Missioni Consolata - Maggio 2018
MAGGIO2018 MC 55 MC A metri lungo il perimetro c’è ancora una semplice staccionata (proba- bilmente in attesa di essere sosti- tuita), che consente la visione. Al di là, cumuli di pezzi di tronchi dal diametro enorme. Un bulldozer sta spostando materiale di ogni di- mensione. Attività legale o illegale?, chiedo a padre Manolo. «Sicuro che è ille- gale - risponde il missionario -. O meglio: può essere che formal- mente siano imprese legali, ma quasi sempre estraggono il legno illegalmente. Mi spiego: hanno una concessione per una data zona, ma poi lavorano in un’altra». In cerca di legno prezioso?, insisto io. «Di- pende. La verità è che adesso di le- gno prezioso ne è rimasto vera- mente poco». Mentre faccio foto e filmati noto che ci stanno osservando da una baracca che funge da ufficio. Pro- babilmente la loro è soltanto curio- sità. In ogni caso, a pochi metri di di- stanza, sull’angolo, un container color verde pallido è stato adibito a stazione di polizia. Lo hanno messo su ruote, in modo che sia a mezzo metro dal terreno scon- nesso. Ci hanno ricavato alcune fi- nestrelle e una porta. Dipinto due stemmi: quello del governo di Lo- reto e quello della polizia. E una scritta rassicurante: Juntos por la Seguridad Ciudadana ! (Uniti per la sicurezza cittadina!). La porta è aperta e così ne appro- fitto per entrare. C’è una piccola scrivania, due se- die, un vecchio televisore e due brandine a castello. E soprattutto ci sono due giovanissimi poliziotti che stanno ascoltando musica dal cellulare. Appena mi vedono, ab- bassano il volume e si mettono in testa il cappellino d’ordinanza. I due mi accolgono calorosamente, nonostante abbia una telecamera in mano. Mi dicono che sono aperti 24 ore e che intervengono principalmente per casi di violenza familiare e furti. Chiedo della droga di cui una serie di battelli di medie di- mensioni (50-100 tonnellate), al- l’apparenza tutti piuttosto scalci- nati, ma che raggiungono quasi ogni angolo dell’Amazzonia peru- viana. Il porto di Masusa funziona per merci e passeggeri. Oggi c’è poca gente perché è do- menica. Tuttavia, ci sono alcuni ca- mion che caricano o scaricano mercanzia. «Arriva soprattutto frutta e viene imbarcato soprattutto riso per le comunità dell’interno. E natural- mente arriva la droga. Da qui par- tono anche le persone vittime di tratta per andare verso Lima o la costa dove saranno impiegate nella prostituzione o in lavori ille- gali. Ci sono sia maschi che fem- mine e moltissimi di loro sono mi- norenni. È facile cadere nella tratta di persone. Se sei un ragazzo che vive in una famiglia povera e ti of- frono un lavoro in un altro posto, alla fine decidi di partire». Lasciamo il porto per entrare nel- l’adiacente mercato di Masusa. È una struttura riparata da una tet- toia dove si vendono prodotti ali- mentari. Sui tavolacci in legno è ri- masto poco o nulla perché l’ora è tarda. Su uno ci sono mucchi di zampe di gallina, su un altro razzo- lano alcuni pulcini. Usciamo da una porta laterale del mercato per trovarci in un vicolo di sassi e rifiuti. I due missionari deb- bono fare visita a un’anziana ma- lata. Abita sotto una palafitta, una A destra : padre Miguel Ángel Cadenas, mis- sionario agostiniano, davanti a un locale della sua parrocchia utilizzato per ospitare corsi professionali, a Punchana, distretto di Iquitos. tutta l’Amazzonia peruviana è grande produttrice. «Sì - confer- mano i poliziotti -, c’è spaccio di pa- sta basica di cocaina. Sono coinvolti molti minori. Una dose costa un sol (25 centesimi di euro, ndr )». Li ringrazio e raggiungo di nuovo le mie guide. Uno dei due poliziotti ci raggiunge però dopo pochi secondi per chiederci se vogliamo essere ac- compagnati nel nostro percorso. «No, grazie. Non c’è bisogno», ri- spondono i missionari. Questa non è una zona frequentata da stranieri, ma i due padri sono conosciuti an- che perché qui c’è una delle quattro cappelle della loro parrocchia. L’insediamento di Santa Rosa è triste e squallido come il precedente con la differenza che è tagliato in due da una via sterrata, usata da qualche veicolo delle segherie. La strada pro- segue per qualche centinaio di metri fino a raggiungere il punto dove il rio Itaya sbocca nell’Amazonas. Sulla spiaggia che guarda i due fiumi da una parte c’è una catasta di enormi tronchi d’albero, dall’altra una mon- tagna illegale di rifiuti e davanti a questa, tra l’acqua e la terraferma, un cimitero di vecchi battelli arruggi- niti. Giriamo a destra seguendo l’A- mazonas e, dopo poche decine di metri, giungiamo al porto di Masusa, conosciuto anche con il nome di puerto Silfo Alvan del Castillo . I battelli amazzonici I cancelli sono aperti e non c’è alcun controllo. Sulla riva sono ormeggiati #
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