Missioni Consolata - Maggio 2018
turche in Somalia ammontavano a 5,1 milioni di dol- lari, nel 2016 a 123 milioni. Nel giro di sei anni la Turchia è passata dal 20° al 5° posto tra i principali esportatori in Somalia. E l’Italia? L’impegno turco supera ormai di gran lunga quello dell’Italia, ex potenza coloniale che, fino alla caduta di Siad Barre, ha avuto un solido rap- porto con la Somalia. Attualmente, secondo quanto riporta il quotidiano finanziario «Il Sole 24 Ore» (del 18/01/2018, ndr ) dei 165 milioni stanziati da Roma il 21 dicembre 2017 per la cooperazione internazionale, 13 sono destinati a cinque progetti che verranno realizzati in Somalia. Il primo pre- vede lo stanziamento di 3,7 milioni di euro al Fondo fiduciario delle Nazioni unite che pro- muove iniziative per il consolidamento dello stato di diritto in Somalia. In questo contesto, per esempio, «è prevista la ristrutturazione dell’edifi- cio della Corte suprema e la costruzione della pri- gione dello stato regionale di Galmudug per mi- gliorare le condizioni delle struttura nazionale giudiziaria». «Il secondo progetto stanzia 3,2 mi- lioni di euro per finanziare il programma Farms Ifad e, in particolare, per migliorare in modo so- stenibile la sicurezza alimentare della comunità del Puntland», con particolare attenzione agli sfollati. «Il terzo progetto contribuisce ad affron- tare le sfide legate alla ricostruzione e allo svi- luppo infrastrutturale della Somalia distrutte dal conflitto. E lo fa con uno stanziamento di un mi- lione di euro a favore del Somalia Infrastructure Trust Fund della Banca africana di sviluppo. Il quarto progetto stanzia tre milioni per lo sviluppo di filiere produttive agro tecnologiche nelle re- gioni centrali e meridionali del paese». L’ultimo progetto, due milioni di euro, andrà ad «agevolare e sostenere gli sforzi del governo somalo e delle autorità regionali nella lotta alla disoccupazione e contribuire così alla stabilizzazione della regione del Corno d’Africa». I fondamentalisti Nonostante questi sforzi in campo politico, militare ed economico, continua nel paese la forte instabilità. Al Shabaab non controlla più le grandi città co- MAGGIO2018 MC 39 D stiere, ma ha comunque una solida presenza nelle province dell’entroterra. Governata a lungo da Abdi aw-Mohamed, alias Godane (ucciso da un bombar- damento Usa nel 2014), nel 2015 la milizia islamica è stata scossa da faide interne che sembravano averne minato la solidità e la capacità operativa. In quei giorni si pensava che i jihadisti fossero stati sconfitti e che si potesse, in qualche modo, riportare la pace in Somalia. Sotto la direzione di Abu Ubai- dah però le formazioni islamiche hanno ripreso la loro compattezza e sono tornate ad organizzare at- tacchi contro le forze dell’Amisom, le ambasciate, i luoghi frequentati da stranieri. A fianco di al Shabaab, hanno preso vita anche al- cune cellule legate allo Stato islamico. Guidate da Abdulqadr Mumin, ex predicatore in Gran Breta- gna e Svezia, per il momento hanno piccole di- mensioni, ma si sono dimostrate capaci di unire i clan e i sub-clan più piccoli e da sempre esclusi dalla politica somala. Di esse fanno parte, oltre agli ex militanti di al Shabaab delusi, anche mili- ziani stranieri provenienti dal Medio Oriente dopo la sconfitta dell’Isis in Iraq, Libia e Siria. «Sì, l’Isis è presente in Somalia - conferma mons. Giorgio Bertin -. Anche la stampa locale ne ha parlato. Le cellule avrebbero base soprattutto nel Puntland, la regione semiautonoma». La presenza dei miliziani di al Baghdadi desta preoccupazione perché in un video reso pubblico a dicembre i jiha- disti invitano a «dare la caccia» ai non credenti e ad attaccare le chiese e i mercati. Gli Usa hanno lanciato raid con droni partiti dalle basi in Etio- pia, contro gli affiliati dell’Isis facendo numerose vittime. Ma gli attentati da parte degli islamici conti- nuano, soprattutto a Mogadiscio, la capitale. Ba- sta ricordare l’attacco del 14 ottobre 2017, uno dei più sanguinosi degli ultimi anni, con oltre 300 vit- time. «Gli attacchi sono numerosi - afferma mons. Bertin -. Per la popolazione locale la situazione è meno drammatica. Lo è soprattutto per gli stra- nieri che vedono colpiti i loro luoghi di ritrovo e per questo motivo hanno bisogno di protezione. Quello che è auspicabile è che la popolazione si ri- belli a questi attentati e che sia sempre più unita alle forze di sicurezza, e a quelli che cercano di ri- portare un po’ di legge e ordine in Somalia». Enrico Casale © AU- ST/Tobin Jones Copertina : Dopo l’autobomba del 23 febbraio 2018 davanti all’hotel Doorbin. A pag.36 : rovine della cattedrale di Mogadiscio, costruita al tempo della presenza dei missionari della Consolata e consacrata il 1° marzo1928. Ora è rifu- gio di disperati e senza casa. Pag. 37 : Jazera Beach a Mogadiscio. In queste pagine, dall’alto : sospetti com- battenti di Al Shabaab; membri della Somalia’s National Intelligence Security Agency in Baidoa; quello che resta di uno degli alberghi più famosi di Mogadiscio, l’hotel Al-Huruba. D
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