Missioni Consolata - Maggio 2018

«“Noi dobbiamo dimostrare ai cristiani chi siamo”, dicevano nelle moschee. Ma gli unici cristiani in So- malia erano le nostre sorelle», ricorda suor Renata. Una presenza che continua Un fatto importante è che la scuola per infermieri fondata e organizzata da suor Leonella è ancora funzionante. «Il livello è un po’ sceso, ma continua a formare giovani», assicura la postulatrice. «È ge- stita oggi da ragazzi e ragazze che suor Leonella ha formato e fatto crescere. Lei aveva questo ap- proccio: formare le persone locali affinché pren- dano in mano le opere». Una visione lungimirante dunque, che non si ferma al tempo di una presenza esterna, ma vuole gettare radici profonde. Perché il martirio Suor Simona Brambilla, superiora delle Missiona- rie della Consolata, ricorda così la beata: «Rivisi- tare il percorso di suor Leonella fino al suo marti- rio e oltre, significa venire a contatto col mistero della vita di una persona amata e amante. Signi- fica affacciarsi su una vita che è porta tra cielo e terra, tra grande e piccolo. Significa essere am- messe a varcare, con trepidazione e gratitudine, una soglia sacra, una porta di Dio. Questo è il senso del nostro celebrare suor Leonella: cele- brare un mistero di amore e dolore, di vita e di morte, intrecciate in un sacro, fecondissimo ab- braccio; celebrare la consegna totale di Leonella al suo sposo, ma anche di Dio alla sua sposa. Così, suor Leonella consegnava la sua vita: “La tua vita, il tuo amore, il tuo sangue... riceva la mia vita, il mio amore, il mio sangue… mi sento po- vera, incapace, accoglimi ugualmente, sono certa del tuo amore e della tua accoglienza”». Chiediamo a suor Renata i suoi sentimenti sulla beatificazione: «Sono molto felice perché io ci credo a questo martirio. Non è stato un incidente. Suor Leonella si è preparata a questo evento, per tutta la vita. Nel cuore ha sempre avuto un’ade- sione costante al Signore, anche con alti e bassi come ognuno di noi. Era una persona molto radi- cale, nelle sue scelte». Il governo italiano di allora a non ha fatto nulla per scoprire la verità sull’as- sassinio della connazionale. Il ministro degli Esteri era Massimo D’Alema. Ricorda suor Re- nata: «Non fecero assolutamente niente. All’inizio dell’inchiesta ecclesiastica, avevo tentato an- dando alla Farnesina, ma mi hanno detto: “È me- glio che non indaghi, è meglio non esporsi”. Inol- tre non c’è stato nessun processo in loco. Ab- biamo accolto questo fatto con dispiacere, ma non c’è stato alcun intervento da parte ufficiale». Le spoglie di suor Leonella sono portate a Nairobi, dove il 21 settembre 2006, viene celebrato il fune- rale alla presenza di tantissima gente, autorità, missionarie e missionari, operatori dell’Ong, amici. «Suor Leonella è morta inseguendo la visione di una Somalia stabile e pacifica - dice monsignor Giorgio Bertin durante l’omelia per il suo fune- rale 2 . «Lei era convinta che una nuova Somalia, guarita dal flagello della guerra civile è possibile. […] La sua vita, il suo sorriso e la sua innocenza ci dicono che un mondo nuovo è possibile, una nuova Somalia è possibile. Lei fu ispirata dalla convin- zione che il nuovo mondo che Gesù è venuto ad annunciare è già cominciato qui sulla Terra. E non è una coincidenza che morì insieme a un uomo musulmano. […] Vivere insieme, nonostante le differenze, richiede la conversione del cuore, speranza, determinazione e perseveranza». Marco Bello Note (1) «Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava». (2) Agenzia Cisa, 21 settembre 2006. 46 MC MAGGIO2018 D A sinistra : suor Leonella con suor Gabriella Bono, allora superiora generale delle missionarie, nella scuola per infermieri. | Sotto : la bara di suor Leonella portata dalle consorelle prima di essere se- polta nel cimitero del Nazareth Hospital vicino a Nairobi. D © Gigi Anataloni © Missionarie della Consolata

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=