Missioni Consolata - Maggio 2018

44 MC MAGGIO2018 D non si formavano infermieri e medici in Somalia». Ma il paese è allo sbando e il fondamentalismo musulmano ha oramai preso piede e ogni attività condotta da stranieri, per di più cristiani, è guar- data con sospetto. Continua suor Renata nel suo scritto: «In Somalia, al di là della fatica, le sfide erano molteplici su tutti i fronti: anzitutto, il me- todo formativo di suor Leonella doveva essere adeguato alla nuova situazione di insegnamento come esigevano le autorità civili. Era, inoltre, indi- spensabile una formazione integrale che servisse a far crescere i giovani umanamente, in modo da poter servire meglio la vita fragile e ferita dei ma- lati. Come proporre, però, i valori su cui lei aveva sempre fatto leva, in un ambiente musulmano? Si dovevano ricercare elementi comuni tra cristiane- simo e islam. Era necessario dimostrare che le no- zioni scientifiche che lei promulgava non erano contro il Corano. Bisognava convincere i ragazzi, e l’ambiente in generale, che lei non faceva proseliti- smo, anzi, che rispettava e valorizzava il dialogo interreligioso. Eppure c’era chi non ci credeva e pensava che suor Leonella usasse la scuola per convincere i giovani a farsi cristiani». Una presenza costante Le missionarie della Consolata erano arrivate in Somalia nel 1924, inviate, in quel tempo, dal fonda- tore Giuseppe Allamano in persona, che aveva detto al primo gruppo: «Partite, andate tra musul- mani; sarà un campo duro, arido, non importa, la- vorate, seminate, non aspettate frutti per cinquan- t’anni, poi il seme frutterà». Da allora c’era sempre stata una presenza costante, divenuta l’unica cat- tolica ufficiale. Ma nel 1991, a causa della guerra, le religiose hanno dovuto ridurre drasticamente le attività. Vi è rimasto un piccolo gruppo, di quattro, talvolta cinque sorelle, che lavorano come volonta- rie all’ospedale Sos Kinderdorf International , Ong presente nel paese dal 1983, che opera in favore dei bimbi senza famiglia o in difficoltà. «Una presenza che la Santa Sede di chiedeva di mantenere», spiega suor Renata. L’assassinio di suor Leonella e della sua guardia del corpo spezza questa continuità. «Noi saremmo rimaste - ci racconta suor Renata - ma l’Ong ci im- pose di andare via. Il giorno stesso del viaggio della salma di suor Leonella a Nairobi, le nostre sorelle dovettero partire. E non siamo mai più tor- nate. Tuttavia diciamo che per noi la Somalia non è “chiusa”, ma “sospesa”; ci fosse uno spiraglio di luce potremmo eventualmente tornare». Quando è arrivata in Somalia suor Leonella non c’erano scuole per infermieri in tutto il paese. Lei ne ha creata una di buon livello e riconosciuta dal- l’Oms sia per ragazzi che ragazze. «Inoltre lei era simpatica, gioviale, capace di farsi voler bene. I giovani, i suoi allievi la adoravano. E anche questo era mal visto, perché i radicali musul- mani dicevano che convertiva i ragazzi al cristiane- simo. Era una novità formare anche le ragazze. Di fatto si dava una speranza a questa gioventù, ma questo non è piaciuto ai fondamentalisti islamici perché formare i giovani è, per loro, un rischio». Con tutta probabilità è questo il motivo per cui è entrata nel mirino di qualche gruppo islamista. Pressioni e intimidazioni «In quel paese non era permessa l’evangelizza- zione, si poteva solo testimoniare il Vangelo con la vita. La Somalia era, ed è, per il 99.99% musulmana con forze interne tendenti all’estremismo islamico. Vi erano manifestazioni frequenti e reazioni impre- viste e violente nei confronti dei pochi cristiani, e questi erano costretti a visitare le suore di nascosto perché avevano molta paura di venire scoperti. I fondamentalisti cercavano, con tutti i mezzi, di for- zare le sorelle, quattro in tutto, ad abbracciare la loro fede. Suor Marzia Feurra (superiora della co- munità, oggi in missione a Gibuti, ndr ) più volte fu assediata dai fondamentalisti perché diventasse musulmana: non potevano accettare che la loro gente fosse curata e aiutata da cristiani. © Gigi Anataloni Sopra : suor Gianna Irene Peano con due allive infermiere nelle corsie dell’ospedale del Sos. | In basso : suor Leonella in una foto del 1997, quando, ancora superiora delle missionarie in Kenya, riceve una donazione dai Consolata Friends di Nairobi. D © Missionarie della Consolata

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