a lavorare per consolidare l’esperienza di Incontro Matrimoniale in Kenya e ho sognato: “Come sarebbe bello se anche nel mio Piemonte vivessero questa esperienza”». E dopo i dodici anni di Kenya cosa hai fatto? «Alla fine del 1987 un’altra sorpresa: la destina- zione agli Stati Uniti d’America. Sono stato sei anni vicino a New York come superiore regio- nale dei nostri missionari in Usa e Canada, e poi altri sei anni a Washington D.C. come superiore del nostro seminario. Trovandomi in mezzo a giovani missionari studenti mi è venuta l’ispira- zione di riprendere gli studi anche io, e mi sono iscritto alla Cua ( Catholic University of America ) per un dottorato in sacra Scrittura. Il titolo della AMICO.RIVISTAMISSIONICONSOLATA.IT MAGGIO2018 amico 77 © Af.MC / p. Mario durante l’ordinazione sacerdotale di missionari della Consolata nel 2003. Kinshasa, Congo RD © Af.MC / p. Mario negli Usa con le due coppie responsabili di Marriage Encounter a livello mondiale e Usa

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