Missioni Consolata - Maggio 2018

MAGGIO2018 MC 43 D zione e realizzato un’inchiesta diocesana appro- fondita, ascoltando molti testimoni. Il presidente della commissione d’inchiesta era monsignor Giorgio Bertin, vescovo di Gibuti e amministra- tore apostolico della Somalia. I risultati ci hanno dato ragione e papa Francesco ha emesso il de- creto di beatificazione lo scorso 8 novembre». Infermiera e formatrice Giunta in Kenya nel 1970, infermiera, lavora nel Consolata Hospital a Mathari, Nyeri e al Nazareth Hospital in Kiambu nei pressi di Nairobi. Si ri- mette poi a studiare ottenendo due diplomi di li- vello universitario e diventando formatrice di in- fermieri. Un passaggio fondamentale della sua esistenza. «Il lavoro in ambito sanitario le fece, ben presto, capire quanto fosse fondamentale pre- parare personale qualificato che, poco per volta, potesse assumere i ruoli fino allora portati avanti dalle suore. Per fare questo, era necessario isti- tuire delle scuole per infermieri. Suor Leonella so- gnava in grande: non si sarebbe mai accontentata di qualsiasi risultato, voleva raggiungere alti livelli di qualità. Non era facile, oggettivamente, seb- bene fosse entusiasta e capace, alle volte doveva piegarsi di fronte alla difficoltà o impossibilità», scrive suor Renata in un documento sulla vita della beata. «Assunta la direzione della scuola per infermieri a Nkubu, nel Meru (Kenya), una delle sue prime preoccupazioni fu quella di conciliare le regole con la formazione: era infatti chiara per lei l’esigenza di un sistema di insegnamento che in- cludesse una formazione integrale dei giovani. Era proprio il suo punto fermo, ci teneva che gli studenti crescessero umanamente e spiritual- mente, che diventassero dei professionisti compe- tenti, ma anche degli operatori sanitari con un cuore accogliente, al servizio della persona che avevano davanti». La superiora col sorriso Dal 1993 al 1999 è superiora regionale delle mis- sionarie della Consolata in Kenya, rieletta per due mandati consecutivi. È molto amata, per il suo sorriso accogliente e per un cuore grande. Du- rante le visite come superiora spesso cita l’Alla- mano: «Bisogna avere tanta carità da dare la vita. Noi missionari siamo votati a dare la vita per la missione». Scrive su una circolare per le consorelle del Kenya: «Noi, sia individualmente, che come comu- nità, dobbiamo renderci disponibili al processo dell’incarnazione del Figlio in noi per poter essere la consolazione del Padre. Cosa significa questo in pratica? Significa accogliere che il Figlio sia libero in ciascuna di noi, in me, libero di perdonare at- traverso la mia persona a chi mi reca offesa, li- bero di spezzare il pane della bontà, della com- prensione nella comunità, libero di farmi percor- rere l’itinerario che il Padre ha fatto fare a lui, con le scelte che il Padre indica. […] Libero di amare attraverso di me con l’amore più grande, l’amore che va fino alla fine, che è più forte dell’odio e del- l’inferno, nella verità, nella pratica di ogni giorno e di ogni momento». Una scuola per la Somalia Nel 2001 viene chiamata in Somalia, per fondare una scuola per infermieri sul modello di quella che ha diretto in Kenya. Il paese ha già vissuto 10 anni di guerra. «L'ospe- dale Sos era l’unica struttura sanitaria di Mogadi- scio che lavorasse in ambito pediatrico a titolo gratuito. Era stata questa Ong ( Kinderdorf Inter- national ) a progettare la scuola per infermieri e a coinvolgere le missionarie della Consolata nella partecipazione e realizzazione del Somali Registe- red Community Nursing », scrive suor Renata. «La gente la voleva fortemente: erano dieci anni che Qui a sinistra : suor Leo- nella durante la cerimo- nia di consegna dei di- plomi al primo gruppo di infermieri che hanno terminato il corso nel 2006. In basso a sinistra : Anna- lena Tonelli, uccisa a Bo- rama, nel Somaliland, dove dirigeva un centro per malati di tuberco- losi. D © Missionarie della Consolata

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