Missioni Consolata - Maggio 2018

Le tenebre, proprie dell’abisso sono spettatrici e non opposizione a Dio. Da «signore», egli «cova» come una chioccia le acque della vita. Nell’attesa, tra desolazione, morte e oscurità che nulla pro- mettono di buono, all’improvviso, potente e riso- luta, scoppia la «Parola» che in un baleno fa giusti- zia di abisso, tenebre e deserto: « Disse Dio ». È la frase principale, da cui dipende tutto quello che precede e che dà inizio alla serie di dieci «disse» martellanti. Subito la Parola diventa Luce e la luce diventa un fatto : «La luce fu». La Parola di Dio non è mai inefficace perché realizza sempre quello che dice. All’ordine di Dio corrisponde subito l’esecu- zione: Sia/Fu . Pregare la Parola Prima di qualsiasi cosa, azione, decisione, esecu- zione, occorre vedere «il principio» che è all’inizio del versetto: su quale «principio» si fonda la vita di me credente, cittadino, padre, figlio, maestro, mi- nistro, monaco, monaca, giovane, vecchio? Op- pure navigo a vista tra abissi e tenebre e deserti senza una bussola o un progetto? Se dovessi chia- mare per nome il progetto della mia vita, come lo enuncerei con una parola? In Dio la parola è fatto: c’è sempre corrispondenza tra desiderio e realtà , tra aspirazione e realizzazione e in me? Tollero forse uno spazio ambiguo e anonimo tra tenebre e luce, dove vado a rifugiarmi? Oppure ambisco la luce come esplosione del pensiero, degli affetti, delle relazioni, dell’agire? La mia parola è sempre univoca o la manipolo a seconda delle circostanze e delle convenienze. In questo contesto cosa signi- fica per me: imitare Dio? «Ininterrottamente» Ci chiediamo: perché pregare? Paolo supplica i Tes- salonicesi di «pregare ininterrottamente, in ogni cosa fate eucaristia (= rendete grazie): questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi» (1Ts 5,17-18). Comprendo che Paolo pone sullo stesso piano preghiera, eucaristia, volontà di Dio e Gesù Cri- sto ? Da ciò si deduce che pregare vuol dire imparare a fare della vita un’eucaristia se vogliamo vivere la volontà di alleanza del Padre che ha il volto di Gesù. Ciò avviene giorno per giorno, ora dopo ora, passo dopo passo e deve durare tutta la vita. Pregare è imparare a capire la volontà di Dio che è il regno suo esteso a tutti, vivendo le relazioni con ogni essere umano sulla filigrana della vita di Gesù. Qui espres- samente si descrive la preghiera come «stato per- manente» e non come serie di «momenti» spezzati: la vita non è a singhiozzo, perché il respiro è co- stante, continuo, incessante, non a spizzichi e boc- coni. Se respirassimo in maniera sincopata mori- remmo. Se preghiamo ogni tanto (prego al mattino, prego alla sera), vuol dire che nel frattempo siamo fuori della volontà di salvezza del Padre. In mare col fantasma Occorre imparare la disponibilità orante per essere sempre in «stato di preghiera», come Gesù nel brano di Matteo che preghiamo ora. Nel prossimo numero di MC ricaveremo alcune direttive per im- parare a pregare meglio. Dal Vangelo di Matteo 14,22-33: [Dopo che la folla ebbe mangiato], 22 e subito Gesù co- strinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva , finché non avesse congedato la folla . 23 Congedata la folla , salì sul monte , in disparte, a pre- gare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo. 24 La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. 25 Sul fi- nire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. 26 Vedendolo camminare sul mare, i discepoli fu- rono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. 27 Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Co- raggio, Io-Sono , non abbiate paura!». 28 Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». 29 Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. 30 Ma, vedendo che il vento era forte, s’im- paurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, sal- vami!». 31 E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». 32 Appena saliti sulla barca, il vento cessò. 33 Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!». Il brano inizia in modo inconsueto per Matteo che qui mantiene un’espressione tipica di Marco: «e su- bito», quasi a volere dare immediatezza a quanto sta accadendo, coinvolgendo nell’azione il lettore. L’avverbio di tempo lega il racconto precedente (Gesù sfama la folla) al seguente (Gesù allontana i discepoli e resta solo) e ci trasporta come per ma- gia da un contesto di massa a uno di solitudine e preghiera. Solo due volte Matteo presenta Gesù in 32 MC MAGGIO2018 Insegnaci a pregare © Gigi Anataloni

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