Missioni Consolata - Maggio 2018

MC R spettivamente nel 54, 38 e 19 per cento dei casi. Troppo poco per essere considerati veri amici. C’è poi una seconda linea che l’amministrazione statunitense sembra voler imporre alla propria cooperazione allo sviluppo, sia bi- laterale che multilaterale: quella di tagliare drasticamente i fondi. Trump aveva già portato un affondo lo scorso settembre nel suo primo discorso alle Nazioni Unite: «Questa organizzazione», aveva affermato, «si è troppo spesso concentrata non sui risul- tati ma sulla burocrazia e sulle procedure». E, continuava, «in politica estera noi ribadiamo il principio fondante della sovranità. Il primo dovere del nostro go- verno è verso il nostro popolo, i nostri cittadini - per soddisfarne i bisogni, garantirne la sicurezza, preservarne i diritti e difenderne i valori» @ . A dicembre, ci ha pensato ancora una volta Nikki Haley a dare so- stanza alle parole del presidente: «Le inefficienze e le spese ecces- sive delle Nazioni Unite sono note», ha affermato in un comuni- cato stampa, aggiungendo: «Non permetteremo più che si approfitti della generosità del popolo ameri- cano» o che il suo contributo venga usato in modo incontrol- lato. Per questo, annuncia Haley, gli Usa hanno negoziato una dimi- nuzione del proprio contributo all’Onu di oltre 285 milioni di dol- lari, riducendo inoltre «le attività di gestione e di supporto gon- fiate» e «instillando disciplina e re- sponsabilità in tutto il sistema delle Nazioni Unite». Ad alleggerire il clima non ha certo contribuito l’uscita di Trump - mai confermata ma nemmeno smen- tita - in cui il presidente ha chia- mato Haiti, El Salvador e alcuni Paesi africani «postacci» (o me- glio, shitholes , la cui traduzione letterale è decisamente meno ele- gante di quella usata qui). Ma la pietra tombale sull’aiuto allo svi- luppo è la decisione di tagliare quasi del 30% le risorse per Dipar- timento di stato e Agenzia per lo sviluppo internazionale (Usaid), che sono appunto i principali enti dell’amministrazione statunitense attivi nella cooperazione. MAGGIO2018 MC 67 Le richieste di Trump e la reazione del Congresso Gli Stati Uniti sono il più grande donatore mondiale di aiuto pub- blico allo sviluppo in termini asso- luti, con quasi 34 miliardi di dollari su 143 del totale dei Paesi mem- bri dell’Ocse (dati 2016). Come percentuale sul reddito nazionale lordo, tuttavia, l’aiuto statuni- tense è pari allo 0,18%, meno dell’Italia (0,26%) e molto meno del paese più virtuoso, la Norve- gia, che investe in aiuto pubblico allo sviluppo l’1,11%, cioè anche più di quello 0,7% che sarebbe la soglia fissata nel 1970 dalle Na- zioni Unite come obiettivo al quale tutti gli stati donatori do- vrebbero tendere @ . Sugli oltre 4 mila miliardi del bi- lancio federale, spiega George In- gram del centro di ricerca Brookings , la quota riservata al- l’aiuto estero è pari all’1% @ . In media, gli americani erronea- mente pensano che quella quota arrivi addirittura al 25% anche se, puntualizza sempre la Brookings , la ragione dell’equivoco è in gran parte da ricercarsi nel fatto che © AFP PHOTO / ASHRAF SHAZLY • Cooperazione | Usaid | Trump | Brexit | Cooperazione e politica | Sviluppo • In queste pagine : foto simboliche delle attività di Usaid, l’agenzia degli Stati Uniti per gli aiuti ai paesi stranieri. Qui a sinistra : nel campo profughi di Diffa in Niger. | Qui : nave nel porto di Port Su- dan per aiuti al Sud Sudan. | Pagine se- guenti, da sinistra : pozzo a Dolo, Darfur, nel Sud Sudan. | Aiuti a Haiti durante il terremoto del 2010. #

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