Missioni Consolata - Maggio 2018

42 MC MAGGIO2018 D Q uattro omicidi. Quattro italiani. Tanti so- spetti. Mons. Salvatore Colombo, Anna- lena Tonelli, Ilaria Alpi e Miran Hrovatin sono le vittime di quattro casi che colle- gano in modo misterioso e drammatico l’Italia alla Somalia. Monsignor Salvatore Colombo Quella di mons. Salvatore Colombo è una storia di- menticata. Vescovo di Mogadiscio, viene assassi- nato il 9 luglio 1989. L’assassino è rimasto senza nome né volto, e non si sa perché abbia ucciso il prelato e se, dietro quell’omicidio, ci fossero man- danti eccellenti. È stato il regime a ucciderlo? Op- pure c’erano altri interessi? Una possibile pista, ri- costruita da «Avvenire», potrebbe essere quella delle tante ombre della cooperazione italiana in Somalia. Un ex agente dei servizi segreti italiani Aldo Anghessa è perentorio: «Monsignor Colombo era contro la Giza, cioè una delle maggiori imprese italiane in affari con il regime di Barre». Questo lo portò a scontrarsi contro i poteri forti di Mogadi- scio. Il vescovo inoltre si rifiutava di distribuire gli aiuti della Caritas come chiedeva Barre, che pre- tendeva andassero a chi diceva lui. Anche questo potrebbe avergli attirato le ire del dittatore so- malo. Nessuno ha mai indagato. E oggi, dopo la di- struzione della cattedrale di Mogadiscio e dei suoi archivi, ricostruire la vicenda e risalire ai colpevoli è diventato impossibile. Su di lui si può leggere: Massimiliano Taroni. Mons. Salvatore Colombo, vescovo dei poveri e martire della carità , Ed. Velar, 2009. Annalena Tonelli Anche il caso di Annalena Tonelli rimane (in parte) irrisolto. Forlivese, laureata in legge a Bologna, si trasferisce a Nairobi a 26 anni come missionaria laica. Da quel momento non lascia più l’Africa e la- vora per aiutare poveri e ammalati. «Il mio primo amore - dirà - furono i malati di Tbc, la gente più abbandonata, più respinta, più rifiutata». La To- nelli studia una cura per guarire la Tbc in sei mesi contro i 12 o i 18 necessari fino ad allora, ma gli ammalati devono rimanere nel luogo di cura, non a casa. Lei mangia pochissimo, dorme quattro ore a notte, possiede due tuniche e uno scialle e si concede solo, ogni tanto, un po’ di caffè. Di fronte all’emergenza Aids, inizia a occuparsi anche dei malati colpiti da quel virus. Si attira le invidie dei capi locali. Alcuni di essi organizzano manifesta- zioni contro di lei perché «accoglie i malati di Aids e contagia una comunità di puri». La accusano poi ingiustamente di prendere i contratti dell’Onu senza coinvolgerli e consultarli. Nonostante i ten- tativi di riappacificazione, le tensioni rimangono. Il 5 ottobre 2003, Annalena viene uccisa con un colpo di fucile nel suo ospedale di Borama, in So- maliland. Ilaria Alpi e Miran Hrovatin Oscuri anche i motivi della morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, giornalista e cineoperatore della Rai, freddati il 20 marzo 1994 a Mogadiscio. Da al- lora processi, commissioni parlamentari e inchie- ste giornalistiche non sono riusciti a fare chiarezza sulla vicenda. Ciò che si sa è che i due giornalisti del Tg3 erano in Somalia per seguire il ritorno in patria del contingente italiano inviato in missione di pace nel Corno d’Africa. La Alpi però stava inda- gando su un traffico di armi e rifiuti tossici che co- involgeva «i signori della guerra» locali e navi pro- venienti dall’Italia. Nel caso si mescolano interessi italiani e somali, depistaggi. Le note del Sismi (ser- vizi segreti italiani) del 1994 confermano i risultati di molte inchieste giornalistiche svolte negli anni: «Ilaria Alpi è stata uccisa perché indagava su un traffico di rifiuti e armi. I mandanti vanno ricercati tra militari somali e cooperazione». Sono passati ormai 24 anni e ricostruire una verità giudiziaria è sempre più complesso. Non rimane che tessere le fila di un contesto politico e militare per ottenere almeno una verità storica. Enrico Casale Gli italiani uccisi in Somalia TERRA DELL’IMPUNITÀ © Af A Tonelli

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